One Direction, di Malik in peggio

26 Marzo 2015 di Stefano Olivari

L’addio di Zayn Malik agli One Direction lascia indifferente soltanto chi pensa che la musica si sia fermata a 30 anni fa (per la cronaca, siamo appena stati al concerto degli Alan Parsons Project…), ma per milioni di ragazzi in tutto il mondo è una piccola tragedia. Certo, le bolle finanziarie, le guerre di religione, le strategie dei fittiani, il nuovo film di Nanni Moretti… tutte cose più importanti, ma non quando hai 15 anni. Zayn ha spiegato di sentirsi stressato, che l’esperienza con gli One Direction è durata fin troppo a lungo, che gli dispiace di avere deluso i fan, eccetera: insomma, le solite scuse di quando uno si prepara una carriera da solista, giudicando esaurito il ciclo del suo gruppo. Magari Zayn non conosce la storia di Riccardo Fogli… Meno credibile il cantante è quando dice di voler essere un ragazzo normale. Chi mai vorrebbe essere un ragazzo come tutti gli altri? Comunque non volevamo dire questo, ma che il fenomeno One Direction al di là dei gusti musicali (personalmente li troviamo ascoltabili, ma molto inferiori alle migliori boy band dei Novanta tipo Take That o East 17) e del loro grandissimo, per i critici musicali in giacca di velluto che ‘Signora mia, il vinile era un’altra cosa’, peccato originale (sono diventati famosi grazie a XFactor), è impressionante. Sia per quanto riguarda i guadagni, perché diventare nel 2015 la boy band più ricca di sempre è più difficile che esserlo diventati nel 1995, che per quanto riguarda discorsi origliati per le strade e l’osservazione quotidiana di magliette, spille, diari, addirittura anche delle librerie. Nelle tristi sezioni ‘Spettacoli’, infatti, piene di volumi impolverati su Bob Dylan o sui Beatles, abbiamo visto sfogliare (comprare mai, questo è troppo) soltanto opere sugli One Direction, addirittura anche sui singoli (in particolare una biografia di Niall). Con Zayn il gruppo non è che perda un fenomeno del canto, anche se la sua voce è la più riconoscibile delle cinque, o della scrittura musicale (vale anche per gli ex compagni: quasi nessuna delle canzoni decenti è stata scritta da loro), ma dal punto vista del marketing un componente musulmano di una boy band, con l’atteggiamento un po’ da James Dean dei poveri, era una vera genialata oltre che un messaggio molto positivo. Adesso il bivio, da una parte Robbie Williams e dall’altra Marina Occhiena.

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