Italica, una casa editrice uscita dal gruppo

16 Marzo 2015 di Fabrizio Provera

Siamo tutti figli di Jack Frusciante, editorialmente parlando. Ma non delle millanta riedizioni (una ogni anno, risulta) di Baldini & Castoldi, bensì della primigenia versione semi carbonara di Transeuropa. L’incipit del romanzo che diede fama e successo all’allora ventenne Enrico Brizzi – correva il 1994, lo scrittore nasce invece a Bologna nel 1974 – lo ricordiamo ancora. Fulminante, travolgente, un colpo nello stomaco di potenza narrativa ed evocativa. Persi come siamo nella saggistica e nella narrativa indiscreta (quindi passiamo da Evola e Nietzsche alle guide ai ristoranti fuori dai caselli autostradali), avevamo smarrito le tante evoluzioni editoriali di Brizzi. Finché ci siamo imbattuti in Italica Edizioni (www.italicaedizioni.it), casa editrice nata nel 2011 nell’indiscretissima San Lazzaro di Savena, su iniziativa di Brizzi, di Samuele Zamuner e di un manipolo eterodosso ed eccentrico, che stimola assai quella minoranza assai sparuta che in Italia sono i lettori di libri, dei quali non conosciamo le statistiche esatte ma che non sono esattamente travolgenti come gli eterni incodati nel tratto autostradale tra Pero e Cormano, la periferia più periferica che esista.

Italica ha piazzato un colpo straordinario editando Vale Tutto, lo straordinario calembour di storie su pallacanestro e dintorni scritto da Lorenzo Sani, di cui vi abbiamo già parlato e che sta impetuosamente crescendo nelle vendite. Scontato, trattandosi di capolavoro del quale gli Indiscreti (gente che, a sentire il Direttore, legge in un mese più dell’italiano medio in tutta la sua vita: non che ci voglia tanto…) sono già stati resi edotti. Ma è l’intera anche se non sterminata produzione editoriale di Italica, poco più di dieci titoli in catalogo, ad averci attirato e meritato la palma di editore più Indiscreto d’Italia dopo l’editore di Indiscreto stesso.

I titoli sono una specie di Disneyland editoriale, per chi frequenta queste pagine virtuali: si va dalla biografia di Gus Binelli (“Il gigante di Basket City”) a “Fatevi Fottere”, quella di Giorgio Canali, nome di culto antico e accettato nel mondo della scena indie rock. Si passa da “I Pionieri del Ciclismo” (Luigi Ganna, Eberardo Pavesi e Carlo Galetti, roba che manco Simone Basso…) alla storia di Costante Girardengo. Si transita da “Mio Cuggino”, raccolta di leggende metropolitane (titolo stupendo, che fa il verso alla mistica canzone di Elio e le Storie Tese), a “Siamo Solo Io”, interessante indagine sugli ultimi 3 anni di Vasco Rossi, quelli dei ricoveri e delle voci incontrollate sulla salute del nostro più grande rocker.

Ma è l’ultimo titolo partorito dalla fervida vena creativa degli Italici che c’ha fatto versare lacrime nostalgiche, di prossima recensione: “Rolling Stone, il tempio del rock a Milano“. Trattasi difatti della misticheggiante discoteca dove tutti, ne siamo certi, tutti gli Indiscreti di una certa età sono passati almeno una volta nella vita. La condivisione di cotanta weltanschaung, editoriale ed esistenziale, ci suggerisce di esplorare l’ipotesi di un gemellaggio: ne parleremo col direttore, appena avremo un po’ di tempo, siccome Manga – su Sky – sta riproponendo le serie integrali di Goldrake e Capitan Harlock, ed essendo nel 2015 rimasti un po’ indietro rispetto alla periodica visione di Sapore di Mare e Vacanze di Natale 83. Ma non appena avremo ‘espletato’, ci penseremo seriamente. Nel frattempo, voi leggete.

Fabrizio Provera, in esclusiva per Indiscreto

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