Israele o Palestina?

19 Marzo 2015 di Stefano Olivari

Le recenti elezioni in Israele hanno ribadito in maniera inequivocabile che buona parte degli elettori di centro-destra mente ai sondaggisti, sia prima del voto che dopo, alterando così non soltanto le previsioni ma anche gli exit poll da cui spesso parte il dibattito. Si vede che tutti abbiamo avuto insegnanti politicamente corretti, a cui nascondere come realmente la pensavamo pur di arrivare al sei… Ormai quasi ovunque vengono apposti dei correttivi di default, un po’ come quando si dà alle persone non puntuali un appuntamento per mezz’ora prima dell’ora prevista, ma evidentemente questo non è accaduto in Israele vista la sorpresa con cui è stata accolta la vittoria del Likud di Benjamin Netanyahu. Così in poche ore dalla vittoria dei laburisti si è passati a sdottoramenti su un governo di unità nazionale, per arrivare infine ad un esecutivo di centro-destra. Il che non significa che Israele si sia spostato a destra, perché i seggi del Likud non sono cambiati e nemmeno quelli dei partiti centristi, ma solo che le previsioni con speranza di autoavveramento sono state smentite. Istruttivo che i sondaggisti israeliani abbiano spiegato il tutto con un aumento imprevedibile dell’affluenza alle urne… Semplificando brutalmente, il voto è stato condizionato da valutazioni sulla propria sicurezza fisica ed è proprio su questo che ha picchiato Netanyahu nell’ultima settimana di campagna elettorale: nessuno dialogo (ufficiale) con Hamas e Iran, soprattutto nessuna apertura alla creazione di uno stato palestinese che invece è uno dei cardini della politica estera di Obama fra un tentativo di far scoppiare la terza guerra mondiale (in Siria c’era quasi riuscito) e l’altro. Proprio il presidente statunitense, più indeciso e condizionabile del Fitzgerald Grant di Scandal, è stato uno di quelli che ha reagito in maniera più stizzita, negando anche una diplomatica telefonata di cortesia. Il tema Palestina appassiona molti italiani, magari gli stessi che non tollererebbero una secessione del Veneto, italiani abbastanza fortunati da non vivere con la prospettiva di un missile semi-artigianale che gli arrivi in casa (poi magari la Pinotti ha nel cassetto un altro progetto Dome). Per questo il nostro Di qua o di là è di attualità (l’Israele uscito dalle elezioni è incompatibile con un eventuale stato palestinese ai suoi confini) ma anche puramente ideologico, nonostante l’esistenza di uno stato non dovrebbe in teoria essere alternativa a quella di un altro. Però non stiamo mettendo in alternativa Insubria o Valtellina e nemmeno Costa Azzurra o Provenza. Via quindi al sondaggio, senza exit poll: Israele o Palestina?

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