Il legno di Ron Artest

24 Marzo 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal parco madrileno di Valdebebas, casa, vicino all’aeroporto di Barajas, da oltre un milione di metri quadri del Real, 12 campi, 60 appartamenti per giocatori mentre Camino Sintra sta diventando una città nella città. Perché questa fuga castigliana? Per suggerire ad Ancelotti, preso nella ragnatela del Clasico calcistico spagnolo, perso a Barcellona giocando forse meglio, come dice sghignazzando Cruijff (“Una goduria giocare male e vincere”), di chiedere alla presidentessa di Cantù Cremascoli un prestito. Di che tipo? Be’, visto che i tifosi del Real hanno cercato di aggredire il gallese Bale, difeso dal furente Ramos pieno di buchi dopo la beffa al Camp Nou, gli potrebbe prestare Ronald Artest, in arte e nella nuova vita Metta World Peace, uno che non va per il sottile se deve difendere o difendersi. Avvisati tutti, soprattutto quei tifosi che cantano volentieri “Bruceremo Cantù”. Con Metta Peace, mettete da parte la pace. Quello salta in tribuna e abbatte il mondo, soprattutto se non è il suo.

Ad Ancelotti per farlo sorridere e giustificarlo, ricordandogli che è appena stato beatificato nel libro di Arrigo Sacchi che “obbligò” Berlusconi a comperare l’uomo che preferisce la coppa, l’amatissimo del barone Liedholm, anche se aveva funzionalità al 20 per cento (“Dove? – Chiese l’uomo di Fusignano al presidentone – ad una gamba? Non è niente, sarebbe grave se la funzionalità ridotta fosse quella del cervello”). Volevamo dirgli che il suo amico Bucci, nel giorno dell’investitura per l’ingresso nella casa della gloria a Roma, lo aveva già perdonato per il “bidone”, comprendendo benissimo che non era un lunedì come gli altri se nella casa blanca tutti ululavano, senza dimenticare, però, una cosa che da noi sembra sfuggire ai dirgenti che sognano la prescrizione per tutto, truffe, cattive gestioni, partite vendute, comperate: al Real hanno subito individuato gli aggressori di Bale, li hanno denunciati, dopo averli espulsi visto che erano anche soci votanti.

Via da Madrid per sentire l’effetto che fa dopo la conferma dell’accordo di Cantù con vita larga non più snella con l’uomo nato nello stato di New York al ponte delle regine il 13 novembre del 1979, segno della Bilancia, ascendente Scorpione, ma attirato pure da quello che adesso è il nuovo segno zodiacale per i nati fra novemvre e dicembre, l’ofiuco, una nuova costellazione che ci dimostra come neppure i segni zodiacali sono quelli di una volta. Hanno preso un tipo di quelli che hanno fatto davvero storia nella NBA, più in difesa che in attacco, anche se qualche zampata è diventata storica, certo come la rissa da 86 giornate di squalifica, e viene il magone pensando che forse farà fatica a capire la “magia” del Pianella, un garage come lo definiscono i fedelissimi. Comunque sia, l’effetto Artest si è già sentito: al comune di Cantù hanno deciso che l’area di via Giovani XXIII sarà destinata, finalmente, al nuovo palazzo. Quindi niente lavori per il Pianella gestito dall’ex presidente Corrado che, fra l’altro, non aveva trovato sostegni economici che potessero rendere più rapida la trasformazione della vecchia tana. Ma non soltanto questo.

Un gruppo di dieci sponsor, fra cui un cinese che vende materassi italiani in esclusiva, appassionato di basket anche perché Metta ha giocato pure là dopo l’esilio NBA, pagherà per la trasformazione della maglia di gara della Vitasnella durante i giorni della fiera del mobile: sarà color legno. Si riferisce a tutto questo la presidentessa Cremascoli, numero due federale, quando parla di scossa per l’ambiente del basket italiano che ieri si è fermato per abbracciare i nuovi ammessi alla casa della gloria ascoltando a capo chino, beh sai che effetto po’ fare su certa gente in Lega, la frase del presidente del Coni Malagò per aprire la cerimonia:” Non esiste futuro per chi non ricorda il passato”. Lei ha messo questo super carico da undici che servirà certo per animare ancora di più la sfida con Milano: basterà il Pianella? Pensando anche alle infrastrutture per trasmissioni se, per caso, dall’America arrivasse qualcuno, rinviata al 16 aprile per gli impegni europei delle due nemiche storiche.

Adesso ve la prendete per una spesa così alta, non giocherà certo per un pugno di dollari e di poltrone, dando l’impressione dell’invidia che cola come resina. Forse sì. Accadde quando arrivò McAdoo rischiando di far saltare il castello dell’Olimpia dove in estate Cappellari aveva lavorato sull’orlo del burrone per convincere i suoi “grandi” che in casa di Gianmario Gabetti non c’erano tanti soldi e la crisi incombeva. Ora la situazione a Cantù è quella che sappiamo: stagione non bella, fallimenti in serie, possibilità di agguantare i play off, partendo dal fondo, ma in generale niente di entusiasmante, costruzione della stagione su un budget dove non si poteva esagerare negli ingaggi. Comunque sia aspettiamo Metta Peace, che se non potrà giocare a Pistoia sarebbe forse pronto per l’esordio casalingo contro Capo d’Orlando che a questo punto ha il diritto di sentirsi perseguitato, anche per colpe proprie e di spettattori esagerati, dirigenti esagitati, perché, se a Sassari si è vista negare quello che ha deciso la partita contro Pesaro, a Cantù troverà il castigamatti che fa additirittura straparlare in chiave scudetto. In Cina non è accaduto.

A proposito, come si fa a stuzzicare scorpioni come quelli dell’Emporio Armani avendo una squadra che, lo sapevamo, lo sapevano, farà una fatica enorme a trovare la salvezza anche se è in vantaggio sulla Caserta abbandonata dai tifosi? Montare certe sfide, in città dove esiste passione, ma pure competenza, vuol dire fare la fine delle giacche blu del generale Custer. Quasi sempre. All’astronave lo hanno capito quasi subito, dopo il 17% iniziale nel tiro da due: non da tre, da due. Su cosa discutiamo?

Ha fatto bene Petrucci a godersi la giornata coi veterani, a brindare in casa Malagò, la sua vecchia Reggia, per i 40 punti di Gallinari, augurandosi che ne faccia altrettanti con Azzurra. Certo lui si fida del Gallo e fa bene. Il ragazzo d’oro che mastica tutto per capire e digerire meglio non ha mai avuto un dubbio sull’estate da dedicare all’Italia. Ci basta. Lui e il Datome tornato purtroppo fra i fantasmi della panchina a Boston in corsa play off, possono essere le teste di ponte per sfondare nell’europeo anomalo che noi vivremo prima a Berlino, nella speranza di esserci alle finali di Lilla dove arriveranno le qualificate di Montpellier, Zagabria e Riga, campi sparsi per dividere le troppe spese in anni di finte economie.

Certo stiamo meglio noi con i dioscuri NBA della Spagna che si è sentita messa un po’ da parte dal talentone Mirotic, ispanomontenegrino che delizia Chicago, incerto sull’estate che non sarà di basket giocato, probabilmente, per Pau Gasol e anche per Ibaka, mancanze non da poco per chi allenerà le furiette rosse, l’uomo del mistero che sarà scelto ad aprile.

Il bombazo di Cantù, sui giornali spagnoli titolano così, facendo diventare invidiosi quelli della Gazza orgasmica, ci distrae da una giornata di campionato dove l’unico successo in trasferta è stato quello scontato di Milano alla diciasettesima stazione dove le sue vittorie in serie, ma siamo seri, con baci ed abbracci della corte che, ovviamente, si va allargando. Certo l’esplosione sopra il ferro di Elegar fa sapere che, giubilato James (uno che farebbe comodo a tantissime squadre in difficoltà, certo darlo a Reggio Emilia sarebbe esagerato), ha trovato l’uomo per far sentire Sassari ancora inferiore dopo il raid di Sacchetti a Desio in coppa Italia.

Le pagelle dal campo di atterraggio dove verrà accolto Metta World Peace che gli scettici   considerano mina vagante da spettacolo per una Cantù che accetta il rischio di trovarselo alla Malpensa ancora prima di quanto fece il Cureton inutilmente inseguito da Peterson quando decise che la seconda esperienza con Milano era durata anche troppo, qualche giorno insomma.

10 Ad Anna CREMASCOLI per questo colpo di primavera, quando ancora non è proprio caldo, per l’acquisto dell’anno, anche se davanti a certi sacrifici, scelte azzardate, coraggiose, ci si domanda perché non farle prima, anche se il tipo era in Cina con Frates, ci si chiede come andrà a finire la stagione in progresso dell’Ivan Buva che è davvero l’unico nella cantera di Sacripanti ad aver fatto progressi, lavorato per migliorarsi.

9 A Giovanni MALAGO’ che invita i naviganti dello sport italiano, del CONI che dirige, ad avere rispetto per il passato, della gente che ha fatto storia nelle varie discipline. Da noi succede di rado e se ci fate caso le vendette più stupide vengono fatte, almeno nel basket, ma pure in atletica, nel volley, con quelli che erano re prima di questi padroncini di oggi.

8 A Boscia TANJEVIC che nella cerimonia al palazzo acca del CONI ha ricordato in maniera splendida Diego Pini, l’uomo che aprì la Valtellina al grande basket, che diede un priorato alla palla spicchi quando non aveva casa, salvo poi vedersi tradita dalla Nazionale per le migliori offerte del Trentino che è partito da Azzurra per darci la sua Aquila dove le cose si fanno bene e gli americani con utero infiammato stanno al loro posto.

7 A Vincenzo ESPOSITO perché questa sua battaglia con Caserta che lo ama, gli dedica striscioni, pur disertando tribune che dovrebbero riempirsi per garantire sostegno, non soltanto economico, ci intriga, anche se, lo abbiamo già detto, la vita della società che fu del cavalier Maggiò potrebbe essere la morte di Pesaro che avremo sempre nel cuore, anche adesso che è povera in canna, ma non ha perso la sua luce come direbbe Giuliani dalla sala stampa.

6 Ad Ettore MESSINA il primo, speriamo non l’ultimo, a ribadire a legaioli e al presidente Petrucci, all’associazione giocatori che conta i minuti degli italiani in campo, mai le palle perse, le percentuali al limite della mediocrità che non nascono da scarsa dimestichezza col campo, ma soltanto con il duro allenamento, che non esistono regole capaci di garantire progresso se si va per quote, passaporti, amicizia all’arcivescovado. A Roma, ad esempio, la Stella Azzurra è stata ammessa al massimo dei tornei giovanili europei mentre l’Acea ha gli uomini contati e nessun italiano di qualità a parte D’Ercole quando si sveglia bene o Sandri quando non esagera nel sentirsi quello che non è.

5 Al TRIGARI che sul canale SKY affittato alla FIP commenta benissimo con MARCELLETTI le partite delle serie oro, argento, persino la finta B, perché dando informazioni su arbitri (Esistono, hanno una vita, una professione, una casa), fa apparire come svogliati i colleghi degli altri canali impegnatissimi a dirci che se un portatore di palla alza la mano mostrando le corna, vuol dire che ha chiamato lo schema corna, accidenti, non insultato l’arbitro o la moglie dell’avversario, si dimenticano di farci sapere cose che non vediamo, ma vorremmo tanto conoscere. Certo per farlo bisognerebbe studiare, impegnarsi, parlare prima e non in quelle orribili interviste pregara che sanno di precotto, mutuate da un calcio senza fantasia convinto di aver davvero violato i segreti dello spogliatoio.

4 Alla VIRTUS BOLOGNA che ha fatto benissimo a sistemare in anticipo i contratti con il meritevole staff tecnico, con gli stranieri più importanti, ma che poi deve vigilare su giocatori che non sono mai contenti: se non firmi si agitano, se lo fai si siedono. A Reggio Emilia sembrvano tutti in gita eppure era partita chiave. Il passo importante che deve fare Crovetti è ricordare a tutti che certi accordi si rompono per scarso rendimento. Vale per la Virtus e per tutte le società che hanno stranieri in fregola. Vero che uno deludente come Hollis a Cantù ha trovato subito un contrattino in Grecia, ma si tratta, appunto, di un contrattino.

3 A Ciccio DELLA FIORI che nella festa per l’entrata nella casa della gloria al Coni ha citato, per l’ennesima volta, il mangiapalloni Recalcati, non è vero, il passatore miracoloso Marzorati, spiegando che lui dipendeva da questa luce per fare bene. Falsa modestia. Lui era importantissimo, ma certo capiamo che abbia voluto mettersi in un angolo grigio, sentendo ancora borbottare il Pierlo diventato minaccioso, estromesso per rivolta interna dal CONI regionale, nella casa di tutte le federazioni nel giorno in cui suo figlio, come manager di Cantù andava ad incontrare Metta World Peace che certo gli ricorderà qualcuno nello splendore del Cantucky.

2 All’Attilio CAJA che nel fragore delle cadute interiste si trova nella strana terra di nessuno con questa Varese riportata verso una salvezza certa e ora messa già in graticola da chi parla di probabili play off. Gli è capitato in tutti i posti dove ha trovato onde, gente sfiduciata da riportare a terra, società sfinite. Poi gli hanno detto grazie, ma pensiamo ad altro. Ora che persino la voce di Pigionatti, il più entusiasta per l’assunzione di Pozzecco come allenatore a Varese, ci fa sapere che esiste un vero progetto di gioco, un’anima diversa nella squadra dei troppi baci e dei troppi abbracci caduta nella depressione, dovrebbe stare in allarme. Certo in Italia siamo ben strani se un Caja lo si prende per salvare situazioni avvelenate, se un Boniciolli è in serie D, seppure nella gaia Fortitudo che sogna di nuovo.

1 A PESARO prendendola come esempio per evitare che poi si vada a faccia in giù nella sabbia, nel catrame. Sfidare a viso aperto, con l’intensitè, ma dai, l’Emporio schiacciasassi italiani, che ha in panchina almeno tre uomini che sarebbero in quintetto nell’ex regno di Valter Scavolini, vuol dire risvegliarsi nell’incubo. Capita a tutti quelli che non valutano onestamente il valore delle squadre messe insieme, esasgerano nelle pretese e poi diventano intrattabili se scoprono di aver venduto pelli che non erano certo di orsi davvero catturati come hanno fatto e stanno facendo da Roma in giù.

0 Alla CAMPANIA infelice che vede Napoli verso nuovi disastri economici, Avellino sull’orlo di una crisi di nervi dopo la decima sconfitta in undici partite, Caserta costretta a nuotare come quel ragazzino emigrante che voleva raggiungere l’amata a Londra, tuffandosi dalla costa francese braccato dalle motovedette. Anche lui, come la Juve, aveva un allenatore di qualità, ma il mare è stato comunque crudele. Certo adesso proprio la squadra di Esposito ha messo nei guai Venezia la molle, la troppo dolce, perché trovandosi davanti ad una altra pericolante come Pesaro dovrà decidere se essere severa o soltanto giusta.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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