Mezza Del Buono contro la scomparsa della pista

4 Marzo 2015 di Stefano Olivari

L’atletica indoor è da sempre l’atletica degli assenti, nel senso che viene snobbata dalla maggioranza dei personaggi di vertice e quindi i suoi ‘Mondiali’  e i suoi ‘Europei’ sono sempre da virgolettare e ingenerano confusione nella testa del lettore (ma soprattutto del giornalista) generalista. Adesso è il turno degli Europei, che a Praga vedranno una partecipazione azzurra davvero modesta (tuttora non si sono capiti i motivi della rinuncia di Fassinotti, che nell’alto se la poteva giocare per una medaglia) per qualità media e ambizioni, anche se qualche motivo per stare attaccati alla televisione ci sarà senz’altro.

Nei 1500 (finale alle 17 e 05 di domenica) Federica Del Buono avrebbe in canna almeno il bronzo, proprio adesso e non in prospettiva, ma l’ottimismo sul potenziale è in contrasto con le sue condizioni attuali: convalescente per un’influenza, con problemi a un piede e pochi allenamenti recenti, la ventenne speranza italiana è in un periodo no (e la sconfitta rimediata a Padova da Giulia Viola, sia pure nei 3.000, lo conferma) e potrebbe anche rinunciare in extremis. Da medaglia potenziale è anche Alessia Trost nell’alto (finale dalle 16 e 30 di sabato), mentre e in ogni caso merita fiducia la Viola nei 3.000 (finale alle 18 e 50 di sabato): non vincerà, ma la bella figura è assicurata. Il rischio di tornare a casa senza medaglie è concretissimo, ma non è questo il punto. Colpisce il cambio di linea del c.t. Magnani, negli anni scorsi tifoso delle megaspedizioni nell’ottica del ‘fare esperienza’ ma quest’anno riconvertitosi alla pseudo-austerità (diciamo pseudo, perché mai si riescono ad avere dati certi su dirigenti e accompagnatori): gli azzurri convocati per Praga sono la metà dei 46 di Goteborg 2013 e con tutto il male che si può dire dell’atletica italiana non è che i talenti si siano dimezzati…

Al di là delle rinunce di Fassinotti e Donato, non è che a casa sia stato lasciato Bolt, intendiamoci (molti dei convocati poi sono a Praga senza minimo, a partire proprio dai velocisti), ma davvero non si capisce quale sia la linea per rilanciare un’attività in pista che sta, senza mezzi termini, scomparendo proprio mentre sta emergendo quella che rischia di diventare la più grande atleta italiana di sempre (cercate Marta Zenoni su You Tube, ne vale la pena). Ha probabilmente ragione Seb Coe, che nel suo programma elettorale punta a valorizzare le singole specialità con meeting dedicati, ma senza atleti in ogni caso non può esistere atletica.

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