Meglio Il Volo del popolo della Rete

16 Febbraio 2015 di Stefano Olivari

Il trionfo dei ragazzi de Il Volo a Sanremo ha dimostrato che i tifosi nella musica sono numerosi come nel calcio, solo che quelli del calcio sono molto più intelligenti. Mai letti o ascoltati tanti rosicamenti, quando non direttamente insulti, per un trionfo magari non annunciato ma più che possibile, visto che non si vendono a caso centinaia di migliaia di dischi. È evidente che il voto popolare, cioè il televoto, è stato decisivo perché con il suo 40% di peso è riuscito a superare il 60% del peso della giuria demoscopica e di quella di qualità, ma sfugge il motivo per cui il successo debba essere una colpa.

Non è la solita tirata contro i giornalisti cattivi, ma contro quella demenziale entità che viene definita ‘popolo della rete’ e contro un tipo di appassionati di musica che detestiamo: non quelli che hanno gusti diversi dai nostri, ma quelli che proprio non concepiscono gusti diversi dai loro. Magari i successi del Carpi non fanno bene alla vendita dei diritti televisivi, ma nemmeno Lotito mette in dubbio che il Carpi pratichi lo stesso sport della Juventus o del Real Madrid. Invece Il Volo no, Il Volo non è degno di essere votato, apprezzato, citato. E di questo razzismo il twettatore demente che alberga in ogni occidentale addirittura si vanta, a prescindere.

La prima colpa dei tre ragazzi di successo è quella di non essersi conosciuti in un centro sociale o in un jazz club, ma in una trasmissione di Antonella Clerici. Da Ti lascio una canzone, ormai 6 anni fa, ne hanno fatta di strada, però il marchio nazionalpopolare di Rai Uno è troppo forte. La seconda colpa è quella di inserirsi nella tradizione italiana, perlomeno nella tradizione italiana che piace all’estero perché conferma alcuni stereotipi come stile musicale e presenza fisica (un po’ da terroni, per non usare giri di parole). Ma l’opera pop è un genere internazionale come pochi, a meno che il 90% dei musical di Broadway (Grande amore potrebbe essere tranquillamente la canzone portante di uno dei più replicati) sia considerabile spazzatura. La terza colpa è quella di esibirsi quasi soltanto in cover, ma diamogli tempo di costruirsi un proprio repertorio visto che il più vecchio di loro, Piero Barone (quello con gli occhiali, che in genere canta alla destra dei nostri teleschermi, gli altri sono Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble) non ha nemmeno 22 anni.

La quarta colpa è l’enorme successo internazionale, subito derubricato a ‘musica latina’ come da classifica di Billboard. Ma gli unici italiani che hanno sfondato in America lo hanno fatto in questo superghetto, con pochissime eccezioni (gli Eiffel 65 la prima che ci viene in mente, anche loro ai tempi linciati mediaticamente quando parteciparono a Sanremo, e andando più indietro nel tempo senz’altro Umberto Tozzi), quando si parla una lingua compresa soltanto da 80 milioni di persone nel mondo non si può fare tanto di più. La quinta colpa che gli imputano non tanto il critico musicale che un po’ (giusto un po’) se ne è fatta una ragione, quanto l’impiegato, il professore o il web designer in giacca di velluto, è del genere ‘Questo gol lo segnavo anche io’. Ma il mondo ha milioni di tenori che hanno cantato O’ Sole mio, quindi non si capisce come mai non abbiano tutti avuto successo.

La sesta colpa: oltre che dal geniale Michele Torpedine (Zucchero, Eros, eccetera) sono stati seguiti (adesso non più) da Tony Renis, l’innominabile Tony Renis, quello che peraltro ha organizzato nel 2004 il Festival più trasparente della storia, (alcuni partecipanti lo contattarono direttamente con una e-mail), non a caso boicottato da tante case discografiche. Non è più facile, cari rosicanti che vedete sovrastrutture in tutto, dire che i ragazzi de Il Volo cantano benissimo e che hanno trovato una canzone vincente? Poi possono non piacere (a noi comunque piacciono, anche se avremmo votato Malika Ayane) e al limite fare schifo, perché la musica è unicamente questione di gusti e non di livello di ascolto (se no i fan di Schönberg dovrebbero sputare in faccia a quelli di John Lennon) o di aderenza a un canone. Il sospetto, anzi la certezza, è che fra parte degli antipatizzanti de Il Volo non ce l’abbia con la lirica pop ma con un’Italia fedele a se stessa. Tranquilli, fra poco arriva l’Isis e vedrete che sound.

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