Azzurri da guardare negli occhi

17 Febbraio 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal parco delle sculture di Cerrina Monferrato fra la nebbia mandrogna dove Paolo Conti, artista, ma, soprattutto, ex grande cestista nella Bologna che faceva giocare campioni geniali, modella le sue piramidi. Avremmo voluto stare sotto quel castello, ma le notizie che corrono sul filo ci portano a Bracciano, ai Due Laghi di Federico Nizza e poi a Figino Serenza dove hanno visto correre il disarcionato Pierluigi Marzorati. Anche Nizza, l’uomo piovra nella zona pressing del Guerrieri a Vigevano, è caduto da cavallo, per lui 8 costole rotte, ma la prova di fedeltà dello stesso animale corso a chiamare aiuti in scuderia, del cane, rimastogli accanto, hanno confermato che gli affetti più grandi non sono fra esseri umani che si mangiano, si bruciano, si violentano, si gettano acido addosso, ti rubano persino le api, bensì con questi compagni di viaggio fedeli fino alla fine.

Più dolorosa la caduta di Pierluigi Marzorati deligittimato dalla presidenza regionale del CONI per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri. Avrà sentito male il Pierlo che un tempo si guardava le mani per vedere se c’erano le stimmate. Non tanto per la rivolta interna, ma per aver trovato fra i “regicidi” anche il Ragnolini che lui teneva nella giunta regionale del CONI anche se il suo vero “nemico” Gianni Petrucci lo aveva radiato dopo la scoperta che nel comitato regionale lombardo della federbasket non tutto funzionava come poi ha potuto scoprire Tartufon Mattioli, chiamato al capezzale del comitato che organizza più partite in Italia e che tiene il nostro montanaro fermo alla scrivania per troppe ore, come gli ha detto il cardiologo che un tempo lo mise in allarme: ama pure il tuo basket, ma non farti ammazzare. I perfidi che fanno due più due si domandano se l’atterraggio del Ragnolini in area Emporio, feudo del Proli mandato a New York, ma anche primo interlocutore di Petrucci per il basket novo, non ha provocato questa “pugnalata” dalla Bruto dell’ex presidente del CR Lombardia.

Storie di basket nel giorno di santa Marianna, nel mattino quasi radioso dove le gazzette ufficiali hanno scoperto quello che sapevano quasi tutti: Milano è superiore. In Italia. Insomma una squadra che stravince, lasciando in panchina Cerella, Gigli, ma, soprattutto il Meacham che vorrebbero al Villeurbanne, giocatori che avrebbero fatto comodo al Vitucci di Avellino caduto, pure lui da cavallo, appena ha dovuto fare qualche cambio, con l’amarezza di scoprire che Cavaliero era il più facile da intrappolare per il suo amico Hackett.

Rosolio tematico nella settimana dove il basket scoprirà di avere un’anima (le illusioni non muoiono mai) nelle finali di Coppa Italia dentro il palazzo di Desio, se inadeguato lo diranno i fatti, anche se tremano tutti per il venerdì con quattro partite, otto squadre e spogliatoi carenti. Faranno il grande gesto allestendo, esternamente, un campo da tre contro tre. Ciumbia, direbbero al Lorenteggio, un‘opera degna del lancio per la televisione Gazzetta che si aggiunge a quella federale affittata su SKY, a quella legaiola, affittata al pianeta rosso, cioè ai naviganti fortunati che contano di colonizzare Marte entro il 2025.

Piccoli Lotito crescono anche fra gli spicchi di una palla che molti cercano di mandare in canestro sparando oltre la linea del tiro da tre: se va dentro sei un eroe, ti sei risparmiato la fatica di correre tutto il campo, avrai la benedizione dell’allenatore che considera gioco partorito da faticosi allenamenti il tiro a segno, farai prima a tornare in difesa, anche se non ne hai voglia, eviterai la seccatura di cercare spaziatura, di lavorare bene sul passaggio, di muoverti senza la palla. Tutte cianfrusaglie, come avete visto nella partita delle stelle NBA che per tanti giorni ha avuto un paginone rosa.

Ma il grande giornalismo vede cose che voi umani, legati al passato, non riuscite ad immaginare: il migliore del Garden, Russell Westbrook, quello che irrita con certi personalismi un semisanto come Durant, potrebbe essere il nuovo diamante nella casa di re Giorgio Armani. Come giocatore? Be’, è presto, quello guadagna milioni dove sta benissimo, ma come stilista. Ha la vocazione, gli piace il mondo della moda. Poi una cosa tira l’altra. Come quando Kleiza si rivolge al mondo dell’incompetenza spiegando che il suo basket è l’essenziale, dammi la palla e io tiro, se ho i piedi a terra segno quasi sempre, difesa e altre cazzate spiegatele ai vostri ragazzini.

Giusto parlare di NBA, perdere il senno dietro al solito copione in stagione regolare? Ne hanno le palle piene persino loro, viva gli Sbezzi del pianeta, agenti capaci di valutare il bene per un giocatore di scuderia, che ammettono di avere un occhio più interessato alle partite di eurolega che a quelle americane da teatro dell’arte in giro per le piazze. Comunque sia è un altro mondo, come ci racconteranno i viandanti sull’elicottero federasle che sono andati nella Canossa degli assi italiani, quasi tutti inesplorati, della NBA per avere una risposta che potevano trovare sul sito internet gestito dai loro agenti per molti meno euro o dollari, come direbbe il Bertea economo e segretario. Bisogna parlare con i ragazzi, vi diranno. Per telefono cosa cambia? Vuoi mettere guardare negli occhi il Bargnani appena tornato in campo, il Gallinari appena rioperato, il Datome appena riammesso fra i Pistoni a Detroit, anche se ai margini della panchina. Certo c’era Belinelli da seguire nella gara di tiro, da tre punti, ovvio, cosa vi credete, meglio stargli vicino. Hanno detto tutti sì. Ricordate la data. Febbraio, un santo a vostro piacere. Vedremo a giugno. Non si gufa. Magari ci fossero tutti, magari Pianigiani avesse il problema di selezionare davvero senza fare il piacione per contratto e per indole, magari potesse scegliere, far arrabbiare qualcuno, mettere insieme gente che la palla se la passa, non se la tira, non si nasconde. Ci temono in Europa, dicono quasi tutti. Perché no? Lo abbiamo visto nelle coppe.

Pagelle prima della sosta per coppa Italia e previsioni sull’evento che spezza la stagione e, spesso, spezza anche i rapporti di fedeltà. Il venerdì si giocherà dalle 13, colazione al sacco: Venezia favorita su Brindisi? Lo direbbe la classifica. Certo i veterani di micione Charlie sognano ancora, hanno imparato a farlo dove vincevano spesso, ma se accusano la fatica in una partita singola come faranno ad arrivare in fondo?

A seguire Sassari contro Cremona per capire se, come dice il Vanuzzo da pochi attimi in campionato, la squadra detentrice è un po’ più bella di quella maltrattata in Europa.

Siamo curiosi di capire se in Reggio Emilia-Trento avremo, finalmente, una versione ragionata di due squadre che, per motivi diversi, hanno entusiasmato nella stagione.

Chiusura sulla minestra riscaldata Milano-Avellino. Possono esserci problemi per i più forti? Forse, direte voi, nella finale se troveranno Venezia più che Brindisi, forse nella finale se avranno contro Reggio Emilia più che Sassari.

Ora torniamo dal Foscolo per la poesia a Luisa Pallavicini caduta da cavallo come il nobile Nizza e il santo Marzorati, mettendo in pagella le sensazioni maturate nel parco di Paolo Conti.

10 A PORTALUPPI che ha detto chiaramente di considerare l’Emporio Armani il grande favorito per la coppa Italia. Noi avremmo aggiunto anche per lo scudetto. Trattenendo dallo stipendio le giornate come quelle della sconfitta ad Avellino che, come si è visto, è battibile anche se al posto di Banchi mandano l’uomo di Urania Cancellieri, con tutto il rispetto per un eccellente allenatore.

9 Ad Amar’e STOUDEMIRE che lasciando la Grande Mela ha deciso di congedarsi dalla città e dal pubblico con una poesia per New York e i Knicks del Carmelo mangione che non gli hanno dato un giorno di vera felicità. Paragonare questi professionisti a molti dei nostri bamboccioni che andadosene insultano l’ex allenatore, sputano sul fanatismo, quello vero e quello finto a pagamento, che non esultano al gol per ordine dell’agente, be’, è davvero difficile. E allora viva gli inviati nel mondo NBA? No, ma insomma.

8 A Jeremy HAZELL che ha detto 33 nella partita vinta dalla Virtus su Cantù, non tanto perchè ha segnato spesso, senza forzare troppo, ma per aver ringraziato i compagni se ha potuto vivere una giornata speciale davanti a gente che di cose speciali ne ha viste tantissime e sogna di rivederle presto se Villalta e Crovetti potranno lavorare serenamente, avendo anche un portafoglio a disposizione, anche se ci amareggia il congedo al Bruno Arrigoni che in questa squadra ha lavorato abbastanza bene, come si vede, anche se poi Valli ringrazia soltanto presidente e manager. Le memorie nelle vittorie si accorciano.

7 Al Julian STONE di Venezia che con i suoi 14 rimbalzi ha dato qualcosa in più alla Reyer costretta a convivere con giocatori veterani che hanno fiammate importanti, ma anche momenti di buio pericolosi, soprattutto nelle sfide al vertice, e in coppa  vivranno questo momento. Ci piace Stone perché da incompetenti pensavamo che fosse lui, all’inizio, il vero problema. Insomma si sbaglia spesso, come è capitato a qualcuno col Buva canturino.

6 Alla SQUADRA RAI se riuscirà a rendere indimenticabile la fiesta di coppa affidata alle sue regie, alle sue grafiche, ai suoi telecronisti, ai suoi commentatori tecnici. Ci auguriamo facciano bella figura, facendo venire il dubbio a tutti che lasciare questa strada potrebbe essere un errore anche se per tornare sulla vecchia via di SKY, grande professionalità e tecnica di ripresa, ma anche dove, non tanto tempo fa, ridevano dietro al basket del campionato. Qualcuno ammette ancora oggi di non seguirlo neppure, vedi prefazione Tranquillo sul libro del Crespi alla finestra.

5 Al MITCHELL pentito che ha ridato la spinta alla Trento dove le cose si fanno bene, sempre, nei momenti belli, ma, soprattutto in quelli brutti. Il tipo sembra aver capito anche se da SW ne esce un immagine ben diversa da quella che ci aspettavamo per uno che, girando il mondo, ha visto solo il peggio dei posti dove lo hanno ingaggiato, uno che parla dei canederli come di palle di pane, tanto diversa dalla genialità del Jones romano che è pronto a farci leggere il suo libro e a farci vedere il film, speriamo lo mandi al festival della cinematografia sprtiva che dirige sapientemente l’Ascani ex dirigente della grande atletica, sul viaggio oltremare dei giocatori americani.

4 Alla LEGA se nella sagra di Coppa Italia a Desio accettasse di fara arrivare un messaggio dalla spazio, magari per la Milano vincente, dalla straordinaria, ma anche supersfruttata Samantha, astronauta milanese.

3 Alla VARESE avvelenata che adesso se la prende con Vescovi e Giofrè. Erano gli stessi quando arrivò Pozzecco. Sono gli stessi delle ultime belle stagioni a Masnago, anche con riduzioni del budget che hanno portato a scambiare un Cerella per dei fanigottoni senza talento. Diamo ragione al presidente. I conti, per tutti, si dovranno fare a fine stagione. Ma è meglio restare uniti perché la retrocessione non è così lontana.

2 A DANIEL che non convinceva Varese, ma adesso piace a Cremona, al JEFFERSON che ha fatto infuriare il presidente di Mantova, ma ora viene coccolato dal Poz, perché non basta una partita giusta per dimostrare che si sbagliavano dove prima non li capivano o, forse, li comprendevano anche troppo bene.

1 Alla ROMETTA che Dalmonte ha fatto volare nella difficile Europa e che in campionato ha preso un posto fra le ortiche a 4 punti dalla retrocessione. Tutti hanno avuto un aiuto dalla proprietà, chi lo meritava di più, come il nostro Elettrino, si è trovato invece a dover fare i conti con una squadra settimina che difende bene, ma in attacco manca sempre di una lira.

0 Al Pierlo MARZORATI disarcionato dalla presidenza del CONI lombardo per le dimissioni di molti dei componenti del consiglio. Lui è stupito. Pensava, pensa, di essere l’uomo giusto al posto giusto. Certo sarà anche così, però è il momento di fare riflessioni, perché non è la prima volta che si trova solo sulla spiaggia della vita. Certo dispiace che un grande del basket sia stato messo fuori gioco, ma pure lui ci dovrà spiegare tante cose, cominciando dall’assenza nella festa romana per ricordare il titolo di Nantes, una rabbia contro la “poca sensibilità” del Petrucci presidente che forse spiega anche la crisi di oggi.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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