Sensazione D’Antoni

30 Gennaio 2015 di Oscar Eleni

Oscar Eleni, cacciato da Washington dove si festeggiava l’addio alla vita digitale del padre di tutti i blogger stanco del web e desideroso di tornare nella vita reale, leggere piano, insomma, rifugiato a Milano nella sala dell’invidia per il giusto successo su questo sito dell’articolo di Lorenzo Sani a proposito di candidati alla presidenza della Repubblica, ammesso con riserva  alla presentazione del libro sui bombardamenti che sconvolsero la città, prima dell’arrivo di Destro alla stazione, “Milano 1940-1945. Ann minga de desmentegà” di Maurizio e Achille Maiotti, edito da Il Castello.

Un libro in tema pensando ai viaggi europei dell’Emporio Armani, che davanti a gente non intimidita dalle facce truci subisce bombardamenti anche dalla nona del campionato spagnolo come è accaduto a Vitoria dove chi aspetta rivoluzioni tecniche a fine stagione ha visto anche l’ammutinamento di qualche pezzo da spiazzo dove molti dimenticano il cagnolino in autostrada. Non si sono mai arresi quelli che hanno dovuto ingoiare il ventiseiesimo scudetto di Milano, il secondo consecutivo del maremmano Banchi. Aspettano al varco. Il campionato non sembra creare problemi. Basta ed avanza Samardo Samuels, poi qualcosa succede fra una cessione di regalità e l’altra all’interno di un gruppo dove tutti comandano, ma, in realtà, nessuno sa comandare se non riceve l’aiutino da fuori. Prendete nota di questa sensazione a qualificazione europea quasi compromessa. Come quasi? Be’ sì, non è che le avversarie siano così forti. Anche se l’Efes battendo l’Olympiakos sembra aver messo le mani sulla quarta moneta del gruppo, anche se Vitoria è avversaria rognosetta.

Insomma, dicevamo della sensazione: a marzo dovrebbe tornare Mike D’Antoni per la cerimonia del ritiro della sua magica casacca. Se l’Emporio sarà fuori gioco qualcuno gli potrebbe chiedere, stuzzicato anche dalla moglie Laurel che rimpiange amicizie e vita milanese, di smetterla con il golf in Arizona e di iscriversi, magari, al circolo dove c’è Toto Bulgheroni che gli ha voluto bene anche da avversario. Sensazioni, dicevamo. Ma se un Kleiza, incapace di tenere anche un solo palleggio dell’avversario, grande o piccolo che sia, bravo a tirare, bravo a recitare la parte dell’eroe incompreso, si risente per un cambio mentre crolla tutto, allora  la situazione è di grande pericolo. Non parliamo della leggerezza generale, non per caso il Panathinaikos è andato a prendere il Gani Lawal che Milano comincia a rimpiangere, accidenti, mentre Banchi guardava smarrito cartavelina James.

Doveva essere costruita la stagione sulla difesa. Una fatica convincere ad abbassare le natiche gente che mangia pesce crudo, posteggia in seconda fila, io sono io voi non siete, si fa coccolare da una critica spaventata, inerme, che ha sempre problemi al di fuori del campo, sofferente per un canestro in più di quello che porta la stessa maglia. Sembrava un‘operazione riuscita, almeno fino a quando Moss era il reziario del gruppo, Daniel Hackett il grande pentito. Insomma, tutti fingevano di aver compreso il messaggio. Sbagliato. Se gli altri attaccano, bombardano, viene la frenesia della vendetta in proprio. La palla non gira, l’azione è prevedibile. Facce che al tavolo del poker sarebbero lette anche da chi serve i panini e le bibite. In Italia non succede spesso, ma avete presente chi sono gli avversari? Insomma, una situazione delicata e difficile da risolvere. Magari distribuendo qualche libro di meditazione. A Gentile, il capitano, quindi il capo giocatore designato, consiglieremmo di leggere ad esempio, la biografia di Mike Tyson, ma anche a Banchi che potrebbe farsi ispirare dalla “cattiveria agonistica” di Cus D’Amato, il mentore del più giovane campione del mondo dei pesi massimi, titolo vinto a vent’anni. Certo ci sarebbero anche altri da istruire e rieducare.

Andrebbe bene il libro di Marco Crespi. Vi avevamo detto che ci saremmo tornati su questo argomento. Be’, abbiamo visto come si è risollevata Vitoria dopo la crisi nei giorni freddi in cui l’ex allenatore di Siena e Milano cercava di proporre la sua formula nuova sul rapporto società-allenatori. Ecco la riflessione che porta questo libro molto interessante per le nuove generazioni di tecnici, anche se camminando con Marco staranno sul ciglio del burrone. Siamo convinti che l’allenatore abbia già tantissimo da fare in palestra. Tattica, fondamentali, lavoro muscolare e psicologico. Le società costruite bene, con un muro fra squadra e mondo esterno, hanno gente capace che si occupa di tutto il resto. Reclutare il giocatore che ti piace, che ti ha consigliato  lo scout di cui ti fidi ciecamente, ci può stare, ma poi capita di trovarsi contro uno come Mike James, visto ad Omegna, serie C (cioè A2 Silver), scoprendo che quel tipino lì avrebbe cambiato e di molto la stagione, di Varese, Cantù, delle squadre che hanno sbagliato manovratore del gioco, forse della stessa Milano, anche se all’Emporio non avrebbe senso un distributore di gioco perché dopo due passaggi al massimo entra in campo Tino Scotti: “Ghe pensi mi”. Insomma, ci è piaciuto il lavoro di Crespi, ma messo anche in allarme, preoccupati anche per lui, perché situazioni al limite come quella della difesa eroica del castello senese rischiano di far diventare impossibile la vita dei Baliano della palla al cesto. Non sappiamo come hanno reagito quelli che sono stati protagonisti della storia raccontata da Crespi, partendo da Biella per finire in Fontebranda e atterrando di faccia in Basconia. Siamo sicuri che i suoi cavalieri Sarmati saranno ricordati, ma c’è un mondo anche al di fuori di questi sogni e  la buona lavandaia trova sempre una buona pietra dove pulire coscienze, schemi e finti campioni.

Tornando alla Milano bombardata da un ragazzo di 22 anni, messa sotto da un senegalese di 19, dominata da Vitoria che in difesa è poco meglio dell’Emporio, da una squadra che ha  giocatori non tutti affidabili, molti anche di valore medio-basso, bisogna dire che sperare nel passaggio del turno è davvero da anime candide. Certo niente finisce prima che finisca davvero il tempo, come dicono De Rosa con i suoi compagni di viaggio Sconochini e Meneghin. Si rimedia, si può trovare la stessa crisi altrove, ma bisognerà pur allarmarsi se il Novgorod, battuto ai supplementari a Mosca, dagli invincibili del CSKA, ha due vittorie in classifica, una in più di Milano, 20 punti da difendere in casa contro i neri del re, maglie eleganti, bellissime, ma indossate da gente che non sa indossarle. Sono più bravi a mostrare le mutande, le alzano e le abbassano a seconda della situazione e della caratura dei nemici.

DERBY CHE NOSTALGIA – Storie a svolazzo per avere almeno due mi piace contro i quasi 400 del Lorenzo Sani che sta preparando la notte del 2 febbraio, quella che al PalaDozza farà rivivere il derby di Bologna: certo, under 19, ma ci sarà il pienone. Incasso in beneficenza. Quel giorno Villalta, incarnazione del potere e della storia virtussina, compirà sessant’anni. Basterebbe il manifesto per capire che ci manca questa rivalità e genialità. Certo è difficile da fortitudini non vedere che la Virtus, in mezzo ai ghiacci, ha comunque salvato il suo coniglio facendolo diventare leone anche più grosso di quello degli eroi con la Effe che adesso hanno pure la sezione ruby sognata dal Papa Parisini.

FIBA CONTRO GAZZA – Per il secondo anno consecutivo la giuria della FIBA, più allargata di quella elitaria della Gazzetta rosa che ha scelto Marc Gasol, ha designato Tony Parker, Francia, San Antonio, come giocatore europeo dell’anno. Certo nella classifica FIBA dove il secondo è Teodosic davanti a Goran Dragic, Bogdanovic, Pau Gasol, Nowitzki, Rodriguez,Valanciunas, Ale Gentile (ohibò), manca proprio Marc  che nel 2014 ha reso molto più dell’augusto fratello invischiato nella rete di Kobe ai Lakers, ma insomma c’è questo conflitto e lo segnaliamo. Kobe operato ancora una volta dice che tornerà. Nessuno lascia le galline dalle uova d’oro.

TUTTI A MONTECAVOLO – Grandi gli organizzatori del premio Quattro Castella che porteranno a Canossa anche il presidente del Coni Malagò. Fanno le cose in grande e ci fa piacere che abbiano pensato anche a premi speciali, tipo quello Fip, per il Mattioli che guida il regionale lombardo. Dicono, lo conferma anche lui, che per far funzionare una ragione con tante partite da amministrare bisogna stare sempre all’erta. Gli auguriamo di trovare giovani collaboratori che permettano al presidente di godersi qualcosa di più delle giovanili, o delle partite del Treviglio che sta facendo tremare i colossi.

GUERRA DEI SENSI – Strana guerra dei bottoni per far sapere che il basket ha visibilità televisiva. La guerra SKY-RAI interpretata da Petrucci e dal presidente della Lega. Insomma siamo alle brioche da lanciare alla folla affamata. Attenti che non arrivino Robespierre e i suoi amanti della difesa pressing con lama da affilare. A proposito di televisione. L’unica che ha mantenuto fede alle promesse sulle dirette è Sportitalia. Peccato che  la cosa non venga annunciata quando c’è il programma delle partite dai giornali che dovrebbero farlo per servire il lettore, non certo Criscitiello e compagnia.

TREVISO BOOM – Passata la piccola crisi Treviso presenterà sera, per la prima di SKY, nella partita contro Chieti, un Palaverde che così pieno non si vedeva neppure nei giorni in cui  la grande Benetton di Kukoc e Del Negro (hai detto MarShon Green?), giocava per il titolo e per la grande Europa. Passioni. Come quella di Bologna, della Siena di oggi. Bello. Il basket esiste, esisterà, a prescindere.

POCA MEMORIA – Non siamo stupiti, ma sicuramente amareggiati, per le quasi brevi che hanno  ricordato al basket un presidentone come Giancarlo Ligabue, paleontologo, esploratore, archeologo, artista, grande scopritore di  meraviglie come si vede al museo  di storia naturale veneziano, l’uomo che ridiede vita  alla grande Reyer. Non lo ha giustamente dimenticato Brugnaro, presidente di oggi, ma meritava qualcosa di più di una semibreve. Certo non è tempo per fidarsi della memoria di chi naviga bene e  razzola male. Pensiamo a come è stato trattato Tonino Costanzo, pure lui affidato al ricordo con quasi brevi. Anche se nella storia tecnica è stato un pilastro. Certo bisogna sperare nel ricordo di chi ha voluto bene sul serio come Papetti e Kenney per il quarto anniversario della morte di Pino Brumatti, uno dei guarrieri di Rubini che Sandro Gamba rimpiange giustasmente anche oggi vedendo il lattemiele di chi giudica “I ragazzi” del Forum come urla sempre al microfono chi  ha scambiato un’arena nobile per la fiera degli oh bei oh bei.

PERDONANZA – La settimana europea che ha visto le macerie Armani, la sconfitta di Brindisi in Romania, registra qualche  risveglio. Roma battuta sulla sirena a Zagabria non  ci convincerà mai, comunque, che il Cedevita di Repesa vale meno di Caserta. Se fosse così allora Esposito è davvero un mago. Sassari ha fatto il minimo sindacale per non farsi sempre criticare. Sacchetti sembra contento e allora contento lui… Su Cantù e la vittoria contro Limoges, dopo il sacco di Varese, ci riserviamo il giudizio quando vedremo continuità nella ricerca dell’altro sul campo.Per adesso voli da Fenice, lunghi, medi, brevi. Atterraggi sempre difficili.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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