Sanremo 1985, noi ragazzi di oggi

19 Gennaio 2015 di Paolo Morati

Sanremo 1985

Tra poco meno di un mese comincia il Festival di Sanremo e quindi come ogni anno, con buona pace degli ‘hater’ (lo scriviamo non a caso in inglese) della musica italiana,  ricordiamo le edizioni passate. Iniziando con quella del 1985 che fu probabilmente la più ‘ottantiana’ del decennio. A cominciare dai vincitori, I Ricchi e Poveri, trasformatisi in terzetto qualche anno prima e rilanciati da quel Freddy Naggiar patron della Baby Records nonché promotore della italo disco dominatrice del periodo (Da Gazebo a Den Harrow), di progetti internazionali come i Rondò Veneziano e della compilation Mixage, nonché discografico di Al Bano e Romina Power trionfatori l’anno prima con Ci sarà. La vittoria del gruppo vocale genovese, da Sarà perché ti amo (1982) in poi particolarmente noto anche in Europa, non arrivò quindi così inaspettata (il brano, un decoroso pop, era Se mi innamoro), precedendo l’imberbe adolescente messicano Luis Miguel (14 anni, quasi 15, all’epoca e destinato a diventare una stella della musica latina, nonché per un certo tempo compagno di Mariah Carey) con la celebre Noi ragazzi di oggi, vero simbolo di quell’edizione, e una grande della canzone come Gigliola Cinquetti (Chiamalo amore), anch’essa in scuderia Baby Records.

La durata infinita delle serate, la conduzione sicura e decisa di Pippo Baudo (affiancato da Patty Brard), il palco dalla lunga scalinata, i voti tramite Totip e il full playback furono tra gli altri elementi da considerare tipicamente ‘ottantiani’ di una gara che vide all’ultimo posto le atmosfere new wave di Garbo (Cose veloci, parleremo prossimamente del suo nuovo album, successore di La moda), al penultimo Donne di Zucchero, sul palco in compagnia di Corrado Rustici e Randy Jackson e fresco di quel cambio di rotta che lo avrebbe poi portato a scalare le classifiche internazionali, e al terzultimo un’altra chicca: Faccia di cane dei New Trolls, bel ritmo (con lo zampino di Fabrizio De André al testo) di un gruppo capace di cambiare pelle adeguandosi ai tempi con qualità, senza vivere del proprio passato.

Ma sono tanti gli altri brani in gara al Festival della Canzone Italiana del 1985 degni di citazione e ci riesce difficile fare una nostra graduatoria: in ordine sparso Ritratto di Franco Simone (intervistato da noi qualche tempo fa), A lei (autore Roberto Vecchioni) di una Anna Oxa al top della sua ascesa vocale ed estetica vestita di tute aderenti che destarono per l’epoca ampio scalpore, e Souvenir dei Matia Bazar post rivoluzione Vacanze Romane (premio della critica, da lì a poco uscirà lo smash hit europeo Ti sento). E ancora, la conferma anche all’estero di Eros Ramazzotti con Una storia Importante (e vincitore l’anno successivo con Adesso tu) e Grande Joe del Banco (non più del Mutuo Soccorso), lontano dal progressive dopo la virata pop di inizio decennio. E le melodie di Marco Armani (Tu dimmi un cuore ce l’hai).

Ma è anche alle nuove proposte di quel Sanremo (vinse Cinzia Corrado, con Niente di più) che siamo particolarmente legati, e in particolare alla delicata Firenze piccoli particolari (autore della musica Amedeo Minghi e usata anche come sigla di una telenovela) di Laura Landi, alla splendida Occhi Neri (firmata Ron) di Marco Rancati, passando per il pop di Luna Nuova (Silvia Conti) e la trascinante Volti nella noia degli Champagne Molotov (la band di Enrico Ruggeri). Tra i nostri inni di di quattordicenni c’era infine Saranno i giovani (scritta con Mimmo Locasciulli, in gara tra i Big con Buona Fortuna) interpretata da Roberto Kunstler, autore di recente ritornato in auge per le collaborazioni con Sergio Cammariere. Quasi una sorta di ‘risposta’ a Noi ragazzi di oggi.

Il premio della critica quell’anno andò a Mango, in attività da una decina di anni, ma fresco del cambio di passo imposto con Oro. La canzone si intitolava Il viaggio, notevole electro-pop di quelli che oggi non si sentono più per l’artista lucano scomparso da poco. In definitiva un bel Festival, di musica da ascoltare, quello del 1985. Quando di dischi se ne vendevano ancora tanti e la domenica c’era ancora Discoring.

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