Nobiltà di Puny

7 Gennaio 2015 di Fabrizio Provera

“Ho nostalgia dei grandi signori che erano pronti ad avere i soldi, mentre ora ce n’è qualcheduno che ha i soldi ma non è pronto. Ho nostalgia dei panfili veri, di legno, come quello del duca di Windsor o il Quadrifoglio dei Crespi, proprietari del Corriere della Sera, che insieme col Britannia della famiglia reale inglese era uno dei dieci velieri più grandi del mondo”.

Il 2015 inizia nel modo peggiore, per i cazzeggianti colto nostalgici di Indiscreto. Puny. il ristorante adagiato da mezzo secolo e più sulla piazzetta più discretamente bella del mondo, quella di Portofino, pare destinato a chiudere. Per sempre. Ad essere ‘annesso’, come scrisse (senza smentite) il Secolo XIX a marzo scorso, all’hotel Splendido Mare, affacciato anche lui su uno dei porticcioli più famosi della terra. Luigi Miroli, in arte Puny, elegante e perennemente abbronzato, superata la soglia degli 80 anni, incassato un durissimo colpo di carattere familiare, sembra pronto a passare la mano. A Portofino se ne parla da mesi, ma le bocche sono cucite. Il vostro inviato, che ha battuto palmo a palmo la piazzetta il 2 e 3 gennaio, in cerca di informazioni dai commercianti del luogo, si è visto opporre solo serafici ‘non sappiamo’. Ci vorrebbe Peter Sellers.

Indiscreto piange Puny ma soprattutto lo stile di Puny. Da un lato perché così salta il progetto del Direttore di trasformare i tavoli esterni del ristorante nella redazione primavera-estate del sito, piano carezzato con la fantasia ma che stava andando ‘in porto’ (diciamo che mancavano i ‘dettagli economici’, poi si sa che coi liguri…); dall’altro perché, oltre a calare su Puny, il sole cala anche e soprattutto su una ‘certa idea’, della ristorazione e dello stile. Puny che ha servito re e regine, senza mai nascondere le proprie umili origini. Puny che rimpiange persone molto meno ricche ma molto più educate dei russi e degli arabi che, rampanti parvenu affamati di Tigullio, hanno rimpiazzato la classe senza tempo degli ospiti di un tempo.

Puny che, maggio 2014, durante l’ultima visita, incanta una nostra commensale con parole che mai dimenticheremo:
-Davvero lei ha servito Rania di Giordania, Ava Gardner e Liz Taylor?
-Ma certo signora.. Pensi che Burt Lancaster urlava come un ossesso la mattina, qua a fianco, poi faceva pace con Liz sorseggiando Pigato alle 12 in punto, seduto esattamente dove adesso siede lei..
-Lei è davvero un privilegiato, signor Puny..
-Sì signora, ma lo sa perché? Perché adesso sto servendo lei..
E immediato scattò un baciamano elegantissimo, soave, leggero. Tanto da catturare l’attenzione della squinzia russo-estone-balcanica, 20 anni o poco più, accoppiata due tavoli in là ad un abbronzatissimo armatore di origine toscana, che a voce alta parlava dei suoi litigi con fisco, Agenzia delle Entrate ed Equitalia, che l’avevano spinto ad emigrare in uno staterello centroamericano, la cui bandiera batteva sullo yacht senza fine ormeggiato a circa 100 metri da lì. Un califfo dell’evasione, pareva chiaro, ‘premiato’ con una compagna da 40, 45 anni in meno, inibita e inibente per i cardiopatici.

Puny di cui si favoleggiavano conti astronomici, e invece nelle nostre tre visite abbiamo speso 69, 73 e 84 euro a testa, vini compresi. Quanto si spende, anche meno, in certi ristoranti milanesi per gastrogonzi nella zona corso Como piazza XXV Aprile, dove ai tempi in cui il sottoscritto era ispettore della guida Espresso vide pagare (anno 1999) 65 mila lire a testa per insalata, calice di vino rosso e bistecca immangiabile in un locale, notissimo all’epoca, passato alla gloria per l’elevatissimo numero di modelle diafane che si nutrivano, ovviamente, con insalate diafane. Altrettanto ovviamente, il 98% delle persone che parlano dei conti di Puny non ci sono mai state. Come nel caso di Davide Oldani: ogni volta che qualcuno ne parla male col sottoscritto, per l’esiguità delle porzioni, chiedo sempre ‘Ma ci sei stato?’, e la risposta è sempre la stessa: ‘No, me l’hanno riferito’.

Chiude Puny, salvo clamorose sorprese, e cala per sempre il sipario su di una elegante trattoria di cucina ligure, dove a prevalere era il pesce, ma senza concessioni modaiole (carpacci di spada imbustati o altro), dove il pesto era il pesto, il pesce grigliato sapeva di pesce, quello al forno bastava guarnirlo con due gocce di olio di Lucinasco, i sorbetti di frutta sapevano di frutta e il trattamento era lo stesso per tutti, dai reali di Spagna al giovane cliente, ‘matricola’ emozionata.

Perché, come ha ricordato l’ineffabile barone Tomaso Staiti di Cuddia delle Chiuse – che a Portofino furoreggiava nei gloriosi Sixties, a fianco di Gigi Rizzi, Beppe Piroddi, Franco Rapetti e donne bellissime (Francesca Vacca, non ancora impalmata dal cavalier Agusta, era una ragazza da urlo)- “in quegli anni a Portofino aleggiava un’aura magica. La piazzetta raccolta attorno al mare. Persiane verdi su intonaci colorati. Piccoli ristoranti. Un salotto, in cui il modo di comportarsi, lo stile e le buone maniere valevano molto più del denaro”.

Chiude Puny: mettiamo Indiscreto a lutto, direttore. E se invece Luigi Miroli cambiasse improvvisamente idea, passiamo dai dettagli alla firma e trasferiamoci tutti lì, in piazza Martiri dell’Olivetta 4. Già, perché sarà anche la piazzetta più bella e famosa del mondo, ma nessuno sa neppure come si chiama veramente.

Da Portofino, in esclusiva per Indiscreto, Fabrizio Provera

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