Europa vista Dalmonte

23 Gennaio 2015 di Oscar Eleni

Notti tragiche di Oscar Eleni che non trova più un angolo dove consolarsi perché l’amore che aveva per il gioco della palla al cesto sembra non conoscere più certi nomi. Ah stupida vanità. Era logico. Pensieri deboli in un’altra settimana di frustrazione europea.

Questa volta ci ha salvato soltanto Roma. Bella partita contro il Cedevita Zagabria di Gelsomino Repesa che potrebbe scrivere un trattato sulla perfidia dei giocatori. Quando è andato a giocare nei posti dove gli hanno voluto molto bene, o magari soltanto un po’ di bene, ha sempre chiesto alla squadra di poter fare bella figura. Tornò  a Bologna per affrontare la Fortitudo, accolto dalla coreografia della curva “Re Pesa”. Fu sotterrato. A Roma voleva almeno essere ricordato bene per essere stato l’unico a rendere difficile la vita della grande Siena. I suoi giovani virgulti ne hanno combinate di tutti colori. Certo grande merito va ad elettrino Dalmonte, uno che ha fatto davvero le nozze con i fichi secchi in questi due anni nella Capitale. Roma gioca anche bene, ma soprattutto difende. Ha una sua dignità e dimensione, pur essendo squadra settimina, insomma dopo il settimo non ha giocatori veri da mandare in campo, eppure resta nel giro europeo, certo seconda coppa, ma è difficile anche quello come vi direbbero a Brindisi dopo la recente caduta, nel terzo torneo continentale, su un campo sconosciuto alle cronache del basket decente. Anche a Roma si vive in stato confusionale. Il padrone storico, il carissimo Toti, sempre con un piede fuori dal bosco, la squadra appesa a fili sottili in un palazzo fatiscente molto spesso vuoto e non ci sono tanti posti da riempire. Eppure qualcosa si muove. Persino il Morgan considerato male assoluto ti fa un partitone come quello contro i bamboccioni di Repesa. Insomma bravo Elettrino per la gioia di chi ha sempre stimato questo allenatore che è davvero un buon braccio destro per Simone Pianigiani in Nazionale, che per allenare in serie A si è accontentato, come dicono gli sbavosi che vorrebbero il suo posto e sorridono sempre ad Alberani, a Toti, alla corte di Toti, di uno stipendio minimo.

Senza il sorriso di Roma staremmo in gramaglie. Non veniteci a dire che Cantù ha ritrovato la strada giusta. La vediamo sempre uguale e a Limoges ha ripetuto il finale sciagurato di Salonicco. Stessi interpreti, stesse vaccate, stesse facce da schiaffi mentre il borgo sussulta e chi è nato per istruire il fuoco amico, ovunque serva una mano, sta già dicendo in giro che contro Varese il Pino Sacripanti potrebbe giocarsi la dote. Ma come. La società, la presidentessa hanno giurato che l’allenatore non si tocca. È periodo per giuramenti con la maschera, dicono sempre i soliti noti ed infidi messaggeri di sventura. Chiedetelo in giro. Le crisi delle grandi decadute, Treviso, Fortitudo, Siena, hanno scatenato la caccia al sostituto d’insuccesso. Per Cantù il problema è bonificare l’aria. Lo diciamo da quando ci hanno dato l’impressione di aver fatto la squadra sbagliata. Figurine, neanche pregiate. Gente che non ascolta. Ora c’è chi dice che il male nasce in allenamento, ma c’è anche chi agli allenamenti ci è andato e ha visto Sacripanti lavorare bene come al solito e i ”peccatori” della domenica restare sul campo per lavorare individualmente.

Forse lo fanno in maniera diversa dai ragazzi dell’Empoli. Questo Sarri è davvero un allenatore di calcio che ci ricorda il Maurizio Buscaglia della rivelazione Trento, quello che si gioca il titolo di allenatore dell’anno con Pancotto, ma anche uno di quelli che i colleghi invidiosi incensano ma non prima di averti ricordato che a Trento lo avevano messo in discussione, mandato via una volta, e riportato a casa perché in giro, dicono loro, non c’era di meglio. Eh sì. Quanti santoni straparlano, i peggiori, poi, sono quelli che hanno fatto da servitori in case padronali e poi, avendo imparato l’arte di non essere visibili, piccoli Iago del sistema, una volta messi alla porta si sono riciclati in altri lavori dove la loro piccola greppia viene frequentata da ingenui che non conoscono lo iena sistem, dai soliti che, avendo studiato poco e letto ancora meno, si augurano di passare alla storia del ballatoio cestistico. Ad alcuni basta quello. Gente che trova affinità diseducative con tipi che hanno lo stesso spessore morale e culturale. Certo sono sempre pericolosi. Sanno come stuzzicare i randagi, anche se i conti si dovranno fare alla fine. Spesso diventano la voce dei padroncini, degli agenti, delle società in raccomandazione semplice, anche quando li mettono alla porta. Il fuoco amico nasce sempre dalla volontà vendicativa di chi è nato per vivere nell’unto.

A proposito. Sacchetti è sicuro che la sua Sassari sbaglia soltanto gli approcci? Quando perde e non dovrebbe farlo ha sempre una scusa pronta. Nell’isola che sembra far respirare male i centri, fuggono, cercano nuove arene, nuovi ingaggi, raccontandoci bugie colossali, le cose vanno davvero male a livello europeo. Perdere in casa con il Gran Canaria ci stava, ma non con quello scarto. Non parliamo della sconfitta in casa del Buducnost.

In tutta questa baraonda europea ci siamo convinti che qualcosa non funziona fra allenatori e giocatori, in Italia e anche fuori: insomma si ha l’idea che nessuno ascolti quello che dicono. Non è neppure colpa della lingua. Quasi tutti se la cavano con l’inglese. Insomma, partendo dalla partita di Limoges, ma anche al Forum, i famosi minuti di sospensione per la “magata” degli ultimi secondi, sono tutti finiti con una bella palla in faccia o buttata oltre confine.

Veniamo adesso all’Emporio Armani, il dente che sembra fare più male, un po’ come succedeva con Siena quando dominava la Piccola Nazione, ma poi soffriva spesso, anche se il Pianigiani è arrivato alle finali, anche se ha fatto soffrire parecchi squadroni. Certo anche Banchi, l’anno scorso, ha messo in buca grandi squadre. Quest’anno sembra aver fatto un passo indietro. Se, come dice il presidente Portaluppi, la squadra è stata fatta dalla società in collaborazione con l’allenatore, allora bisogna riconoscere che certi giocatori hanno soltanto aggravato situazioni che anche l’anno scorso erano evidentemente critiche. Manca sostanza al centro. Dicono che con il bilancio da proteggere, mai esagerare anche essendo ricchissimi, potrebbe andare bene così. Non è detto che l’Emporio sia davvero fuori dalle migliori otto. Ci sono ancora appigli sulla parete viscida. Le spagnole, ad esempio, ma la corsa andrà fatta sulle turche e il Fenerbahce, per la terza volta, pur con tanti regalini, ha dimostrato di essere fuori portata. Vedremo l’Efes dove c’è il mago Ivkovic. Mai dire mai.

Quello che preoccupa è vedere i faccioni dei cecchini che sussurranno nelle maleolenti latrine del Forum dove la corte di re Giorgio dovrebbe fare una capatina. La figuraccia non è dei padroni del palazzo dove tutto peggiora, hanno fatto una nuova tribuna stampa e sembra di essere ai piombi, ma nel ricordo dei viandanti ci sarà sempre un legame con il padrone della società. L’anno scorso l’eurolega in pochi giorni trasformò la zucca vuota in un palazzo quasi decente, alla mezzanotte tutto tornò come prima. Non potevano i plenipotenziari della nobil casa comprare il tabellone luminoso usato dall’Uleb, non si potevano sfruttare certe cose? Niente da fare. Tornando all’Emporio e, soprattutto, a Banchi, tre cose da chiedere. Cosa succede a Moss? Come pensava di affrontare la grande Europa col peso leggero James e il piastrellista Kleiza?

Ora tutti sanno che lo scudetto potrebbe sfuggire solo se i filtri delle varie Dulcamara che battono i viali dovessero portare ad un’epidemia interna. Per il resto sembra abbastanza semplice. Con Hackett, non quello ancora un po’ confuso di eurolega, non vediamo competizione nazionale soprattuto nei play off. La Coppa Italia? Altro discorso. Partita secca. Paturnie che tornano. Lo si vede bene quando Milano viene presa per la gola. Non sempre spunta un Jerrells sul ramo che canta da solo e non passa la palla a chi la vorrebbe sempre. Anche quest’anno. In Europa tutti i nodi vengono al pettine. Si vedono bene certe debolezze, certe paure strutturali. Se fossimo in Banchi faremmo un sondaggio. Chi sta nell’ombra, per adesso, sventola, lo spauracchio nostalgia D’Antoni, ma domani chissà.

Promemoria per le prossime puntate. C’è il libro di Crespi da valutare. La lega lancia il suo sito TV usando l’uomo che fa funzionare Sportitalia basket. Valuteremo. Certo non ci saranno errori di scelta come nelle partite date alla Rai. Le ha sempre decise la Lega, altro che balle, come è responsabilità legaiola il malfunzionamento della grafica a buon mercato.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

Share this article