I cinque cerchioni di Malagò

18 Dicembre 2014 di Stefano Olivari

I Giochi di Roma 2024 con Renzi presidente di una repubblica presidenziale, Montezemolo capo del comitato organizzatore, Malagò ancora al vertice del CONI, Totti ultimo tedoforo (anche se la fiamma dovrebbe accenderla Carminati) e il colpo del tiro con l’arco a Città del Vaticano (perché non il volley? Così Habemus Papam diventerebbe il film più preveggente della storia ammesso che già non lo sia…), non sono certo probabili ma la loro ragion d’essere è chiaramente quella di far girare certi meccanismi fino al 2017. Poi in caso di assegnazione tante cariche ben remunerate per i rampolli fancazzisti e/o deficienti di una ben determinata classe sociale, come fu a Torino 2006, con i pochi posti di reale di responsabilità per fortuna quasi sempre assegnati a gente capace. E corsie preferenziali per opere e infrastrutture che si dovrebbero fare in ogni caso, senza stare troppo a sottilizzare sulle procedure perché in pasto al pubblico verrà dato il classico supermagistrato.

Non sfuggirà ai più attenti che si tratterebbe in entrambi i casi di Olimpiadi targate FIAT, nonostante adesso quasi tutto sia uscito dall’Italia (anche prima, se è per quello, grazie a nonno Gianni mentre i giornalisti sghignazzavano alle sue battute su Baggio e Del Piero): Renzi è un tifoso di Marchionne molto più di John Elkann, Malagò era l’accompagnatore del non Avvocato nelle sue scorribande romane (con foto ritirate dal mercato, anche all’epoca i giornalisti erano leoni), quanto a Montezemolo… va be’, è Montezemolo. È abbastanza curioso che un’azienda che nel corso dei decenni ha succhiato risorse allo Stato, provocato disastri sociali (l’emigrazione di massa ha privato intere zone delle persone che non esitiamo a definire ‘migliori’, quelle che hanno tenuto in piedi questo paese), bloccato il mercato nell’era del protezionismo e andando a picco in quella della concorrenza, per poi fuggire fiscalmente all’estero, controlli ancora gran parte dell’immaginario collettivo degli italiani grazie a media o controllati (dal Corriere ‘Pompiere’ della Sera alla ‘busiarda’ Stampa fino all’assorbito Secolo XIX, il triangolo industriale senza più industrie, senza contare la Gazzetta dello Sport che da lunedì troverà nuovi stimoli a Crescenzago) e condizionati attraverso la pubblicità di auto per sfigati, non a caso abbiamo avuto sia la Uno che la Punto.

Sarebbe immaginabile un Napolitano che si schierasse dalla parte di un imputato per favoreggiamento? Non lo accetterebbero nemmeno i timidi quirinalisti. Malagò giustificando il comportamento della Kostner nella vicenda Schwazer, ancora in attesa di giudizio, non si è comportato molto diversamente. Un’Olimpiade, anche solo immaginata, serve comunque a mettere in secondo piano le nefandezze del presente, come appunto la convocazione di Schwazer per Rio. Comunque, all’ultimo conteggio, nessun grande opinionista ha chiesto le dimissioni di Malagò.

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