Ferrari 2015, fuga per la vittoria (sul Fisco)

10 Dicembre 2014 di Stefano Olivari

Tifate tranquillamente Ferrari, ma per favore non dite che è per patriottismo. Il marchio italiano più famoso nel mondo, davanti alla Scala e ad Armani, starebbe infatti valutando se portare all’estero la sede sociale, in attesa della separazione da Fiat-Chrysler (con collocamento del 10% in Borsa), secondo quanto scrive non Indiscreto ma Bloomberg in un dettagliato articolo di Tommaso Ebhardt. Ne consigliamo la lettura, visto che i grandi portali di informazione si sono limitati a tradurlo senza nemmeno azzardare un commento. La fonte della notizia sono fonti vicine all’azienda, definite ‘people familiar to the matter’, che tradotto in italiano significa che la nuova FIAT ha lasciato circolare la notizia per vedere l’effetto che fa e poi regolarsi. Non le basta controllare quasi tutti i media, direttamente o attraverso la pubblicità, ha anche paura di chissà quale giornalista d’inchiesta o editorialista autorevole. Ma se è autorevole, l’italiano delle 14 domenicali (non Stefano) post-brasato che pende dalle labbra di Stella Bruno di sicuro non lo legge… Queste fonti precisano anche che non ci saranno conseguenze sulla fabbrica di Maranello, quindi tempo 2 anni e i motori li produrranno nel Guangdong (si scherza). Del resto anche FCA ha sede in Olanda. pur avendo residenza fiscale a Londra, continuando a produrre qualcosa in Italia. Della quotazione in Borsa avevamo già scritto su Indiscreto qualche settimana fa, adesso può essere utile ricordare che prima della separazione da FCA la Ferrari distribuirà un dividendo da 2,25 miliardi di euro che non è che proprio gli crescessero ma saranno inventati da un prestito obbligazionario (quale vecchietta dirà di no al suo consulente che le proporrà il bond Ferrari?) da 2,5 miliardi di dollari. In sostanza gli azionisti ‘nuovi’ (quel 10% collocato, più il 10 di Piero Ferrari e l’80 che sarà distribuito agli azionisti FCA) della Ferrari indipendente avranno una simpatica zavorra lasciata dal double president Marchionne. Ma forse abbiamo capito male. Conclusione? Battere la Mercedes sarà più difficile che battere il Fisco. Asterisco liberale-liberista: cercare di pagare meno tasse, rimanendo nella legalità, è un diritto e per chi gestisce un’azienda in fondo anche un dovere. Il punto è che non si può pretendere di farlo fra gli applausi dei danneggiati, anche se i giornalisti servono anche a questo (coming soon un virulento corsivo di Gramellini).

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