Recoba è sempre magico

17 Novembre 2014 di Paolo Morati

Alvaro Recoba

Ancora una volta ci troviamo ‘costretti’ a scrivere di Alvaro Recoba. Intendiamoci: per noi è un piacere, forse lo sarebbe meno per chi non lo ha mai apprezzato come calciatore. La conquista del trofeo Apertura da parte del Nacional di Montevideo a due giornate dalla conclusione del torneo uruguayano ha goduto infatti del consueto contributo del Chino che, dopo aver firmato solo una settimana fa il gol della vittoria nel Clasico contro il Penarol, ha avviato con un calcio di punizione a scavalcare lo schema della rete di Arismendi che ha permesso alla sua squadra di battere il Cerro e laurearsi campione. Per la seconda volta dal ritorno dell’ex interista in Uruguay avvenuto nel 2010.

Di Recoba del resto abbiamo parlato più volte, ci siamo esposti e abbiamo discusso. Proprio con il Direttore già tanti anni fa ci scambiavamo opinioni cortesi ma decise su un giocatore per il quale anche Franco Rossi stravedeva – lui come noi e Massimo Moratti recobiano della prima ora – per poi fare una retromarcia improvvisa. Sono gli anni nerazzurri, quando il mito del Chino comincia a diffondersi e si creano gruppi a lui dedicati (indimenticabile in tal senso Recobamania), contro tutto e tutti. Lodarlo non era semplice, ma doveroso. Del resto doveva esserci qualcosa di positivo in un calciatore che, a differenza di suoi molti ex compagni ritiratisi presto, ha comunque continuato a giocare e oggi a 38 anni suonati e dopo aver rinnovato il contratto ad agosto riesce ancora a tirare fuori dal cilindro i colpi del campione. Colpi che non gli sono mai mancati accompagnati ai tempi d’oro da una accelerazione sulla corsa e una rapidità di esecuzione fuori dall’ordinario. Molta fantasia, il piacere di colpire il pallone e inventarsi una giocata, unita però a una scarsa attitudine a difendere… “Ma a cosa serve difendere se quando il pallone passa tra i tuoi piedi… a preoccuparsi devono essere gli avversari?”, ci passava per la testa quando piovevano critiche su di lui. Critiche legate più che altro al suo contratto miliardario con l’Inter ma anche al dover trovare un parafulmine per le mancate vittorie di quegli anni pre Calciopoli. E in questo senso Recoba pagava il fatto di essere l’emblema del vero modo di Moratti di vedere il calcio, sbeffeggiato da molti e alla fine quasi sconfessato anche da Moratti stesso, che per vincere tutto ha dovuto assumere Mourinho (che, secondo il Direttore, Recoba, a qualsiasi età, non lo vorrebbe mai).

Alvaro Recoba molti anni dopo ha fatto autocritica ammettendo di aver perso delle occasioni, anche se per noi ha fatto il massimo possibile. Anzi, di più. Ci ha entusiasmati come nessun altro calciatore, ha diviso il tifo come solo chi resterà nella memoria sa fare, e i suoi tanti gol (più gli innumerevoli assist) rivisti oggi emozionano come la prima volta. E se in questi giorni abbiamo avuto il piacere di esultare per il gol su calcio d’angolo contro il Wanderers, la punizione decisiva contro il Penarol e nel vederlo, un po’ appesantito e con qualche capello in meno, sorridere ancora come un bambino che si stupisce di stupire non possiamo che ripetere: “Grazie Álvaro (con l’accento sulla a)”.

Share this article