Pisapia o Marino?

18 Novembre 2014 di Stefano Olivari

L’era dei sindaci cosiddetti arancioni si sta chiudendo fra il tragico dei morti e il comico dei finti hacker: il Partito Democratico sta cercando in tutti i modi di liberarsi di loro, mentre la disorganizzata destra si sta facendo fare la campagna elettorale dalla loro incapacità di governare la realtà del 2014, ben oltre le alluvioni e il multiculturalismo (a meno che non si viva tutto attraverso la televisione). Da Marino a Pisapia, da De Magistris a Doria, la sconfitta oltre che della sinistra è della mitica società civile, cioè di un ceto sociale ben preciso e con un’altissima opinione di se.  Una sconfitta al momento soltanto mediatica, visto che con tutti i suoi difetti l’Italia è un paese dove ancora si vota, ma il fatto che non esista opposizione (di qui il successo del Salvini multicanale) e che i Cinque Stelle abbiano canalizzato in un’inutile partito la rabbia di piazza gioca contro chi è al governo delle città: in questo momento qualunque candidato credibile, di destra o di sinistra, li strabatterebbe. Intanto il furbo Renzi si tiene bene alla larga dai contesti pericolosi tipo fabbriche con tutti cassintegrati, paesi sommersi dal fango, periferie degradate: meglio le canzoncine intonate alla coreana (del Nord) da incolpevoli scolaresche, o i venditori di scalogno dop doc igp chilometro zero a 30 euro al chilo. Tutto questo va al di là del valore delle singole persone: quando erano soltanto ‘società civile’ avevamo ad esempio una buona opinione di Marino e discreta di Pisapia  (De Magistris e Doria non classificati nemmeno lì). Il problema è che la gente si incazza e non potendo (ancora) essere putiniani bisogna anche starla ad ascoltare. Il nostro ‘Di qua o di là odierno’ mette quindi in competizione i due sindaci d’Italia delle città più mediatizzate: secondo voi è più adatto a guidare una metropoli del 2014 Giuliano Pisapia o Ignazio Marino? L’appartenenza alla stessa area permette di deideologizzare il sondaggio, anche se un milanese non può sapere bene come si viva nel quotidiano a Roma e viceversa. Insomma, giusto un po’ di bar prima dell’arrivo dell’Isis.

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