La camiciaia di Pozzecco

24 Novembre 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dall’oasi di Bianello, nel comune di Quattro Castella, vestito con i colori della contrada dei vilici, ultimo difensore della mancanza di fede per questo basket gestito in cattività da dirigenti che soffrono d’insonnia e organizzano partite sempre più tardi, come quelle delle 21 a fine anno. Siamo fra i ruderi, anche le pietre hanno le loro artrosi, di quelli che furono i castelli posti come difesa settentrionale ai domini di Canossa, perché qui, fra non molto, il gruppo del premio Reverberi, che sceglie sempre personaggi interessanti, porterà sul palco Alessandro Gentile, come miglior giocatore dell’ultima stagione, e Max Menetti, scelto come allenatore più bravo. Milano e Reggio Emilia. Sembrano aver azzeccato l’accoppiata giusta per questo campionato e ci scusiamo con Benedetta Bagnara, miglior giocatrice nel nome di Lucca, l’arbitro Lanzarini, Mabel Bocchi, premio alla carriera, Maltinti, personaggio del vero basket, l’allenatore commentatore Michelini e il collega Viperignu Costa, se li teniamo in seconda fila, perché siamo quasi convinti di poter prevedere già oggi una finale scudetto Milano-Reggio Emilia, che in semifinale dovrebbero eliminare Sassari e Venezia.

Perché questa previsione a tanti chilometri dall’arrivo? Perché sono le due squadre che se hanno infortunati importanti possono rimediare con ricambi altrettanto forti. Per gli altri un piccolo guaio, la fuga di un Cusin, l’incidente dietro l’angolo diventano problemi. La ricchezza ti dà questo privilegio. Certo è più difficile governare l’utero generale dentro una squadra superaffollata di presunti talenti. Per Banchi, ad esempio, l’esperienza della partita vinta alla fine contro Varese, liberando tutti i cavalli motore di MarShon Brooks, scoprendo che se vuole fare gioco il meglio che ha in casa è il modesto Meacham , uno che sarebbe la fortuna di tantissime squadre senza un conduttore sereno, solido, lucido, rendendosi conto che le “timidezze” di un testa quadra come Melli nascono, soprattutto, quando il principino si sente circondato, in società e in Nazionale, nel ruolo che vorrebbe occupare da titolare. Per Menetti molto difficile adattare il vestito creato per “Reggio Emilia uno” a questa “Reggio Emilia due”, molto più ricca di qualità, non esageriamo nelle glorificazioni, in certi eurotest vediamo che le cose non sono così semplici, con la fortuna di aver potuto misurare e pesare Mussini e Della Valle che saranno, di certo, il grande futuro di una società che non ha costruito rubando l’album delle figurine, ma è andata nel cantiere originale creato da tanto tempo, arrivando ad avere una squadra da prima fila, ma non fatta soltanto da capitani dalle bande nere, principi mercenari, perché i giocatori della Grissin Bon li riconosci come nostri.

Diaciamo che Sassari potrebbe ribellarsi a questa idea di stare in seconda fila. Ne ha la facoltà, ma soltanto se ci fa vedere partite più decenti di quelle contro il Novgorod. Siamo tutti d’accordo che Micione Recalcati non è un tipo che graffia quando fa ancora freddo e nella squadra molti non si conoscono, ma pure questa bella Reyer sembra meno forte delle due prescelte dai maghi di Quattrocastella. Il che ci porta, purtroppo, anche ad una dolorosa constatazione. Se davvero sarà Milano-Reggio Emilia quale campo, secondo voi, non sarà adatto ad una finale teletrasmessa?

Veniamo alla disfida nel campo varesino a Masnago. Pozzecco espulso che si straccia la camicia sembra piacere a chi non crede che il basket abbia bisogno di una sua armonia capace di tenere lontano isterismi, istrionismi, bullismi, e, purtroppo, mascalzoni come quelli che hanno portato al morto mentre Galatasaray Istanbul e Stella Rossa Belgrado, uhm qui andiamo oltre le tifoserie sportive, stavano andando in campo. Per i pochi, pochissimi, purtroppo, che erano presenti al Memorial Porelli sul campo cupo di Casalecchio, era chiaro che non saremmo mai arrivati ad un armistizio sportivo fra il Pozzecco mosso come il miglior lambrusco e l’arbitro Lanzarini, uno dei premiati a Canossa, il facchiniano doc, uno di quelli che difende il verbo del direttorio quando impone ai direttori di gara di non avere dialogo con i giocatori, ohibò diranno nella NBA, nella stressa NCAA, in Eurolega. Lo espulsero in quella notte senza magia e senza memoria, ma che il basket italiano abbia memoria corta lo sanno tutti i veterani che spesso vengono trattati a pesci in faccia da nuovi dirigenti. Questa nuova orda da canestro sputato e che riconosce i giocatori come prodotti tipo fabbrica, sono tutti similpersonaggi arrivati alla grande ribalta dopo aver mangiato riso soffiato nei piccoli e importanti cantieri dove non tutti, però, pensano a fare giocatori, ma a guadagnarsi la feluca da viaggio in prima classe. Espulso quella sera, il Poz, cacciato fuori a Masnago quando cercava di alterare una situazione tecnica che lo vedeva fortemente penalizzato. Eh sì. Se da lui sta fuori Kangur è un problema grosso. Se dall’altra parte si trovano senza Gentile, Hackett, Kleiza, possono anche farcela tenendo in panchina un simil azzurro come il Gigli che non pensava certo di fare tappezzeria anche nelle giornate d’emergenza. Abbiamo letto di talentoni attirati dalla NBA che confessano di non farcela più dopo un anno in panchina. Non si impara molto negli allenamenti, anche quelli duri, perché in partita è sempre diverso. Ora accettare il limbo per tenersi al caldo, nel lusso, nella prima fila, scambiati per le ballerine del coro, non dovrebbe essere l’aspirazione di nessun giocatore che abbia un po’ di orgoglio. Ci amareggia vedere Gigli mentre si morde le unghie. Siamo davvero stupiti che Gigi Datome resti addirittura in tribuna nella Detroit dove i fenomeni saranno al massimo due o tre.

A proposito, chi pensa ad Azzurra Tenera come squadra sorpresa dell’europeo fate conto che al monitoraggio natalizio i nostri quattro moschettieri cocchieri sono messi un po’ male: cresce, per fortuna, Gallinari dopo lunga degenza, Belinelli è nel castello più fortificato della NBA e sta bene, ma Datome è desaparecido, mentre su Bargnani indaga il commissario Basettoni.

Segnaliamo anche una tirata d’orecchie di Ataman all’Aradori che non aiuta il Galatasaray come pensava l’uomo cresciuto nelle lande bresciane e diventato maggiorenne come allenatore con Siena che a lui deve i primi passi importanti nella storia del basket nazionale ed europeo.

Pagelle da tenere care fino a martedì prossimo perchè il fine settimana porterà le stanche ossa verso Roma, amicizie dell’atletica che non si scorderanno mai, amicizie con colleghi a cui siamo fraternamente legati, per una giornata, forse l’ultima, di premiazione dove il libro scritto con Sergio Meda su Cesare Rubini l’Indimenticabile (per noi, per quasi tutti, ma non tutti, purtroppo) avrà l’argento del CONI.

10 A Woody ALLEN che contrariamente a molti cicisbei dell’italbasket, a molti guastatori legaioli e televisivi, considera fra i momenti magici della sua vita di grande regista quelli passati a vedere una partita di basket: “Vado in estasi”.

9 Alla CAMICIAIA di POZZECCO perché una pubblicità come quella che può dare un allenatore urlante che viene espulso e, lasciando il campo, tenta di strapparsi un capo ben fatto, non ha prezzo, salvo che per l’interessato costretto a farsene fare una nuova con il poco che avanzerà per la multa societaria.

8 A MELLI e MarShon BROOKS che riescono a mettere in difficoltà il loro allenatore nella maniera che piace di più ad un generale impegnato a dividere minuti, gloria e sofferenze in una squadra difficile da educare, rendere davvero coesa sul campo e non soltanto nelle dichiarazioni di comodo.

7 Al Cesare PANCOTTO che con la sua Cremona è stato protagonista della partita persa dopo tre supplementari sotto il nuovo castello di Trento, perché alla fine ha detto quello che ogni giocatore vorrebbe sentirsi dire quando va male: avete perso, ma non siete stati battuti.

6 Ai CARABINIERI di Pesaro che hanno tenuto per un po’ sotto osservazione LaQuinton Ross, accusato, senza prove, pare, di aver abusato di una ospite del “patronato” della gloriosa Vuelle che non c’è più, perché poi sul campo l’uomo di Dell’Agnello è stato l’artefice della vittoria. Certo una strada tortuosa per gli allenatori che, stanchi di sentirsi dire che i loro “campioni” sono stati visti spesso girovagare di notte, senza seguire una linea retta, resi impotenti, troppo spesso, da dirigenti di società che non sanno far rispettare le regole, potrebbero chiedere aiuto alle forze dell’ordine, magari senza dover utilizzare investigatori privati come fecero all’Inter col “povero Vieri”, senza inventarsi niente per rompere certi contratti sbagliati.

5 Al valente collega CHIABOTTI che, giustamente, si chiede se non siamo un po’ tutti noi dei media i veri responsabili della pittoresca uscita dell’espulso Pozzecco dal campo. Tocca un tasto delicato. Facciamo autocritica con lui e ci mettiamo dietro alla lavagna insieme a moltissimi altri che adesso ti sorridono melliflui con la frase che fa vorticare il regno marronaro al massimo: “te lo avevo detto”.

4 A Gianmarco POZZECCO, che con Lanzarini era già ai ferri cortissimi dal precampionato, non tanto per aver cercato di alterare l’ambiente in una partita con una sola grande favorita, ma per aver dichiarato che ripeterebbe tutto. Certo lui è nel cuore della squadra, della gente, quel sangue lo condivide, ma non può pensare che sia l’istrione a decidere sul campo. Serve molto di più e ai giocatori si deve dare aiuto per non farli esagerare. Gli serve la memoria sui maestri che lo hanno allevato ed educato.

3 Ad Omar COOK, 16 assist in Europa, e ROCHESTIE, crudele esecutore per togliere a Sassari i sogni di eurogloria, perché quando erano da noi non davano l’impressione di essere così bravi. Non vorranno certo far credere al romantico Cappellari, difensore dell’idea su una scuola tecnica italiana al primo posto, che altrove sanno leggere meglio le qualità di certi giocatori?

2 Il caso FORLÌ dove una squadra senza stranieri (fuggiti per mancato pagamento?), ha retto sul campo dove sembrava non dovesse andare dopo gli scioperi infrasettimanali. C’è del buono dove Bucci e Frattin hanno regalato il loro talento, la loro arte, la loro professionalità. Ma c’è anche del marcio che, purtroppo, contamina tutto il resto. Ora ci aspettiamo che qualcuno intervenga, aiuti, renda ancora possibile il sogno per una città che al basket ha dato e può dare tanto. Lo stesso discorso vorremmo farlo per Napoli se si capisse qualcosa, ma non osiamo chiamare il povero Calvani che non sembra avere fortuna.

1 Alla LEGA che dopo essersi fatta fare scopa dal calcio in troppe occasioni continua a coda bassa e per la notte quasi santa del 29 dicembre, fine anno bella gente, propone un bel turno di campionato alle ore 21. Viaggi facili, ambiente bello carico, regalandoci un anticipo Avellino-Brindisi che, lo capiranno persino loro, renderà il tutto ancor più oscuro.

0 Al RESPONSABILE FEDERALE per gli arbitri che non è intervenuto subito per evitare la spaccatura fra direttori di gara e giocatori adesso che un genio insicuro ha imposto di evitare qualsiasi dialogo. Sentirsi un mondo a parte, molte chiacchere e destintivo, non renderà migliore l’atmosfera in campi dove, lo ammettiamo, pochi garantiscono la sicurezza, dove non sono davvero tante le società che agli uomini del nuovo regime fischiaiolo fanno portare acqua, asciugamano e generi di conforto. A proposito, ci sono posti dove i ragazzi che devono tenere asciutto il parquet si addormentano. Ora sarebbe giusto che gli arbitri pensassero a quello e che le società spiegassero ai loro virgulti che asciugare è fondamentale, per l’incolumità di giocatori che pagano, un ruolo chiave che nasce dall’umile straccio, ma insegna a vivere e intanto tutela il capitale.

Oscar Eleni, in esclusiva per Indiscreto

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