Meglio i cani di Alicja Zmyslowska

17 Novembre 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni in paziente attesa davanti al sito Dagospia per sapere dove vive la fotografa polacca Alicja Zmyslowska, un’artista straordinaria che sembra dar luce a ciascun cane come se fosse un individuo diverso. Le volevamo chiedere dove ha ha fatto il suo corso allenatori, eh sì, ce ne sono molti, nel basket, nello sport, che danno luce a cani diversi, non ricambiati, morsicati dagli stessi che hanno liberato dai canili prima della piena. Pensate a Sacripanti quando la sua Cantù si è trovata nella bufera Kleiza al Forum. Immaginate il povero Molin mentre legge le dichiarazioni sull’impegno e la dedizione del subentrato Markovski sulla sconfitta della sua ex Caserta a Capo d’Orlando che non aveva ancora vinto in casa. Come pensava che fossero il caro Zare questi pettirossi casertani? All’origine del crac non c’era soltanto la mano morbida dell’allenatore. Certo che potranno far meglio, se riusciranno a giocare al completo, ma scoprire impegno dopo aver fatto cacciare un galantuomo era il minimo sindacale nel balletto delle dimissioni date e poi ritirate dell’Atripaldi Brunelleschi che si è trovato con bufale avariate nella terra dei fuochi.

Meravigliosi i cani della polacca, mai esagerati, dolcissimi, molto più dei giocatori che cercano minuti e vendette e poi, come capita al Cusin di Cremona, fuggito dalle chele di Romeo Sacchetti, un bel tabellino con 2 punti e 1 su 1 al tiro in 16’ giocati, con meno 5 al mefitico plus minus che spesso smaschera il tradimento di certe scelte. Ci servono immagini come quelle di Alicja per valutare i due fratelli Gentile al Forum: splendido e feroce Alessandro, irriconoscibile e in dolorosa involuzione Stefano. Avremmo bisogno di quegli occhi innamorati per capire se a Reggio Emilia, quando avranno recuperato tutti, possono considerarsi i veri rivali del colosso Armani battuto in campionato, staccato in classifica dopo aver vinto sul campo di Avellino dove aveva appena perduto la ciurma che vive nell’isola del tesoro agli ordini dell’ammiraglio Banchi.

Milano e i suoi risvegli appena vede una nuvola e prende la scusa per far stringere uno all’altro i marinai delle sue notti magiche. Non c’erano problemi prima di cominciare, non ce ne sono adesso che le cose sono state chiarite all’interno: obbiettivi immediati e logici il terzo posto nel girone di eurolega, cominciando dalla sfida di giovedì a Desio contro Mangiafuoco Obradovic, poi la ricerca di un posto comodo, non è necessario che sia adesso il migliore come quando avremo il quadro dei playoff, per le finali invernali della coppa Italia che potrà giocare sul campo che conosce meglio di qualsiasi rivale dovesse trovarsi contro, un particolare che spiega tante cose su certe scelte.

Già. Capirli è facile. Difficile, invece, stare dala parte di una Lega chiusa nel suo antro da Polifemo che vede con un solo occhio le possibilità di rinnovamento, una organizzazione che sicuramente ha partner crudeli, se RCS vuole la coppa Italia a Desio, se la RAI mantiene l’orario delle 20.30 per Armani-Cantù al Forum di Assago, alla stessa ora di Italia-Croazia per calciatori e lanciatori di fumogeni a San Siro.

Come dice giustamente viperix Costa in giro c’è gente (Bianchini citato a caso vi va bene?) che ha idee per cambiare lo stato penoso delle cose nella repubblica dei cesti di banane, rivoluzioni vere più del solito sballottamento che Pianigiani e i suoi pretoriani tecnici vorrebbero fare nuovamente nel già confuso settore giovanile come ci informa il Guerini di Tuttosport che sulla virata legaiola verso Gazza degli orgasmi, sembra averla presa meglio del Barocci difensore coi denti della trincea del basket al Corsport-Stadio.

Non sappiamo come la prenderà Micione Charlie Recalcati per questa nostra passione verso le fotografie sui cani dell’artista polacca. Lui, però, è un tipo che non vuole il tamburo della banda d’Affori ogni volta che arriva al Taliercio. Sa che questa Reyer tornata gloriosamente in testa ad una clasisfica di serie A non è ancora pronta a sfidare il leone di mare milanese, come dimostrato dalla sfida in campionato al Forum, ma si è pure accorto che i margini di miglioramento sulla sponda orogranata sono ancora moltissimi e se Nelson non è rimasto davvero fermo sei mesi allora ci sarà da discutere con Venezia fino alla fine. Pensiamo che ne siano convinti sia Banchi che Sacchetti. Se poi nel torneo s’infila la lama di Porthos Menetti allora, come squittiscono i telecronisti disperati quano temono che partite nate morte abbassino l’audience, avremo un campionato almeno combattuto, mai di alto livello, ma senza don Rodrigo all’orizzonte come negli ultimi anni. Questo Menetti è un bel soggetto ed è anche coraggioso, non soltanto perché si sente re dei gnocchi nella gargantuesca terra reggiana delle teste quadre capaci di programmare, pensare, trovare risorse negate da un palazzetto obsoleto, glorioso ma inadeguato, e pure tenere a bada gli insofferenti. Quelli che al tecnico friulano hanno reso la vita sempre difficile, fino al pentimento davanti a certe imprese, tipo Coppa Italia dell’anno scorso, successo europeo al Pala Dozza bolognese, a questa rimonta dopo tormenti vari e infortuni concatenati. Questo, però, ha permesso di esplorare il giardino dei due ragazzi di razza Mussini e Della Valle.

Abbiamo un campionato? Sì, anche se non se ne sono accorti in tanti visto che nella domenica senza calcio di serieA non c’è stato un fraticel garbato che all’ora sesta abbia fatto sapere a Marino, alla Rai, ai giornali, che si poteva fare di meglio per avere addosso riflettori più forti di quelli che ogni giorno e ogni domenica sera gli mette Sportitalia, terra di Mohicani che trovano spazio dove di solito il dio pallone mangia le vittime del suo giornaliero sacrificio all’idea che lo sport è vita se vissuto in armonia e non pisciando su tutto, litigando per verità mai rivelate, ferendoci per qualsiasi finta lotta sulla fede sportiva. Gente da Colosseo perenne. Vengono spesso anche da fuori. Croazia, Francia, Germania, Inghilterra, ma se fate caso, molti di questi a casa loro non riescono neppure a dire abbasso che già si trovano nei piombi degli stadi.

Comunque sia, abbiamo già messo in conto la reazione di lorsignori sull’eterno speronamento fra grande calcio e il miglior basket: cosa vi lamentate se al Forum c’erano più di 11.000 persone? Ecco perché ci sentiamo distanti dall’ idea dei difensori di un orto che non vuole essere di nicchia e tifiamo per far vedere a più gente possibile partite tipo Sassari-Kaunas, purtroppo in criptato, come i primi due tempi della saga Milano-Cantù, purtroppo negati ai troppi che stavano dietro ai fumogeni di Conte.

Pagelle dal giardino di Alicja cercando di tenere buono l’alano che vuole avere ragione di un labrador pacioccone, ma non fifone.

10 Al vecchio leone Ksistov LAVRINOVIC, quello di Siena, che ci fa rimangiare tutto in tempo di bolliti, nello stesso giorno in cui sembra esserci la rivoluzione lituana con il KLEIZA sbarbato che affonda il brigantino del Sacripanti ingannato dalle promesse di certi suoi marinai che stanno all’idea di una difesa di sofferenza come i vampiri davanti all’Avis.

9 Al POLONARA tornato nel circolo virtuoso dei talenti che non si accontentano di avere un buon stipendio e, ogni tanto, l’ovazione delle curve a cui chiedono protezione, peccato che da veniale, per molti, è diventato mortale, ma cercano di fare progressi in diversi aspetti del gioco. I suoi 12 rimbalzi, quello che ha fatto vedere nelle ultime uscite ci dice che qualcosa di buono sta nascendo: sarebbe la terza volta, ma speriamo sia quella buona.

8 Alle NAZIONI che ospiteranno l’europeo del 2015 perché nessuna ha voluto come testa di serie a casa sua l’Italia. Non per colpa della squadra, o non soltanto per quel col viavai incerto dei mostriciattoli NBA, ma per lo scarso seguito. I francesi, ad esempio, hanno voluto i finlandesi che a Capodistria erano il doppio dei nostri pur essendo a quattro passi da casa Italia. La verità è che pochi credono che il nostro basket sia esempio per rinnovare, creare come succedeva ai tempi in cui gli spagnoli venivano da Porelli per capire come strutturare quella che oggi, insieme all’eurolega, salvo qualche Gastone importato dai nostri oratori, è la migliore organizzazione nel baset continentale.

7 Agli eredi dell’indimenticato CHIMENTI, vittima sacrificale del grande Giordani quando era nervoso, ma anche amico privilegiato del Jordan, che hanno deciso di donare ad un ipotetico museo del basket nazionale i cimeli raccolti negli anni di vita dedicata a questo gioco, ai protagonisti e alla loro storia. Speriamo non finiscano in qualche cassetto romano, nella stessa stanza dove ancora non sanno dirvi dove collocherebbero la Casa della Gloria nazionale che meriterebbe visite guidate, e attente riflessioni.

6 Al grande Dule VUJOSEVIC del Partizan che ci aiuta, nella ormai disfida nazionale fra i sostenitori del Cappellari pro allenatori italiani e il nostro piccolo circolo di storici da Rincosur, presentando in lega Adriatica un tale Marinkovic, classe ’97, che a Skopje segna 20 punti, 4 su 7 da due e da tre: vi dice niente questo? Mentre qui si devono ancora convincere i padroncini che avere dei viaggiatori viaggianti senza senno, come dice Bianchini insieme alla Mannoia, non serve a nessuno e se Milano gode per i suoi 11.000 Roma deve riflettere sui suoi 2.000 scarsi.

5 All’Andrew GOUDELOCK, che i tifosi dell’eurobasket e di Milano vedranno su SKY sport e a Desio fra qualche giorno, perché il suo 10 su 10 record della manifestazione ci fa riflettere su certi personaggi che lontano dagli USA sembrano spine di Armageddon. Valutare bene il talento e la mentalità prima di cacciare tutti fuori dal regno. Dagli stessi che vedono personalità forte nel ragazzino che fa 4 su 14 al tiro, che credono davvero ai tipi come il Kobe Bryant che per farne 44 in una ennesima partita persa deve sparare 34 volte, la metà dei tiri dei suoi Lakers che hanno mortificato un D’Antoni per ascoltare questo Mamba.

4 Al POZZECCO che non riesce a trovare un luogo di meditazione restando davvero lontano da tutte queste moine che gli stanno facendo anche quelli già pronti a garrotarlo dopo 4 sconfitte consecutive. Varese regge due, tre tempi al massimo, poi è apnea. Organico ridotto? Allenamenti che non allenano abbastanza? Tutte e due le cose, probabilmente, ma è certo che senza un paio di pedine il Poz soffrirà proprio nel momento in cui la sua rivoluzione stava eccitando anche gli antibasket per eccellenza, i calciofili abbruttiti. Colpa di? Pochi soldi, idee brillanti, ma chiare, ma cassa sempre in sofferenza che fa trepidare anche chi è passato da piazza Montegrappa e ora aspetta da lontano.

3 Alla RAI ottusangola che preferisce farsi dire di avere avuto un’audience bassa, uno share da freccette, piutosto che aggiustare i programmi e proporre un Milano-Cantù in orario compatibile nella domenica senza serie A e poca B. Un po’ quello che avremo domenica prossima quando ci sarà la diretta fra Varese e Milano alla stessa ora del derby di San Siro fra Inter e Milan. Dalla famosa favola sul tipo che se li tagliava per far dispetto alla moglie. La domenica è piena di angoletti piacevoli. Cercarli e sfruttarli costa così tanto ai cacciatori di rubli per avere una televisione in proprio da far nascere senza una vera necessità?

2 Al Julyan STONE che finalmente si è tolto il lenzuolo di fantasma di grandi opere del basket statunitense e ha degnato di farsi vedere, purtroppo per i buongustai della Bologna che sa giudicare i talentoni, anche al pubblico italiano. Ora non vorremmo che la scintilla accendesse il solito telefonino dell’agente che ti fa sapere di avere offerte importanti lontano dalla Laguna.

1 Al CUSIN che gioca 16’ a Cremona e non va oltre una prestazione da comprimario. Rispettare certe scelte “di vita” è obbligatorio, ma prima sarebbe interessante che anche Pianigiani si facesse spiegare dal pivot quasi titolare di Azzurra tenera cosa pensa di imparare in una squadra fuori dall’Europa e non certo in corsa per lo scudetto. Certo che Pancotto potrebbe anche essere più bravo di Sacchetti, ma non così tanto, noi ne siamo proprio convinti, da giustificare una scelta esistenziale così lontana dal terreno dove chi sogna in grande deve vivere, sempre.

0 Agli ANTI LUCA BANCHI che un giorno sì e l’altro pure vorrebbero far fare all’allenatore dell’Emporio la fine del Mazzarri interista che non gli somigliava davvero, anche se venivano quasi dalle stesse culle. Lui sa, come tutti i predecessori in casa Olimpia, come dicono quasi tutti gli allenatori passati per Milano in ogni sport, persino nel rugby, che non ci sono giorni di quiete dove esondano fiumi avvelenati. Mai. Per fortuna riesce a difendersi da solo, senza bisogno di tutori e finti amici smaniosi di salire sul carro.

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