Il compagno di Wawrinka

24 Novembre 2014 di Stefano Olivari

A Roger Federer mancava soltanto la Coppa Davis, perché in fondo l’oro olimpico (il doppio di Pechino 2008) ce l’aveva già. E l’ha vinta con un tasso di drammaticità (non simulata, come si è visto nella partita persa con Monfils venerdì) che raramente si era riscontrato nella sua pazzesca carriera. Merito anche di Wawrinka, ingiustamente sparito dai titoli dopo avere tirato la carriera per anni ed essere stato decisivo in questa vittoria dove la squadra c’entra poco (cosa può dire Luthi a due così?) e trattato anche dai media svizzeri alla stregua di Ove Bengston. Però Wawrinka è numero 4 del mondo, vincitore e crediamo anche futuro vincitore di Slam, mentre il grezzo gigante che nel 1975 accompagnò un Borg quasi minorenne all’unica vittoria in Davis della sua carriera al massimo è stato numero 43 ATP e di sicuro in quella storica edizione non gli fu di grande aiuto nella finale contro la Cecoslovacchia, perdendo sia da Kodes che da Hrebec e venendo trascinato di forza alla vittoria da un Borg che turandosi il naso giocava il doppio (parentesi: nei turni precedenti, sempre vinti grazie all’Orso, i singolari li giocava Birger Andersson, senz’altro inferiore a Bengston). E quindi? Onore a Federer, che la Davis l’ha quasi sempre snobbata da quando è diventato Federer (non è una colpa, non è il servizio militare: che peraltro in Svizzera esiste ancora), ma che ha voluto fare un regalo al suo paese più che a se stesso. Ma soprattutto grande Wawrinka, che in certi casi (in Davis di sicuro) ha superato il maestro senza farlo pesare.

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