Sassi su Pianigiani

20 Ottobre 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla bellissima Matera che sarà città della cultura europea dopo aver battuto concorrenti forti come Assisi, ma, soprattutto, Siena condannata a soffrire ancora molto adesso che nello sport le è rimasto soltanto l’orgoglio e l’onore, ma partendo, almeno nel basket, più che nel calcio da molto in basso. Abbiamo lasciato nella città fantasma di Craco la banda delle “Pale Eoliche” inventata dal geniale Rocco Papaleo per il meraviglioso Basilicata coast to coast, puntando sulla città dove le “chiese seggono sulle case di pietra naturale”. Cercavamo purificazioni trovate da Pasolini, Mel Gibson, avevamo voglia di Aglianico, un desiderio di restare lontano dal campionato spezzatino che , televisivamente, non sembra avere molta fantasia. Varese, Milano e Venezia riproposte a stretto giro di decoder, ma perché stupirsi?

Non avevano imbroccato le date, i prezzi, la propaganda, per la supercoppa a Sassari, ci hanno dato dentro senza sfruttare bene la domenica senza calcio tutti presi da questa nuova veste del sito legaiolo che è diventata labirinto per far divertire soltanto i maghetti del messaggino, ma poi si sono superati accettando che l’orgasmica Gazzetta potesse avere l’anticipo al sabato di Reggio Emilia-Cremona, non il massimo, anche se poi lo è diventato per la fiesta meritatissima delle 2.000 partite del Cesare Pancotto duce della Vanoli, alla stessa ora in cui allo stadio Mapei andava in scena il calcio proposto da Sasuolo e Juventus. Non ve ne eravate accorti? Alzate le spallucce perché la Grissin Bon ha venduto tutto in abbonamento, salvo gli 80 posti per la tifoseria ospite? Fate male. Intanto non c’era il pieno nella stalla del Pala Bigi che il comune ha promesso di migliorare moltissime volte, forse quanto le giunte di Cantù per il Pianella, un campo angusto, indegno per chi ha investito così tanto sulla squadra di basket costretta ad andare a Bologna per le sue brame europee. Fare di queste piccole scaramucce per sentirsi superiori fotografa tutto il nuovo corso legaiolo.

Non ci interessa polemizzare con quelli che vorrebbero soltanto incenso, siamo abituati da una vita, gli ultimi sono stati i grandi elettori del Fernando Marino già impegnato a litigare con il Comune di Brindisi, che bussa alla porta della società da lui presieduta per noleggi di area non ancora sistemati. Il problema è che non vediamo elasticità mentale per chi dovrebbe davvero guidare il brigantino fuori dalle secche di una crisi imponente. Bastava guardare sulla sedia di fianco dove siedono quelli della pallavolo che, contrariamente a quanto celia la giocatrice di basket Gottardi, sudano sul campo anche se le ragazze ci vanno truccate. La pallavolo si è resa conto che non si poteva andare avanti aspettando il messia e il Paperone paparone. In passato esistevano, adesso non ne vedi tanti. Con sofferenza hanno cambiato tutto e tanto: niente retrocessioni, le franchigie restano in serie A se hanno i conti puliti e i vivai davvero funzionanti. Sul campo meno stranieri possibile. Sofferenza, ma intanto rivoluzione vera e non chiacchere. Qui, invece, si va in giro sventolando distintivi e alla terza giornata siamo ancora con il pacchetto radiotelevisivo “silver” ancora invenduto pur sapendo che le partite più appetibili saranno quasi sempre quelle del lunedì dove si sono le due italiane di eurolega. A proposito. Giusto far respirare Milano e Sassari impegnate al venerdì nel grande torneo continentale, ma perché mandare in campo, in trasferta, Cantù a neppure 48 ore dalla partita durissima giocata a Varese?

Misteri come quelli che agiteranno le notti di Toti più che di Villalta dopo aver visto come gli arbitri del Taliercio hanno passato il sale dell’intransigenza sui difetti evidenti di chi sta ancora affrontando un cammino incerto come l’Acea Roma che ci piace abbastanza, almeno fino a quando non avranno perduto mani importanti alla bocca della verità che è rappresentata non soltanto dal campo, ma anche dagli allenamenti.

Arcane trappole come quella dove in tanti stanno spingendo Simone Pianigiani che, secondo gli inquirenti dell’inchiesta senese Time out, potrebbe entrare nell’elenco degli evasori importanti del nostro sport per aver accetatto pagamenti in nero ai tempi dell’epopea mensanina e dei suoi sei scudetti consecutivi. Diciamo subito che non lo vorremmo al rogo. Sul campo, come allenatore, ci ha detto, moltissime volte, di essere fra i migliori d’Europa. Fuori, molto spesso, ci ha dato fastidio quell’aria di finta amicizia per nascondere veri sentimenti, ma per chi è stato arruolato troppo tempo fa nella banda degli orsi a cui, come sapete, danno tutti la caccia, portandosi dietro ros(marino) e tante altre cose per lo spiedo, questo non è un problema. Siamo amareggiati per queste rivelazioni a puntate sul pasticciaccio brutto di Siena che assomigliano un po’ a quelle sul caso Schwazer. Arrostito e mangiato il marciatore che, come tanti del suo durissimo sport, interessa soltanto se porta medaglie, mantenuto a pane e cicoria quasi sempre, anche se esistono pure gli invidiosi per questo stato di sofferenza da puzzapiedi, cercando poi altri specchi per far risaltare una certa luce puntando sulle “amnesie” amorose di Carolina Kostner.

Nel caso di Pianigiani, con la società retrocessa, Minucci ai domiciliari, una stanchezza cronistica nel ripetere che sul “nero” hanno campato tantissime società per anni, fino a considerare buone per una breve, un taglietto basso certe notizie sulla vicenda, ecco che prendere per l’orecchio il presunto evasore che è poi il commissario tecnico della nazionale di basket ridona splendore alla vicenda. A Roma, nella trincea del Petrucci amareggiato, sono preoccupati non tanto dall’evasione interna, peccato grave, ma comune a tanti nel Bel Paese dove, come si sa, non tutti portano le stesse catene, quanto dal sussurro che ci sarebbero stati versamenti su conti esteri, una cosa che impedirebbe anche a un prestigiatore come il presidente federale di presentare il suo capo della struttura tecnica come il re dei virtuosi che può guardare negli occhi anche il giocatore più ribelle. Fino a ieri era così, tanti sono convinti, primo il supersqualificato di Forlimpopoli, che con Pianigiani sul posto a Trieste, Daniel Hackett se la sarebbe cavata come tanti altri renitenti alla leva nella storia azzurra. Ora ci si augura che i legali di Pianigiani chiariscano tutto, mettano le cose a posto dando la parola al diretto interessato che al momento, come logico, sembra molto teso, la stessa cosa che capita agli ex giocatori di Siena appena si torna a parlare dell’operazione Time out.

Sul campionato che è appena partito niente di nuovo da segnalare, troppo presto anche se il presidente di Reggio Emilia si è agitato per la testata al vetro dei suoi grissini non tanto bon in una partita dominata, affidata più agli italiani che a stranieri in panne, e poi lasciata alla gloria cremonese di mastro Pancotto. Certo la Milano di Istanbul ha dato l’impressione di essere superiore a tutti anche adesso che va in terza marcia, perché si muove prima se i nuovi “angeli incompresi dell’altro mondo” pensano di essere arrivati nel piccolo regno dove la gente ancora crede che una schiacciata, una minchiata qualsiasi, tolga la difesa di torno.

A proposito di vetrine e di Leghe dormienti. L’emblema del grande bluff dirigenziale di questi anni passati a leccare sempre le stesse mani è il caso Akele, in un secolo dove ci si era illusi che non esistessero più vincoli vitalizi, come desiderano procuratori e genitori famelici, come vorrebbero i sapientoni che poi vanno alla balaustra e urlano per la mancanza di fede nel vivaio delle società che, secondo l’opinione in vigore, dovrebbero soltanto pagare e mai avere un incasso certo. La Federazione che sente il grido di dolore dell’assogiocatori, che vuole la botte piena e la moglie Azzurra ubriaca di successi, dovrebbe aprire un dibattimento pubblico, mettere in chiaro leggi, paletti, senza farsi abbindolare da una Lega dove si parla di unanime solidarietà con una delle parti, quando, invece, metà degli associati guardava preccupata più che curiosa alla vicenda che coinvolge la Reyer dove, lo ammetteranno anche i più agitati, qualcosa d’importante per il basket è stato fatto. Ora non riuscendo a capire perché un ragazzo impreparato per la serie A non ha voluto accettare il prestito nella Trieste dove sanno come si allevano campioni, ci domandiamo se anche questa volta gli indignados sono pronti a buttare via il bambino con l’acqua sporca.

Sì, è giornata per luoghi comuni come ci avrebbe detto sogghignando il carissimo Marco Ansaldo che secondo il Perrone che più ci piace, l’artista con un’anima per far capire che la vita è sofferenza e non soltanto paciugo, è andato in un posto migliore rubato dall’infarto fra le vigne. Se fosse così, caro Roberto, accompagna presto in quel mondo diverso, per alcuni, migliore, invece, per lui discepolo di Dongiu, anche noi che ci sentiamo sfiniti. Nel viaggio ci porteremo dietro il dolcissimo Lionello Bianchi che ha incontrato Joe Black per fargli sapere che lasciava sulla terra tanta gente “braviiiissiiiima” che sapeva anche voler bene. Caro Lionello se incontri il professor Guerrieri, o il Grigo, tutto orgoglioso perché Trento in preparazione alla sfida con Milano è andata ad allenarsi alla Damiano Chiesa di Rovereto, fagli sapere che siamo sempre più infelici senza di loro e Kasumoto Porelli che ai nuovi legaioli avrebbe due o trecento cose da chiarire.

Pagelle dai Sassi di Matera.

10 A Luca DALMONTE per aver superato il fuoco dei fischi incompresi, mentre gli arbitri facevano scorpacciate di ego, schivando la polemica sterile dopo l’espulsione a Venezia. Ha chiesto soltanto tempo per vedere le cose con più chiarezza. Ma caro elettroni, chi dovrebbe aiutare a fare chiarezza se partiamo dall’idea loro sono loro?

9 Al Nic MELLI visto contro il Fenerbahce perché ci ha fatto capire che lavorando bene si possono fare tanti progressi. Sul campo. Fuori è un po’ diverso e ci viene ancora il nervoso pensando alla sfortuna sua, di Azzurra Tenera, per il tardivo intervento chirurgico postferiale. Con lui la base della nuova Italia, che ora già smania per il recuperato Gallinari, sembra davvero più solida ed affidabile, meno tracotante, più elegante.

8 Al Beniamino ORTNER che è sempre stato maltrattato da allenatori a cui rendeva servigi immensi sul campo, ma non s è scoraggiato e adesso ha trovato in Carlo Recalcati uno che sa cosa serve ai muri per stare in piedi come ai tempi della gioventù del Charlie svezzato da Stankovic e portato allo scudetto di Cantù protetto dal famoso muro Burgess, Merlati, De Simone.

7 Alla LIGA SPAGNOLA che ci mangia a colazione quasi tutti i giorni, capace di vendere già 3.000 abbonamenti per la coppa del Re che si giocherà a Tenerife. Qui non sappiamo ancora dove RCS ci porterà per la festa di fine inverno, la più importante prima dei playoff, siamo confusi davanti alle smanie televisive di chi non sa neppure cosa sia una telecamera, anche se promette di avere sottomano professionisti collaudati, amici chiaramente, gente che sa e aiuta come fanno nel nuovo SB che non assomiglia davvero a quello inventato dall’ Aldo Giordani che forse a lorsignori, oggi, darebbe più fastidio delle zecche rimaste in vita dopo la tempesta che ha allungato i mutandoni, ma non aguzzato l’ingegno e migliorato la tecnica sul campo e fuori.

6 A Manny PACQUIAO, pugile del mito che presto combatterà per un altro mondiale, per la sua apparizione nella prima giornata del campionato filippino di basket a cui hanno assistito 52.000 spetattori. Da noi sarebbero andati in giro con la bava alla bocca urlandoti: ammettetelo nostalgici del basket antico, siamo grandi! Eh, ehheehe.

5 A Cesare PANCOTTO che per la sua bellssima impresa a Reggio Emilia, era la sua partita numero 2.000 accidenti, ha tirato nel gorgo un Menetti che soffrirà davvero tanto questa stagione delle grandi attese se i giocatori si sveglieranno senza la fame di ieri. Per Cremona capolavoro, per Reggio bifronte un momento di riflessione sperando che i medici lavorino in fretta e i lituani smettano di avere le lune lituane.

4 Al neo papà STONE, regista di due metri scelto da Venezia per la sua stagione con il sogno di portare il Bucintoro oltre le bocche di Bonifacio del Naviglio, perché lo consideriamo l’emblema del nuovo reclutamento: vengono pensando di andare in terre tecnicamente selvagge, poi quando scoprono di essere loro alle elementari piagnucolano al telefono con l’agente cercando una scusa e, magari, un nuovo impiego. Gli diamo tempo, ma soltanto se ci metterà il cuore. Lui e tutti gli altri.

3 Alla CASERTA amareggiata di questo inizio stagione dove gli infortuni hanno pesato più che da altre parti. La società sperava di avere un numero maggiore di abbonati, chi fatica a tenere in piedi tutti comincia risentirsi un po’ solo e questo non deve accadere.

2 Al dolcissimo e geniale Zare MARKOVSKI, nuovo opinionista di Sportitalia per essere stato anche più ecumenico di San Casalini di Calcutta, quando ha considerato la situazione di Pesaro dove, secondo lui, la gente è meno esigente rispetto a quella che circonda la Virtus Bologna. Purtroppo, e per fortuna, sono due posti dove il grande basket lo hanno visto davvero, e adesso soffrono vedendo che tutto è ridotto al minimo, qualcuno aiuta, ma molti rendono infernale la vita anche in povertà.

1 Alla RAI che ci aveva fatto sognare quando ha spinto più in là chi voleva il pacchetto silver della Lega. Adesso tutto sembra nel vago, non sappiamo se i precedenti competitori sono ancora in giro con le vecchie offerte da quattro a zero lire, ma per noi va bene anche un diretta alla settimana basta che non si debba tenere il conto dei canestri in attesa che la grafica venga ad aiutare i già maltrattati telecronisti che non hanno neppure un bordocampista a cui chiedere informazioni.

0 A Marco CRESPI, allenatore in Basconia, esiliato per meriti professionali grandissimi se pensa di essere vittima di un maleficio adesso che si trova 0-3 in Liga spagnola, dopo aver regalato il successo alla squadra di Andorra che aspettava questo riusultato da 6742 giorni. Paperoga è una tigre se davanti trova i cannoni di Navarone. Noi siamo sicuri chea Vitoria ritroverà lo spirito che lo ha accompagnato nell’impresa senese stroncata dal Jerrells che non sembra così ispirato insieme al suo amico Langford.

Share this article