Lando Buzzanca restaurato

27 Ottobre 2014 di Paolo Morati

Il resaturatore

Il restauratore, la fiction ambientata a Roma e conclusasi domenica sera su Raiuno nella sua seconda stagione, è la tipica produzione RAI che mette insieme buoni sentimenti e lieto fine in storie dalla trama non particolarmente elaborata e con alcune ingenuità di fondo. Insomma, nulla di particolarmente inquietante per una serie negli intenti di genere giallo e che segue in ogni puntata lo stesso canovaccio: il protagonista Basilio Corsi (ex poliziotto, condannato a 20 anni di reclusione per aver ucciso gli assassini di sua moglie, interpretato da Lando Buzzanca), restauratore in libertà vigilata, dopo una scossa elettrica ottiene “il dono” delle visioni di avvenimenti drammatici ogni qualvolta tocca degli oggetti, mettendosi poi a indagare per conto suo tentando di scongiurare il peggio. Che nella maggior parte dei casi in effetti non avviene.

Nell’era dei canali tematici e della pay-tv, ricchi di serie elaborate e che non nascondono nulla, Il restauratore risponde all’esigenza del pubblico generalista che non chiede troppe emozioni e sussulti, insomma si può tranquillamente definire una fiction per famiglie che lancia il messaggio positivo che alla rabbia non bisogna cedere e che ci si può fermare prima di compiere qualcosa di irreparabile. Niente di più e niente di meno che questo, senza entrare in dettagli macabri e inquietanti lasciati appunto alle alternative più adatte a un pubblico adulto e maturo, indipendentemente dall’età anagrafica. Certo a volte qualche passaggio risulta ingenuo, considerato che il buon Basilio Corsi/Lando Buzzanca riesce spesso a raccogliere informazioni e a intrufolarsi in abitazioni private per indagare in modo fin troppo semplice. Ma è una ingenuità che si perdona proprio pensando al pubblico a cui la fiction sembra essere mirata, quella delle famiglie al completo, dei nonni e degli zii, dei ragazzi ancora poco smaliziati.

Ad emergere in un cast qualitativamente eterogeneo è l’ottimo Lando Buzzanca, attore che ha avuto una carriera altalenante in termini di critica (il suo film più noto rimane Il merlo maschio), entrato perfettamente in sintonia con il suo personaggio, umano, ansioso e preoccupato per le sorti di chi sta per commettere (e subire) un omicidio. Con qualche siparietto dall’obiettivo ironico insieme ai co-protagonisti, studiati per strappare un piccolo sorriso. In definitiva, semplice: di più a una serie come Il restauratore non si deve chiedere.

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