Quella spagnola della signora

22 Ottobre 2014 di Dominique Antognoni

“Guarda, andiamo lì perché c’è solo bella gente”. Se sentite una frase del genere scappate subito, finché siete in tempo e non varcate la porta del locale, perché di sicuro la cosiddetta bella gente comprende le persone peggiori in assoluto. Piccolo elenco di questa bella gente, incontrata ieri sera in un ristorante milanese, appunto di bella gente. Partiamo con Anna Kanakis, la Miss Italia 1977 che pare una sessantenne tipo vecchia Milano, ingioiellata e snob, capelli corti e antipatia raramente incontrata altrove: bastava il suo sguardo impostato per avere la voglia di andartene e gustarti un kebab in mezzo al Sahara (dove ci sono meno musulmani che a Milano, sia detto ad onore del Sahara). Suo marito, sulla ottantina, pare un brav’uomo che ormai però si è arreso: in casa comanda lei, senza dubbio, dalla mattina alla sera. Assieme a loro un’altra copia identica, lei molto “signora”, una che ha trovato lo sponsor eterno, lui un signore con il toupet. Bella gente, appunto. Età media del commensali sopra il livello di guardia, quando sarebbe meglio starsene a casa e rileggere i classici (al limite anche la Gazzetta, con i vari ‘Mazzarri ci crede ancora’) piuttosto che rischiare l’infarto cercando di venire a capo di un’aragosta.

Tutto si è ravvivato con l’arrivo del famoso farmacista Giuliani (quello dell’amaro medicinale), per niente in forma nonostante una stangona appariscente accanto. Va subito detto, senza giri di parole: molto bella fisicamente ma priva di classe, anche di quella minima per fondersi con il contesto. Quando una così vuole fare la signora è la fine, crea l’effetto gesso sulla lavagna. Abito succinto, come si usa a Monte Carlo a metà luglio per attirare l’attenzione: ma forse non fai colpo nemmeno li, conciata così. Minigonna, ma proprio mini mini: con il ristorante classico (ma anche con l’autogrill) faceva a botte. Aveva tanta fame e tanta sete, manco fosse un cammello: lo champagne pareva acqua minerale in una torrida serata estiva. Ha mangiato astice, perché probabilmente era il piatto tradizionale a casa sua quando era piccola. Poi vino rosso di qualità: come quello dei vitigni dei nonni, probabilmente.

Qui sono iniziati i problemini: il cameriere, da una vita lì, ci si avvicina e con tono da amicone ci dice, quasi per scusarsi: “Sa, la signora è spagnola”. Ammazza: aveva un accento rumeno di provincia che la metà poteva bastare (non che noi si conosca tutte le lingue, è solo che abbiamo vissuto a Bucarest i primi 18 anni di vita). Spagnola di Birlad oppure Tecuci, ma poi chissà perché questo rinnegare le radici, fai più bella figura ad ammetterle che a negarle. Forse a questo punto, esagerazione per esagerazione, menzogna per menzogna, tanto vale dire che si è scandinave: si può sempre diventare bionde. Però bisogna ammetterlo: suona meglio dire che sei spagnola, rispetto a rumena. Magari l’uomo italiano pensa che prima o poi accenderai la serata con qualche passo di flamenco.

Tutto filava liscio, con Giuliani sorridente e compiaciuto che raccontava ai patron vari aneddoti sulla fidanzata (ovvero il cammello che sgolava tutto quello che trovava sul tavolo). All’improvviso il fattaccio: la spagnola di Birlad ci ha preso di mira, convinta che la stessimo filmando, quando noi ci stavamo gustando lo stinco di agnello cotto per ore e basta. Perché avremmo dovuto filmare una che si ingozza? Non lo si fa né in Romania né in Spagna. In mezzo minuto il ristorante si è trasformato nel Far West: la spagnola sbraitava, dimenticando la parte della signora. Inveiva contro di noi, mentre la donna che avevamo accanto, una francese di Lione che credeva di essere in uno dei ritrovi della Milano bene, cercava di giustificarsi non si sa bene perché, andando perfino a far vedere il nostro telefono per provare che non era stata fatta alcuna foto alla coppia. Surreale. Giuliani, ad onor del vero, pareva divertito (abituato?) ad una scena del genere. Poi sono arrivati i patron a placare la rissa, mancava solo la borsettata della spagnola alla francese. Era in atto un vero scontro fra mondi e culture.  L’unica frase decente della neo-spagnola è stata “Se volete giriamo anche un porno, non c’è problema, anzi, ci fa piacere”. Non male come idea, sempre meglio che fotografare i vicini di tavolo o essere convinti che i vicini di tavolo ti fotografino (tutti sono ormai attentissimi alla privacy, convinti di essere Tom Cruise o Lady Gaga).

I coniugi Kanakis, che pochi minuti prima si erano abbracciati con il commendator Giuliani, facevano adesso finta di non conoscerli, come si addice alle persone vere: l’ex Miss Italia, tutta classe e disprezzo per le masse, fingeva di parlare del più e del meno con l’amica. La colluttazione fra donne era ad un passo, eravamo davvero ai livelli “lotta nel fango” in un posto dove, come dicono quelli bravi, viene solo la bella gente perché si sente coccolata. Non abbiamo degnato la spagnola nemmeno di mezza parola nella sua lingua madre (che non è il castigliano), pur avendo lei intuito le comuni origini. Alla fine lei ha lasciato il locale fintamente offesa mentre l’incolpevole Giuliani, sempre sorridente, ci ha detto: “Al suo posto avrei fotografato la sua donna, non la mia”.

Nel marasma generale, uno dei patron ha trovato sotto a un tavolo accanto un giocattolo erotico (un pene di gomma) in un sacchettino: niente di male, l’unica domanda è se qualcuna lo usava mentre aspettava l’astice o se era per il dopo. Tanti baci e abbracci, alla prossima dove viene la bella gente.

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