Ferrari in fuga ma non in pista

30 Ottobre 2014 di Stefano Olivari

Cosa significa la Ferrari quotata a Wall Street, al di là degli aspetti finanziari? Per noi tifosi della McLaren assolutamente nulla. Il budget 2014 della casa di Maranello (si fa per dire) per la Formula Uno, oltre 400 milioni di euro, era già quasi il doppio di quello McLaren e paragonabile soltanto a quello della Red Bull. Però per l’Italia, il paese che magari nel 2018 dopo l’addio annunciato a FCA Marchionne vorrebbe governare, significa molto. Perché in un colpo solo il brand più famoso del mondo o giù di lì, comunque in zona Apple-Coca Cola, lascia la Fiat ormai fusasi con la Chrysler in FCA e scinde le sue sorti da quelle del declinante mercato dell’auto di massa. In Borsa andrà non il 10% della Ferrari, ma il 10% del 90% in mano a FCA (cioè il 9% dell’azienda) visto che il residuo 10 è di Piero Ferrari (figlio del fondatore). L’81% sarà quindi diviso proporzionalmente fra gli azionisti (il correttore complottista ci aveva corretto azionisti in ‘sionisti’, lo giuriamo: coming soon un pezzo su Adam Kadmon) di FCA. Che stanno esultando, a partire dagli Agnelli-Elkann. Perché il solo fatto di avere valorizzato la Ferrari, lasciando al proprio destino di megafusioni e ristrutturazioni le ‘vecchie’ auto, ha fatto volare sia il titolo FCA che quello dei suoi azionisti come la Exor (l’architrave finanziaria del mondo agnelloide, azionista di maggioranza anche della Juventus).

Al bar dell’economia ci si domanda, sorseggiando un Americano, come mai si siano accelerati i tempi di un’operazione sempre smentita, con Marchionne che nemmeno 2 mesi fa al Sole 24 Ore dichiarava che non esisteva alcun piano per lo sbarco in Borsa della Ferrari. Ok, Marchionne raccontava palle e addirittura era stato sgamato da Montezemolo che poco prima del suo esonero aveva detto che “Vogliono trasformare la Ferrari in un’azienda americana”. Inutile aspettarsi una sottolineatura in tal senso dei tanti media della casa. Ma la domanda è: quali sarebbero i vantaggi per la Ferrari di essere quotata a Wall Street invece che a Milano?

Spiegazione di un analista del nostro bar, fra una mano di videopoker e l’altra: si fanno cifre in libertà e fino a quando la quotazione non sarà effettuata non sapremo niente di preciso, ma si stima che la Ferrari  da sola valga almeno la metà dell’intera FCA; scindendo la sue sorti dalle case madri ex FIAT e Chrysler si manterrà il controllo (Exor, per dire avrà il 24 e rotti della nuova Ferrari post Wall Street) di un’azienda destinata ad andare bene in eterno, visto che emiri e spacciatori ci saranno sempre, stando alla finestra per tutto ciò che riguarda gli altri marchi. In altre parole, ci landinizziano, gli operai della Ferrari hanno ragionevoli speranze di arrivare alla pensione lavorando per un’azienda di successo, gli altri no.

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