Rush, quando Richie Cunningham cita Porcaro

26 Settembre 2014 di Stefano Olivari

Rush è uno di quei film che vanno visti al cinema, cosa che nel mondo dei social-disturbatori vale del resto anche per i film italiani due camere più cucina (e magari la moka manovrata da un’Alba Rohrwacher in vestaglia), ricordati dalla presenza di Favino-Clay Regazzoni. Però lo abbiamo visto in televisione e ci è lo stesso piaciuto molto, per la capacità di Ron Howard di condensare in due ore le emozioni di una Formula Uno eroica, dove la morte in pista era uno scenario realistico. Si parla del campionato 1976, quello della grande sfida fra Niki Lauda e James Hunt, arrivata dopo due carriere partite nello stesso modo ma non certo parallele: Lauda era campione del mondo in carica sulla Ferrari, Hunt era riuscito ad agguantare il volante della McLaren dopo il fallimento della scuderia del leggendario Lord Hesketh (uno che non voleva gli sponsor!). Nel film si calca la mano sulla differenza di caratteri, ma i frequentatori della Formula Uno dell’epoca sostengono che in realtà non fossero poi così distanti. Lauda era sì più collaudatore ed in generale più ‘tecnico’ dell’inglese, ma al di fuori della pista sapeva godersi la vita come pochi (e dopo l’incidente del Nurburgring anche di più). Divertente, perché emblematico del modo in cui l’Italia venga vista all’estero, la scena in cui Lauda dopo una festa in Trentino chiede un passaggio alla sua futura moglie Marlene, ma l’auto si rompe e devono fare l’autostop. Marlene blocca una macchina di passaggio e Lauda viene riconosciuto da due tifosi della Ferrari, di sicuro non della Val di Fassa e probabilmente juventini, che parlando e agitandosi come Tirzan si esaltano per avere scambiato due parole con il loro idolo: forse il fu Richie Cunningham voleva citare il Giorgio Porcaro di ‘Niccolauda’, ma come conoscenza trash ci sembra irraggiungibile anche per Tarantino. Tutto questo nella campagna trentina. Due minuti irresistibili…

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