Sofferenza alla bolognese

29 Settembre 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni per una milonga nostalgica in via Clavature, nella Bologna del quadrilatero, nella via che fu dei fabbri e dei fabbricanti di chiavi, strada di passaggio per papi, principi, imperatori, la strada dove aveva una bottega straordinaria Peppino Cellini, la voce più ascoltata del mondo basket felsineo, l’amico di tanti che ora ci manca, il rifugio per campioni e giganti, dal Dado Lombardi che aveva in Peppino il primo difensore della fede virtussina sul valore del tiro a prescindere, bastava che fosse un suo tiro, all’avvocatone Porelli che nella sua milonga per gli aperitivi si fermava spesso a “litigare”, avvelenato da una giornata balorda, da una causa andata male, una partita perduta, regalata anche se spesso diceva, a ragione, che vincere troppo, tanto, alla fine stanca, ti fa diventare soltanto antipatico. Lo sanno bene gli ultimi caduti al muro del pianto dove l’invidia, più della fame di giustizia, ha sfasciato tante cose.

Bologna, il memorial Paola e Gigi Porelli, in scena mercoledì serà nella città che soffre le pieghe amare degli sport che ha amato di più, il calcio relegato in B e straziato da battaglie per la grana che ne fanno ancora una polveriera fra caffè ed hamburger, la pallacanestro, appena consolata dal titolo della Fortitudo nel baseball, capitale del nostro basket, lo era, dovrebbe esserlo per sempre, perché nella sala Borsa avremmo creato la  casa della gloria” che ancora non ha una sede anche se ogni anno si vota per arricchirla. Quest’anno hanno chiesto di scegliere fra Bertolotti a cui tutti abbiamo voluto bene quando le cose gli sono andate meno bene, Bisson il bandolero mai stanco, Massimo Cosmelli labronica gente, generale per tante truppe, anche quelle che non gli piacevano, Fabrizio Della Fiori che è stato l’anima dell’epopea cantuchiana, Marino Zanatta il cuore regalato alla vita, alla battaglia, agli amici che erano poi i suoi compagni, anche se con qualcuno, adesso, si parla poco. Questi erano i giocatori da scegliere e noi ci siamo ribellati, vorremmo che fossero già tutti nella casa della gloria, come del resto gli allenatori Alberto Bucci, Ezio Cardaioli e Antonio Costanzo che sono in ballottaggio per questa votazione. Tre uomini che hanno scritto davvero la storia di questo gioco nell’Italia che cercava nuove fonti di ispirazione sportiva.

Capirete bene che con questo carico nella borsa il nostro viaggio verso Bologna sarà tremendo anche se Caronte Cappellari si sarà già inventato altre zingarate per rendere omaggio ai grandi padri fondatori, per aiutare chi ha poca memoria, chi è così pieno di se stesso da non capire che senza queste radici avrebbe trovato soltanto cloache mefitiche da bonificare. Non vedremo un gigante come l’Avvocato, un magico ser Biss come Peppino, non sentiremo la voce di quella città che in questo momento vive davvero una strana corsa nel veleno dei ricordi: a casa Fortitudo sembrano rinsaviti, riuniti nel segno della Effe che aveva un senso, una sua vita propria ai tempi di Seragnoli, ma una vita magica molto prima con Parisini e Lamberti. Sì, cosa andiamo a cercare fra le vie Clavature e Livraghi, ci hanno portato via anche i melograni di via Clavature, cosa ci dirà una giornata bolognese senza quelle voci, quelle notti che finivano appena in tempo per farci correre verso nuove avventure?

Ci hanno preso in piena crisi artrosica, ci hanno obbligato a cercare nei ricordi, ma non sappiamo davvero cosa dire al presidente Petrucci che con Porelli ha viaggiato nella luce del rinnovamento quando c’era da proteggere una federazione piena di dubbi, un giovane commissario tecnico come Ettore Messina. Lui sa chi era quel gigante e infatti la borsa di studio che verrà assegnata è stata possibile soltanto per l’impegno del nostro sindaco prestato al Circeo: conosce ogni cosa della storia vera del basket e della Lega, non ha bisogno di ripassi. Forse qualcosa in più si potrà dire al pesarese Dionigi, rettore dell’Alma Mater, appassionato di basket che Porelli studiava da lontano, magari come avversario, ma che ora ha deciso di onorare nella maniera che ancora rende così diversa Bologna dal resto delle città universitarie, anche se siamo nella fase dove tutto si evolve nel cosmopolitismo non sempre favorito dalla congiunture economiche.

Come tenutario di questa rubrica che va in “macchina” quasi sempre al lunedì vi dobbiamo dire che ci sentiamo davvero preseguitati, buffoni della sorte, perché le cose importanti vengono decise mentre stiamo scrivendo. La Lega assegnerà i diritti televisivi di terza fascia, li chiamano silver. Non vi diciamo per chi abbiamo tifato fra Sportitalia, santificabile in tante maniere per il mondiale, per la rubrica fissa del pomeriggio, e il canale Nuvolari di cui conosciamo poco davvero, perché poi si alzerebbe in piedi il solito fesso per accusare, denunciare, sparare cazzate. Mentre andiamo verso la trasmissione di questi pensieri deboli decideranno un sacco di altre cose, sorteggeranno sfide europee per le nostre italiane. Ne prenderemo atto e poi, magari, vi serviremo ciccolata a colazione in mezzo alla settimana. Di certo non siamo stati fortunati, ma cosa dovrebbe dire la Lega che ancora non sa come uscire da due trappole davvero insidiose: la finale della supercoppa a Sassari andrà a sbattere, più o meno, su Juventus-Roma. Per i necrofori che guardano le cifre, ridacchiano e ci sfiniscono con le cose più ovvie, l’occasione per dire che il basket televisivo non ha pubblico. Poi ci sarebbe la prima di campionato fra Varese e Cantù, la più appetibile per un pubblico televisivo, ma contro questa scelta vanno tantissime cose, il calcio varesino, la sicurezza, la concomitanza con altre cose che sembrano più importanti, a meno di anticipare al sabato o posticipare al lunedì.

Insomma non ci va bene niente, come del resto alla Virtus che troveremo in campo contro Varese nel Memorial Porelli, probabilmente affidata a gente un po’ diversa da quel che l’ha fatta zoppicare in questi anni di micragna gelosa. Rivoluzione fuori, piccola realtà dentro il campo. Se fai una squadra con mezzo milione di euro non puoi sperare di soddisfare la passione di un popolo che ha conosciuto il meglio per tanto tempo. Certo sarà la Virtus a fare ancora il maggior numero di abbonati, una fede, ma molto meno che in passato, unica consolazione da spartire con Varese, altra grande di questa storia cestistica nazionale che si è proprosta con grandi novità, che ha puntato tutto sulla fusione fra il Pozzecco che infiammava ogni popolo sul campo e quello che ora cerca una strada verso il santuario di Santiago per andare a chiedere ispirazione anche agli allenatori che lui ha contestato e che ora sembrano serrvigli da modello.

Triste Milonga sull’acero bianco bolognese nel giorno in cui si presentano due squadre che a 11 giorni dall’inizio del campionato sono ancora un “puzzele”, come diceva il commissario capo nella Donna della Domenica. Per noi sono da quarta e quinta fila anche se sentiamo già gli urli dell’avvocatone e il tuono del Sacromonte.

Spiccioli nel giorno dove le cose importanti le decideranno dopo.

Felicità per il recupero di Fausto Maifredi, capo cordata de auro e di tante medaglie, ad un ruolo quasi federale, presidente del comitato che organizza il tre contro tre. Non è un risarcimento per uno che ha sofferto la sua missione, tradito peggio che al Cenacolo, ma almeno è ancora nel gioco che gli piace davvero, secondo tradizione dirigenziale di famiglia perché la Milano del basket deve tanto ai patriarchi Maifredi e Tricerri, che magari litigavano ma facevano funzionare la bestia che ancora non ha tanti campi dove ruggire.

Bella idea quella del Petrucci che sa scegliere quando ha affidato ad un galantuomo come l’ex arbitro Petrosino il centro studi: c’è tantissimo da fare, molto lavoro, la base ha bisogno di luce e con Pianigiani, l’aiuto esterno di altri allenatori di livello, si può arrivare molto vicino a chi deve insegnare, ma soprattutto reclutare, accettando stipendi da fame.

Dolorosa la lettura dell’intervista dove Antonello Riva sventola una bandiera bianca, confessando che questo basket non sembra più il suo mondo. Fossimo in chi comanda, là dove si puote, non lo lasceremmo al fitness e allo sci.

Siamo amareggiati per lo scivolone del Mattioli che in visita pastorale a Como, come presidente del comitato regionale lombardo, si è trovato in crisi nel discorso dove, sembra, ha trascurato il basket femminile che a Como è diventato storia, anche se adesso la crisi sembra aver rubato la grande ribalta.

Cosa pensare della vittoria del Flamengo sul Maccabi Tel Aviv nella supercoppa? Che Blatt aveva fatto un capolavoro e ora tiferemo in tanti per lui che si è messo sul cavallo più difficile a Cleveland, anticipando che saremo anche partigiani di Alamo tifando San Antonio, per Beli e Messina, anche se loro due non crederanno mai di averci come spettatori appassionati ricordando che non sempre siamo andati d’accordo. Il tempo. L’artrosi. Si cambia, cara gente e poi, da lontano, sembrate così belli.

Puntando sulla Bologna dei 2800 abbonamenti Fortitudo in serie B ci è venuto in mente che avevamo lasciato Gelsomino Repesa, ultimo scudetto per la effe, con le mani bucate al mondiale spagnolo, prigioniero del lattemiele croato. Si è rifatto, in piccola parte, sempre tenendo al guinzaglio Ukic, nella super coppa nazionale battendo il Cibona con il suo Cedevita nel derby di Zagabria. Speriamo gli faccia bene.

Share this article