La contestazione di Paola Manfrin

5 Agosto 2014 di Enrica Panzeri

Andy Warhol sosteneva che in un futuro non troppo lontano tutti saremmo stati famosi per un quarto d’ora. Negli anni Settanta, Ottanta e Novanta alcune persone questo quarto d’ora l’hanno avuto, senza arrivare al sedicesimo minuto per i motivi più diversi: mancanza di talento o di fortuna, cambiamenti nei gusti del pubblico, episodi poco chiari ma anche scelte di vita. In questa rubrica proveremo a ricordarle, l’impresa sarà farlo evitando sia la nostalgia dei bei tempi andati sia la derisione da cultori del trash. Starà a chi legge dire se ci saremo riusciti.

Uno degli argomenti principe della critica sociale in Italia pare essere il ruolo della donna all’interno della TV italiana. Le veline, le meteorine, le vallettine in generale sono sovente utilizzate per stigmatizzare quest’epoca di mercimonio del corpo femminile, mentre negli anni passati i sabato sera della RAI erano notoriamente condotti da una Rita Levi Montalcini pre-Nobel. In realtà, a metà anni Settanta, con le televisioni commerciali intente a emettere i primi vagiti, anche nei corridoi polverosi della RAI si comincia a prestare attenzione alle rivendicazioni femministe presenti nelle piazze e nei dibattiti.

È un vecchio volpone come Mike Bongiorno a intuire di poter utilizzare queste novità per intercettare i gusti del pubblico fingendo un gattopardiano svecchiamento di facciata. Per il nuovo gioco a quiz del giovedì sera, “Scommettiamo?”, viene scelta una valletta che “interpreta lo spirito dei nostri tempi: una ragazza moderna, come lo era Sabina Ciuffini”. Si chiama Paola Manfrin, milanese diciassettenne figlia del grafico e illustratore Umberto Manfrin, noto come Mamberto e famoso soprattutto per essere stato fra i creatori di Tiramolla. Bongiorno è convinto, come con la Ciuffini, di poter offrire al pubblico un’immagine un po’ contestatrice ma nei limiti della consuetudine, accontentando sia gli spettatori anziani che quelli un po’ più giovani, che già iniziano ad allontanarsi dalla televisione. Ciò che Mike e i suoi autori non hanno considerato è proprio la nuova valletta.

Paola Manfrin non gioca a fare la contestatrice: a suo modo, in quel mondo televisivo prossimo ad abbracciare la rivoluzione del colore e a essere investito dal ciclone delle emittenti private, lo è. Vera figlia dei suoi anni, ai giornalisti che le domandano perché non sorrida ribatte che, visto quanto succede intorno, c’è poco da ridere. Quando le viene chiesto il motivo della sua partecipazione al provino, non risponde con il solito “Avevo accompagnato un’amica, ma hanno preso me”. Il suo (modesto) obiettivo è di “tentare di smuovere con il mio atteggiamento le menti intrappolate di molti telespettatori”. E, già che c’è, di portarsi a casa il televisore offerto da uno degli sponsor alla prescelta.

In trasmissione non finge entusiasmi o passioni che non prova: spesso sbadiglia e si guarda intorno con aria un po’ seccata. Alla richiesta di Mike di mostrare le mani, esibisce davanti alla telecamera i palmi con la scritta “Scemo chi legge”, fra le risate del pubblico. Durante un lungo dialogo fra il presentatore e un concorrente si mette in un angolo e succhia un lecca-lecca che s’era infilata in tasca di nascosto. Il regista Turchetti, quello che diventerà suo malgrado parte del tormentone “Fiato alle trombe, Turchetti!”, non si lascia sfuggire l’intermezzo e la settimana successiva Dora Moroni, a Domenica In, appare con un enorme lecca-lecca, facendole chiaramente il verso. Dora Moroni in quel momento è la “fidanzatina d’Italia”: la soubrette a cui molti pronosticano una luminosa carriera, con un aspetto ingenuo e pulito che la fa amare da tutti. Nessuno si sognerebbe di polemizzare con chi ha un simile seguito popolare. Nessuno, tranne Paola Manfrin. La quale, a domanda sulla collega, risponde di non valutarla tale: si costruisca una sua individualità invece di imitarla e cominci a diventare qualcuno. La RAI è inizialmente subissata di missive di protesta, molte di insulti, verso quella ragazza colpevole di mostrarsi troppo affine a tanti coetanei.

Gli spettatori, abituati a scontrarsi a casa con adolescenti che non riconoscono, almeno in TV vorrebbero poter ritrovare un paradigma di gioventù che li rassicuri. Come poche volte nella sua storia, quanto si vede nel microcosmo catodico procede di pari passo con quanto avviene nel mondo reale, fra contestatori e i nuovi indiani metropolitani. L’assuefazione però trasforma l’originalità in monotonia e anche la condotta bizzarra della valletta contestatrice viene assimilata dal pubblico, che comincia a mostrare di gradire la sua sincera impertinenza. Sembra quindi che Mike Bongiorno, in un involontario richiamo al titolo del suo programma, abbia vinto la sua scommessa.

Ma nell’estate del 1977, alla presentazione del casting della nuova edizione, si scopre che il nome di Paola Manfrin non compare, sostituita da Patrizia Garganese, bruna bellezza mediterranea che aveva sostenuto il provino l’anno precedente. Alcuni sussurrano che Mike non abbia gradito l’interesse suscitato dalla sua assistente, che rischiava di relegarlo in un cono d’ombra e abbia preferito optare per una valletta “normale”, una che, alla prima intervista, dichiarerà che il suo sogno è sposarsi e avere tanti bambini. Come infatti avverrà: la carriera televisiva di Patrizia Garganese si interromperà all’inizio degli anni Ottanta: si sposerà con l’uomo con cui è ancora unita e avrà due figli che l’hanno già resa nonna.

Paola Manfrin, interrogata un’ultima volta da giornalisti in cerca di polemica, riconduce il tutto a un desiderio di rientrare nell’alveo della tradizione da parte dei vertici RAI, i quali hanno preferito privilegiare un modello di donna anni Cinquanta che, sotto sotto, vorrebbero sempre attuale. Chiudendo il tutto con una chiosa molto “milanese”: “A quella dovranno pagare l’aereo da Roma a Milano; io, per andare in trasmissione, prendevo l’autobus e costavo zero”. Al contrario di Patrizia Garganese, Paola Manfrin proseguirà i suoi studi, specializzandosi nel campo, a lei molto familiare, della grafica. È attualmente una direttrice creativa ed è rimasta un’artista, che dalle “invenzioni” ad uso telecamera quali le scritte sulle mani è passata a collaborazioni vivaci e originali con Maurizio Cattelan.

Twitter @Fiver_Q

Fonti:

– Gente (1976 – 1977)

– Permanent food

– Wikipedia

– Milano Repubblica

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