Azzurro al sole

6 Agosto 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dalla baia triestina di Sistiana dove un tempo erano alla fonda le navi della marina austroungarica. Lontani dal cuore a giglio di Azzurra Tenera, vecchi ronin di un basket che si commuove vedendo i filmati di grandi imprese ai tempi che erano diversi, bellissimi e dove l’ironia prevaleva sulle cuffie da giraffe ubriache. Abbiamo chiesto asilo prima alla più vecchia società di vela, la Pietas Julia, per imparare a navigare lontano dal regno dei nuovi Malagant di Petrucci, dal bugiardume imperante di chi mente, sa di farlo, dalla mischia assurda sul caso Hackett che, secondo i costumi di un paese che vuole regole, soltanto per violarle, ha spaccato in due il microsistema. Non potendo difendere l’ammutinato si sono buttati tutti sul comunicato dei “prescelti” da Borodin Pianigiani con la rabbia dei gabbiani che abbiamo sfamato fra le rocce e il mare.

Indagini per sapere chi aveva avuto l’idea, chi era il vero suggeritore, la strana crociata di chi non vedendo firme ci ha fatto capire che quella era omertosa viltà (ma dai), quindi il lamento per la perdita di un giocatore così importante. Bella questa. Secondo voi un ambizioso come l’uomo della lupa non si è mosso per avere fra gli esterni uno dei migliori giocatori italiani? Come si fa a dire che si sono voluti liberare di lui? Casomai il contrario. Ora far passare per vittima chi ha fatto la prima ed incauta mossa è davvero un gioco tutto nazionale, ma del resto perché stupirsi se ogni giorno quando scoppia uno scandalo si dice che la giustizia è ad orologeria, che i cattivi sono sempre gli altri, quelli fuori che pagano le tasse magari.

Hackett tornerà molto prima del previsto sul carro dei vincitori di Milano quando Proli, nuovo duce imperante,  avrà convinto Petrucci che la collaborazione conviene tanto ad una federazione affamata di visibilità, che sogna il canale televisivo  per un basket da far conoscere oltre le viscere della Rai che in questo momento ama prendere per la gola soprattutto gli sport considerati “minori”, che sul basket danza come Filippo il Barbaro a Cheronea, decidendo sempre all’ultimo minuto se dare soddisfazione ai patiti della ruzzola o della palla al cesto. Arriverà la grazia, il perdono. Anche se nessuno ha la certezza che l’anno prossimo, all’Europeo che forse organizzeranno i detentori della Francia, ci sarà pure il coscritto Daniele che ha trattato male i medici di Azzurra, non ha trattato con grazia, quella di un MVP riconosciuto, i compagni rimasti ai remi. Perché quel tendine urlerà sempre, perché ci sono vertebre “sbriciolate”. Riposare, dormire, pensare, sognare. Lui e quella NBA che ha tutte le ragioni di pretendere se ci giocano molti di quelli che abbiamo visto nel torneo di Trieste con Canada e Serbia.

Tornando alla Pietas Julia, scuola di vela per andare al largo, dove non ci hanno aperto i cancelli perché dovevano stare dietro a tanti giovani appassionati, allora abbiamo scelto sulla pesca fortunata degli incontri casuali avendo il medico di base, il pasionario Max Barbieri, fatto volgarmente fuori dai veterani, cuore per la Milano tre che sogna in grande, domiciliato nella casa di famiglia proprio su quel mare. Da lui la speranza per battere ossa cigolanti, dolori che se ne vanno col sole e il mare. Hackett avrebbe dovuto venire con noi a Sistiana invece di andarsene con un taxi.

Trovata la pace artritica eccoci nel mondo di Azzurra Tenera dove quel perfido del cittì ci ha fatto vedere pochissimo sul campo i due che più intrigano in questo gruppo: Dada Pascolo, il geniale maggiordomo della famiglia Addams,  e il giovane Della Valle che sarà giustamente in ansia per capire quanto potrà essere utilizzato a Reggio Emilia dove già hanno l’obbligo di trovare un posto, magari dandolo in prestito, per far giocare davvero Mussini, il piccolo Balilla della nostra nazionale under diciotto.

Certo ha ragione il demiurgo del presidente, l’uomo che spia da lontano, illuso dalla presunzione di non aver bisogno di  tutori alla Rubini che magari, se ci pensa, sarebbero stati utili nei casi tipo l’ammutinato di Forlinpopoli. Anche se il giocatore ha dichiarato (ma come non averci pensato prima?) che se nell’albergo triestino ci fosse stato l’allenatore capo e non il tenero e dolce Fioretti, il druido Cuzzolin, quei medici curiosi, lui avrebbe tranquillamente avuto la dispensa papale per andarsi a curare  dove e con chi voleva. Ha ragione il Pianigiani perché vince abbastanza col poco che passa il convento e nel precampionato fa sempre strage. Questa volta ha perso soltanto contro il Montenegro, 1 su 13 accipicchia, dopo un viaggio infame fino a Sarajevo con l’eco della fuga di  Daniele inseguito dai ” leoncini” del Valle, braccio sinistro del magnifico Silvestri, a cui non riesci mai a dire buongiorno perché è sempre al telefonino.

Nell’ultima giornata al Pala Rubini con tanta gente sulle tribune, ha messo a sedere la Serbia che Sasha Djordjevic sta cercando di  rimettere in ordine mentale, spirituale come ai tempi del suo regno sul campo, una squadra che è partita col piede sbagliato, tanti infortuni, qualche doppione, un gruppo che farà bene a non sentirsi tranquillo nel prossimo mondiale già in qualificazione. Sasha, il D’Artagnan dei tempi d’oro, quando gli abbiamo chiesto la vera data d’inizio del mondiale spagnolo fu chiarissimo: “Per gli  altri  a fine agosto, per noi il 7  settembre”. Glielo auguriamo, a lui e al Dejan Bodiroga, demiurgo federale, splendido e splendente che lo ha voluto alla guida delle aquile. Non sarà una strada facile. Glielo ha fatto capire Azzurra  Tenera che ha lasciato Trieste per fare base nell’accampamento della  battaglia europea a Cagliari.

La squadra sembra pronta, ruoli definiti, capi giocatori scelti da tempo: Datome che sembra davvero ispirato oltre le 100 presenze in Nazionale, Alessandro Gentile che ha trovato il centro di gravità per la sua rabbia esistenziale, Aradori riequilibrato dalla scelta turca col Galatasaray. Gli altri vanni dietro bene. Tutti per uno o quasi. Obiettivo centrato. Adesso guardare negli occhi i russi e convincerli che almeno una delle due partite ce la devono dare in questo gironcino ridicolo dove la Fiba ha spinto due squadre importanti, con tante scuse alla Svizzera se la consideriamo soltanto ancella per il banchetto.

Djordjevic dice, gli crediamo, o almeno fingiamo di farlo, che con uno dei tre della NBA saremo squadra da quartieri alti nel prossimo europeo. Detta così, perché angosciarci soprattutto adesso che alla Rai sembrano decisi a farci vedere persino la prima partita, quella chiave, a Mosca, contro i russi?

Pagelle dal Pala Trieste dove stanno organizzandosi, certo vanno piano, per approntare la sala dei memorabilia di Cesare Rubini offerta  dal nipote Giorgio, da un impianto che merita la grande ribalta, a parte la scomodità dei duri banchi per la stampa, delle retine a mutanda, del tabellone dove non puoi scrivere il nome delle squadre, una piccola reggia dove abbiamo visto e abbracciato gente  a cui abbiamo voluto e a cui vogliamo ancora bene: dal granicero De Pol, alla famiglia Pozzecco anche se non siamo riusciti ad andare in quelle osterie del Carso dove ci consigliava di cercare rifugio la madre del Gianmarco che vive  la nuova dimensione oltre la dolce follia dei tempi in cui era re sul campo e non doveva dipendere da una squadra come gli capiterà da qui in poi. Siamo stati bene con Ulisse Boniciolli e i suoi splendidi ragazzi al Marinaro dove le polpette di melanzane e sarde impanate valgono il viaggio, amareggiati soltanto che uno come lui sia fra i disoccupati. Nel palazzo dove Cantarello ha trovato le parole per far sentire di nuovo a casa Bodiroga, dove il Belloni che conosce davvero tutti i giocatori della terra è allenatore da ascoltare: prima guida del giovane Cusin, una miniera per talenti a San Daniele. Altri li abbiamo soltanto visti da lontano. Timidezza, maleducazione. Tutti o quasi assolti.

Ci sarà tempo per ricordare anche le furbizie del Gherardini che amministra bene il  Canada sperimentale portato in viaggio di studio con il povero Triano, vice a Portland, costretto dalle tagliole NBA a far giocare solo 20′ a partita i professionisti che Cuban vorrebbe stessero tutti  casa, dove li pagano. Maurizio e i suoi trucchetti imparati dal genio Battistini, ma siamo contenti che un talento come il ’95 Nadir Buza, ambidestro, 2.05, sia nell’orbita Obradovic, anche se lui ha negato  senza arrossire pur sapendo che è già del Fenerbache oltre che della nazionale bosniaca dove il povero Dusko Ivanovic certo non si cura nervi già provati dal licenziamento  basco. Ora auguriamoci che il canadese consigliato a Gracis sia buono per il palaverde.

Dicevamo delle pagelle triestine, tanto per tenervi allenati.

10 Ai FRATELLI GENTILE che hanno incantato la platea dove il sempre vigile babbo campione era considerato idolo nel nome di Boscia, il nostro Artù in fuga che da Brac ci fa sapere di non avere più interesse per il basket:  “Soltanto letteratura”. Dai, torna fra noi. C’è bisogno.

9 A PIANIGIANI che porta sempre il gregge dove  è giusto che stia. Vendere bene, vendere come imprese anche partite semplici. Così aumenta l’autostima e poi se ti capita di dare una lezione ai serbi eccoti al quinto dei sette cieli.

8 Al PETRUCCI ramingo che non prende sole, sogna e stravede per Azzurra, pur sapendo che per amore della nobile creatura dovrà arrivare a fare patti con tutti i diavoli, vecchi e nuovi del sistema. Voto alto perché anche lui è folgorato da Pascolo il fachiro brutto da vedere, bellissimo da utilizzare.

7 All’ortopedico Andrea BILLI, forse il più provato dalla vicenda Hackett per aver offerto il petto alle baionette degli amici di Daniele che, proprio come gli arbitri serviti su un piattino di catrame ad Azzurra, pensano di fare il bene aiutando, garantendo, assolvendo, girandosi dall’altra parte, quando sarebbe utile, invece, far capire che  la vita impone scelte dure, fatica, sofferenza, ben oltre le notti magiche dove si beve di tutto.

6 A Claudio SILVESTRI che ha compiuto gli anni proprio durante il torneo triestino, figura chiave per far funzionare bene tutto quello che riguarda Azzurra. Certo i burocrati non lo amano, certo chi non ha la sua passione farà sempre fatica a capire perché lui piace e loro, invece, ti fanno venire l’orticaria.

5  Al COMMISSARIO DEGLI ARBITRI che non era presente per spiegarci bene perché fra tutti  direttori di gara nel torneo di Trieste l’unico che non è mai stato scelto per dirigere l’Italia è stato Tolga Sahin che come stile è un numero uno riconosciuto in Europa. Non sapremmo come chiamare questo tipo di tortura da Furyo, campo giapponese per conflitti dolorosi.

4 A Miroslav Raduljica, centro barbuto della Serbia che l’anno scorso ha giocato con Milwaukee perché vedendolo è chiaro che tutti, ma proprio tutti i presenti a Trieste, si sono detti che se  ce l’aveva fatta lui allora la NBA non poteva essere così lontana. Tutto falso gente, vi direbbe Hackett.

3 Alla TRIESTE che non può portare striscioni per salvare la Triestina calcio e poi finge di non accorgersi che il basket avrà un altra stagione   a pane e acqua. Possibile che un tifoso di basket come il sindaco Tosolini non trovi gente  che possa rilanciare davvero una società mitica? I dirigenti servono per trovare risorse, non per cercare giocatori, per quelli basta e avanza la coppia manager-allenatore.

2 A TUTTI quelli che ci hanno detto di non aver capito da dove è arrivata l’omologazione del campo di Capo d’Orlando consentendo il ripescaggio dell’UPEA in serie A. Se non lo sanno loro. La domanda veniva da gente importante e da proprio chi non capisce, da anni, questa Lega.

1 Al PETRUCCI che ha lasciato Trieste il giorno del trionfo sulla Serbia per andare ad una riunione della Lega femminile. Esiste davvero? A vedere certe cose non sembra proprio.

0 Alla gente NBA che ci umilia con le sparate alla Cuban, anche se è vero che la FIBA guadagna e chi paga i giocatori deve soltanto pregare che tornino sani, che impone veti tipo utilizzazione massima di 20′ a gara come è successo ai canadesi, che ci lascia sempre sbalorditi adesso che ha portato alla corte di Popovich, il re di San Antonio e degli anelli, oltre al nostro Messina anche una fuoriclasse come Becky Hammon, la prima donna assistente nel mondo più ricco che ci sia dove, per fortuna, ad un Cuban si oppone lo stile della lettera che Larry Bird ha scritto per sostenere lo sforzo di proselitismo nel mondo dei migliori dopo l’infortunio del suo campione.

Oscar Eleni, da Trieste

(nella foto, tratta da Quotidiano.net, Daniel Hackett in giro per le vie di Milano)

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