Simon ha sposato un’altra

3 Luglio 2014 di Stefano Olivari

Una ragazza di sedici anni pensa e scrive in maniera diversa da una donna di quaranta. O più probabilmente il lettore diciottenne di libri nel loro tempo è diverso da quello di mezza età che filtra tutto con nostalgia quasi sempre immotivata. Questa la profonda riflessione al termine della rilettura di Sposerò Simon Le Bon – Confessioni di una sedicenne innamorata persa dei Duran Duran, il libro di Clizia Gurrado che quasi trent’anni fa diventò un fenomeno di culto grazie al puro passaparola, al punto di ispirare un film che hanno visto anche gli infelici cresciuti nei decenni successivi. Lo spunto per la rilettura ci è arrivato dall’uscita in eBook del libro, visto che ormai leggiamo quasi tutto in questo formato e che la nostra copia cartacea era andata persa in uno scellerato trasloco (peccato, su eBay qualcuno la propone anche a 200 euro…).

Grandissima freschezza, da liceale che scrive da liceale e non da un anziano mestierante che scopiazza un romanzo di formazione fra i mille, con vicende quotidiane esaltanti nella loro inconsistenza: in pratica Clizia parla di se stessa, sedicenne milanese che con l’amica Rossana e la metà femminile della sua scuola (il liceo classico Berchet, in via della Commenda) condivide una smodata passione per i Duran Duran, conosciuti musicalmente in anteprima durante una delle inutili vacanze-studio in Inghilterra che mai sono passate di moda. Da passione musicale i Duran e soprattutto Simon Le Bon (Rossana è invece più per John Taylor) diventano ossessione quotidiana, con ricerca di notizie e di foto in ogni dove, oltre che dei loro video sulla appena nata Videomusic. Il sogno è ovviamente quello di incontrarli e si materializza grazie al padre, giornalista (nella realtà Lello Gurrado, del Corriere della Sera), che la accompagna a Sanremo dove i Duran Duran saranno ospiti al Festival. Il problema è che alla conferenza stampa, dove Clizia si imbuca, si presentano tutti tranne Simon. Si accontenta di due parole di John, sufficienti per diventare l’idolo della scuola.

Molto più ricco di temi è il film, con personaggi che nel libro non esistono (tipo l’aspirante fidanzato o l’amica che teme di essere rimasta incinta) o che fanno cose diverse (il nonno), mentre quello che nel libro è una vacanza al mare (a Zoagli) nel  film è montagna. Uguale è invece l’ossessione per i fatti personali di Simon, con ogni ragazza che diventa potenziale nemica in quanto concorrente nella corsa al matrimonio. A distanza di decenni vince secondo noi il film, che meglio rappresenta lo spirito degli anni Ottanta, ma il libro della Gurrado (che ha scritto anche altro e adesso è socia in un’agenzia di comunicazione) mantiene un nucleo di verità e di purezza che ce lo fa apprezzare moltissimo. Pur preferendo, da sempre, gli Spandau.

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