Gioco sporco

8 Luglio 2014 di Stefano Olivari

Il peggio del peggio del calcioscommesse viene dall’Asia, al di là del fatto che i corrotti siano necessariamente anche quelli che le partite le giocano o le arbitrano. Quindi anche in Europa e in Italia, come si è visto più e più volte. Certo è che i grandi sindacati di scommettitori fanno quasi tutti base nel Sud Est asiatico o per lo meno lì hanno i loro principali referenti. Oltre a punire i crimini, sportivi e penali, del passato sarebbe però interessante bloccare quelli del presente ed è per questo che un libro come Gioco sporco, di Ivo Romano (Editore ad est dell’equatore) dovrebbe diventare lettura obbligatoria per chiunque voglia un calcio pulito e soprattutto credibile (due concetti diversi, con il secondo per noi più importante del primo). Romano, giornalista per La Stampa, Avvenire e Libero, è stato anche consulente dell’UEFA in materia di scommesse nella famosa task force voluta da Platini e che qualche buon risultato ha ottenuto. Sul fenomeno del gioco sporco ha un’idea molto chiara: i truffatori possono essere sì puniti, ammesso di individuarli, ma è molto più facile e produttivo capire ‘prima’ quali siano le partite a rischio. Anche gli scommettitori italiani più evoluti hanno poca confidenza con l’Asian Handicap, che è il tipo di scommessa più diffusa nel mondo ed in particolare in Asia: in pratica invece di tre risultati una partita di calcio ne ha due, con handicap evidentemente positivo o negativo a seconda della squadra. Un tipo di quota che, una volta interiorizzata una tabellina mentale non proprio intuitiva, permette coperture più rapide e soprattutto spostamenti quasi immediati di volumi di gioco. I soldi veri sono sull’Asian, per cifre inimmaginabili e che solo per qualche miliardo di euro l’anno sono monitorate da chi lo deve fare per mestiere. Di sicuro i movimenti delle quote fanno intuire all’istante il marcio. Romano limita la trattazione al calcio per nazionali, soprattutto quello giovanile con pochi spettatori e scarsa copertura televisiva, analizzando i movimenti live sulle vittorie ma anche sugli Over: una FIFA con una minima sensibilità per questo problema avrebbe indagato immediatamente su squadre con quote schizzate verso l’alto nonostante un gol appena segnato o squadre in situazioni opposte, per non parlare di recuperi di oltre 10 minuti e di rigori fatti battere 5 volte. Nel libro si trova di tutto, in una cavalcata fra calcio (anzi, anticalcio), matematica, crimine ma anche divertimento per come i delinquenti agiscano in maniera spudorata: in questo senso l’amichevole del 7 settembre 2010 fra il Bahrein e un nazionale definita Togo ma formata in realtà da passanti rimane insuperabile. Ma le partite palesemente taroccate sono tantissime e riguardano tanti grandi nomi, dall’Argentina al Camerun, dal Messico alla Nigeria, dalla Bolivia all’Indonesia. Con la maglia nera assegnata per acclamazione al Laos, che ha ogni sua squadra coinvolta in qualche situazione poco chiara. Siccome l’intento del libro è didascalico, bastano pochi esempi. È ovvio che con il calcio di club la casistica sarebbe infinitamente più ampia, ma è interessante che nemmeno quello direttamente gestito dalla FIFA sia a livello medio-basso con una credibilità accettabile. Per la stessa dinamica delle truffe non è necessario che tutti siano d’accordo: in una partita equilibrata basta un arbitro chirurgico, in una meno equilibrata qualche difensore con cali di concentrazione. La base ideologica non è quella di inventarsi un risultato strampalato, ma di assicurarne uno credibile: per questo le scommesse sul numero dei gol piacciono più di quelle sull’esito finale. Per la serie: fino al 2 a 2 fingiamo e poi si fa sul serio. Inutile dire che chi ha la scimmia delle scommesse già da anni segue i movimenti del gioco live, sia pure su siti meno ‘pesanti’ come chip di quelli seguiti da Romano: incredibile che le singole federazioni, tranne qualcuna, non si siano mai poste il problema.

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