La ghanesità di Balotelli

26 Giugno 2014 di Stefano Olivari

Mario Balotelli è uscito molto ridimensionato da questo Mondiale, come valore di mercato ma soprattutto come credibilità ad alto livello. Un problema per lui ma anche per il Milan, che già da mesi lo ha scaricato e che contava su buone prestazioni in Brasile per realizzare una plusvalenza sui 23 milioni di euro (non ancora tutti pagati) dell’accordo di un anno e mezzo fa con il Manchester City: almeno sulla cessione di Balotelli l’accordo fra Galliani e Barbara Berlusconi esiste. Ma questo è già un futuro difficile da decifrare, anche per il suo agente Mino Raiola che si sta adoperando per portarlo all’Arsenal seguendo gli schemi di mercato ben noti. Bisogna invece parlare del presente, per capire i perché di un fallimento che è di tutto il sistema calcio ma che sta venendo addossato mediaticamente all’attaccante italiano. Italiano?

Il messaggio postato ieri su Instagram da Balotelli si presta a pochi equivoci, per questo lo riportiamo in versione integrale: “Sono Mario Balotelli ho 23 anni e non ho scelto di essere italiano. L’ho voluto fortemente perché sono nato in ITALIA e ho sempre vissuto in ITALIA. Ci tenevo fortemente a questo mondiale e sono triste arrabbiato deluso con me stesso . Si magari potevo fare gol con la costa rica avete ragione ma poi? Poi qual è il problema? Forse quello che vorreste dire tutti è questo? La colpa non la faccio scaricare a me solo questa volta perché Mario Balotelli ha dato tutto per la Nazionale e non ha sbagliato niente (a livello caratteriale) quindi cercate un’altra scusa perché Mario Balotelli ha la coscienza a posto ed è pronto ad andare avanti più forte di prima e con la testa alta. Fiero di aver dato tutto per il Suo Paese. O forse, come dite voi, non sono Italiano. Gli africani non scaricherebbero mai un loro “fratello” . MAI. In questo noi negri, come ci chiamate voi, siamo anni luce avanti. VERGOGNA non è chi può sbagliare un gol o correre di meno o di più. VERGOGNOSE SONO QUESTE COSE. Italiani veri! Vero?”.

Risposta chiara ai messaggi e ai video circolanti sul web, a tema (sintetizziamo) ‘Balotelli non sei italiano’. E risposta ancora più chiara ad alcuni compagni di nazionale che l’hanno sempre mal tollerato, considerandolo un corpo estraneo sia a livello umano che tecnico. L’operazione simpatia, nei giorni dell’annuncio del suo matrimonio con la fidanzata Fanny, si era rivelata fin da subito un maldestro tentativo da parte di tutti di mascherare la realtà. Il gruppo Juventus, in azzurro dominante (contro l’Uruguay sei titolari su undici erano bianconeri), lo detesta da sempre con l’eccezione di Marchisio che non a caso non è un indiscutibile (nell’Italia del tiqui taca, saltata per infortuni vari, sarebbe stato in bilico). Prandelli, che se lo è visto imporre dalle circostanze, prima fra tutte quella di non avere un concorrente alla sua altezza, non ha mai perso l’occasione per lezioni a suo dire etiche anche se gli riconosce di avere salvato l’Italia a Euro 2012. Il Milan non lo ha mai difeso, a partire dal suo presidente che lo ha sempre considerato un colpo di Galliani. Non a caso le poche parole rossonere pro-Balotelli sono arrivate da Galliani…

E pochi minuti dopo la partita con l’Uruguay Buffon ha parlato per tutti gli antipatizzanti, facendo l’elogio dei senatori (cioè di se stesso e di qualche suo amico) e criticando ‘fenomeni che poi in campo non esistono’. C’era già stato un antipasto all’intervallo, quando Prandelli aveva deciso di sostituire Balotelli pare proprio su sollecitazione dei suddetti senatori, oltre che per il fondato timore che si facesse espellere. Prandelli gli ha spiegato pacatamente che lo sostituiva per il cartellino rosso pendente, Balotelli non ci ha creduto ma ha resistito all’istinto di lasciare lo stadio. Ha seguito il secondo tempo dalla panchina, con le lacrime agli occhi. Poi in silenzio ha dribblato tutti i compagni. Gli è stato detto che Pirlo voleva tenere un discorso alla squadra e lui ha sorriso, infilandosi sul pullmann della squadra protetto da cuffie gigantesche in stile LeBron James. Allora Prandelli ha mandato un altro emissario, a lui più gradito, che ha convinto Balotelli a scendere di malavoglia per ascoltare le sintetiche parole d’addio di Pirlo. Questa era la squadra…

Siccome Balotelli viene insultato fin da quando ha 10 anni, dai campetti della provincia bresciana alle cattedrali da Champions League, è impossibile che se la sia presa per la frase di cretini anonimi da social network. Il suo messaggio si riferisce a qualche battuta da spogliatoio, forse andata troppo in là sull’onda dell’amarezza. Lo si può dire con certezza, perché la storia personale di Balotelli non è infatti di quelle che inducano a coltivare le sue origini ghanesi, in spregio all’Italia. Mario nasce infatti a Palermo, figlio dei coniugi Barwah, che di lì a poco si trasferiranno nel bresciano. Non è un bambino sano: fuori e dentro da ospedali per tutti i suoi primi anni di vita, per una malformazione intestinale che fa anche temere il peggio. A questo si sommano i problemi finanziari della famiglia, così a 3 anni viene dato in affido a una famiglia italiana (i Balotelli, appunto), con cui di fatto è vissuto fino alla maggiore età ricordando in diverse occasioni ai genitori naturali di averlo abbandonato e di essersi ripresentati (anche a Manchester, dove la signora Barwah fece un’improvvisata dicendo che avrebbe fatto la domestica pur di stare vicino al figlio: del progetto non si è più saputo niente…) con lui calciatore di successo. Ha invece recuperato un buon rapporto con i fratelli per così dire ghanesi, in particolare con Enoch: calciatore di poco talento ma fisicamente e come carattere un suo replicante, che l’ha accompagnato in Brasile insieme a un amico e alla fidanzata e forse futura moglie Fanny. Insomma, Balotelli è un cittadino italiano e un calciatore italiano che, soprattutto, si sente italiano. Memorabile una sua frase: “Perché continuate a chiedermi se mi sento italiano? Io sono italiano perché sono italiano, così come un cinese è cinese”.

Si ritorna allo spogliatoio e al mitico ‘gruppo’. A Coverciano prima e a Mangaratiba poi Balotelli è sembrato vicino a Cassano, ‘sedato’ da Prandelli e lontano dal Cassano vero in tutti i sensi. Ma Cassano ci teneva troppo ad essere accettato, fuori dal campo non gli ha dato tutta questa corda e gli scherzi sono stati da minimo sindacale: nemmeno il suo grande classico del parmigiano nel tovagliolo… Così nella noia del resort brasiliano Balotelli e il suo clan (quattro persone, compreso lui) si sono isolati o sono stati isolati, a seconda dei procuratori che fanno arrivare le notizie in Italia (gli inviati sul posto hanno scoperto i problemi solo il giorno dopo l’eliminazione, invece). Gli saranno sicuramente però giunte alle orecchie le lamentele per i suoi movimenti sbagliati dopo avere rivisto la partita con l’Inghilterra, pur chiusa vincendo con un suo gol. Una situazione pesante, aggravata dai due errori davanti alla porta con il Costa Rica e dalla tensione di Fanny, anche lei corpo estraneo fra le cosiddette ‘wags’ italiane (tutte descritte fino all’altroieri come ragazze serie e anche in possesso di una certa cultura, altro che le inglesi…).

A Russia 2018 Balotelli avrà 28 anni, ma ci arriverà solo se il prossimo commissario tecnico italiano sarà credibile nei suoi confronti. Dire Roberto Mancini sarebbe troppo facile, per lui Balotelli ha giocato senza problemi anche da centrocampista esterno, ma con un presidente federale da eleggere ogni previsione è azzardata. Balotelli magari ha problemi con Buffon e De Rossi, ma non certo con l’Italia intesa come nazione. Mai in vita sua si è fatto trascinare nel diffuso giochetto della vittima del razzismo o del testimonial progressista, come se un colore della pelle diverso da quello della maggioranza valesse come esenzione dalle critiche calcistiche. Se ha iniziato a farlo significa che in questo momento ha in mente di lasciare l’Italia, non solo la serie A.

(pubblicato su Il Giornale del Popolo di giovedì 26 giugno 2014)

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