Contante o carta?

30 Giugno 2014 di Stefano Olivari

È arrivato finalmente il giorno in cui tutti, in Italia, devono dotarsi di strumenti per ricevere pagamenti elettronici, per lo meno via POS, per cifre superiori ai 30 euro. Una tragedia per quei professionisti, quegli artigiani, quei commercianti e quelle aziende che ricevono pagamenti in nero e/o spesso li sollecitano? Solo in parte. Perché dal 30 giugno 2014 le aziende devono sì dotarsi della strumentazione per ricevere pagamenti elettronici, ma non è affatto obbligatorio rifiutare il contante. In altre parole: la cosa che cambia veramente è che il cliente ha (avrebbe) adesso il diritto di poter pagare chiunque, sopra i 30 euro, con il bancomat. Ma facoltà non è la stessa cosa di obbligo ed i pagamenti in contanti, lo ribadiamo, non sono certo proibiti. Possibili, per non dire probabili, che gli accordi al ribasso anti-fisco proseguano fino a quando non verranno introdotte sanzioni effettive contro i pagamenti in nero o, meglio, non verrà abolito totalmente il contante. Il senso del nostro ‘Di qua o di là’ non è quindi di tipo pratico, visto che nella sostanza non è ancora cambiato granché, ma ideologico. Pagamento in contanti, che significa libertà personale ma anche possibilità di evasione fiscale? Oppure pagamento con carta, di credito o bancomat, che significa correttezza fiscale sicura ma anche controllo totale della vita privata del cittadino? Sondaggio interessante, ce lo diciamo da soli, perché al di là di schematismi da Libero o da Fatto Quotidiano, molte persone oneste gradiscono pagare in contanti e molte disoneste riescono fregare il fisco anche usando le carte. Non sarà poi sfuggito ai più attenti l’aspetto più cialtrone di tutta la vicenda, oltre a quello consueto (regalo alle banche, che con le commissioni della nostra spesa poi prestano soldi agli Zaleski e ai Ligresti): chi non si doterà delle apparecchiature adeguate a ricevere pagamenti elettronici non rischia alcuna sanzione…

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