Faccia di Fognini

18 Aprile 2014 di Stefano Olivari

Potrà non piacere, ma il carattere di Fabio Fognini non deve essere questo gran limite se solo 12 persone in tutto il pianeta risultano più brave di lui nella sua professione. Avendo seguito in diretta il suo ottavo di finale a Monte Carlo contro Tsonga, con annessa arrogante piazzata (soprattutto la richiesta di sostituzione di un giudice di linea è stata pretestuosa, anche se incredibilmente il giudice arbitro gli è venuto incontro) e suicidio sportivo, avremmo potuto scrivere subito i commenti del giorno dopo. La maturità, l’esempio per i giovani, le occasioni buttate, eccetera. Fino all’inevitabile ‘Il solito italiano montato’ e al più creativo ‘McEnroe sì che se lo poteva permettere’ (quindi più sei forte più hai facoltà di essere maleducato). Ma comunque la si voglia vedere, il proprio carattere non lo si può mettere in frigorifero una volta che si entra in campo. I giovani Borg e Federer non erano molto diversi da Fognini, ma nel primo caso il padre Rune tenne fermo un Borg tredicenne per sei mesi dopo l’ennesima racchetta spaccata, mentre nel secondo il campione si è in qualche modo autoregolato dopo aver perso qualche anno di troppo (all’epoca i giovani forti emergevano subito, oggi l’unico nato negli anni Novanta fra i primi dieci è il grezzo Raonic). Borg si dominò per qualche stagione e poi a 25 anni scoppiò, Federer invece si è allungato la vita grazie anche alla sua facilità di gioco: parliamo in ogni caso di giocatori fra i migliori di sempre, oltre che circondati di (pochi) buoni consiglieri. Poi nel caso specifico le parole sono state anche più pesanti del solito, perché non rivolte all’arbitro e al mondo ma al suo angolo, composto dal padre Fulvio e dall’allenatore Perlas (a sensazione ce l’aveva più con il padre oltre che con il pubblico, simpaticamente definito ‘Tutte queste merde qui’). Con il suo evergreen, quel ‘metterci la faccia’ alla Bobone di Euro 2004 che non ha alcun significato visto che è ovvio che la faccia sia quella di chi va in campo, Ma senza questo carattere Fognini non sarebbe arrivato fino al tredicesimo posto nel ranking ATP, senza contare che ha fatto del male solo a sé stesso e non all’umanità.

 

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