Ripartiamo da Piedone

27 Marzo 2014 di Fabrizio Provera

Indiscreto, lo sappiamo tutti, è il sancta sanctorum del cazzeggio colto. E’ l’unico luogo editoriale dove si discetta di Boss Robot con la stessa serietà che un filosofo riserva ai prolegomeni kantiani (come se fosse antani, per due…). Epperò, direbbe Mughini, la funzione più importante assolta da tutti noi è l’ortodossia di una ‘certa idea di cinema’, che parte da Jerry Calà e Marina Suma, incrocia Bombolo, passa da Fernando di Leo e sfiora Tomas Milian, nonché la stirpe dei Vanzina. E proprio a loro, ed esattamente a Steno (nato nel 1915 e morto nel 1988: l’anno prossimo si festeggiano i 100 anni: direttò, prepariamoci!), abbiamo pensato intensamente nelle ultime seconde serate libere da impegni mondani, dedicate non agli amati libri ma a rivedere l’intera e commendevole saga di Piedone lo Sbirro. Dietro la quale c’è, evidentissima, la mano del padre di Carlo ed Enrico.

Piedone è un lepeniano ante litteram, non ci stupiremmo se il padre di Marine  ammettesse di averne addocchiato qualche pellicola. E’ contro il formalismo della legge, detesta i codicilli – cui preferisce gli sganassoni – e blandisce la mala tradizionale e innocua (Gennarino, scippatore con 15 figli, ‘Gennarì, tu si na chiavica pure come ladro’; Assuntina, venditrice abusiva di sigarette di cui è cliente; il Gobbo, che compare nel primo episodio); i violentatori li tratta a modo suo, spaccando setti nasali e mandandoli all’ospedale, con la reazione sdegnata dei suoi superiori, atteggiamento mutuato dall’icona della destra cinematografica americana, l’ispettore Callaghan: “Quando un maschio adulto aggredisce una donna con l’intenzione di violentarla io l’uccido, sono stato chiaro?”.

Soprattutto, Piedone usa un linguaggio meravigliosamente e politicamente scorretto, non ancora travolto dal buonismo d’importazione anglosassone. Perciò il piccolo Bodo, simpatico e piccolo zulù, è negro (‘Caputo chill’è negro, nun è arabo’, dice Piedone al grande Enzo Cannavale, buoanima, già spalla di Tomas Milian); Caputo stesso, che si traveste da donna per un’indagine, è a rischio (‘Capu, ma sarà mica che sì diventato nu poco ricchione??..’). Qualche anno dopo, nel leggendario primo episodio di Vacanze di Natale, Roberto Covelli –  diretto dai Vanzina junior – avrebbe pronunciato la frase più scorretta degli ultimi decenni (“Come va in banca a New york? C’è una mafia giudea che fa spavento!”). Ah che nostalgia, Piedone lo Sbirro, il commissario Rizzo di una Napoli post Achille Lauro e pre 1993, quando il Movimento Sociale Italiano (non An…), nonostante la guida stentorea del profeta macilento che poi si è tinto i capelli di biondo (…) all’età di 61 anni, tocca il 45% candidando la signora Floriani (……..). Altri tempi, altri uomini. Altro cinema. A chi, dunque, Piedone lo sbirro? Ma è ovvio: a noi…

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