Complice lo specchio

19 Marzo 2014 di Paolo Morati

Complice lo specchio

C’è tanto sesso, intuìto ma non esplicitato nelle immagini, in Complice lo specchio, primo romanzo pubblicato dal sassofonista siciliano Antonio Marangolo per Mondadori. Un punto a favore in un momento in cui sembra vietato non raccontare nei minimi particolari anatomici il protagonismo del privato, classico escamotage per attirare l’attenzione dei lettori meno interessati a una trama. Un po’ come quei comici (comici?) che per tentare di far ridere infarciscono le proprie battute di doppi sensi. Ma non divaghiamo troppo.

Il racconto di Marangolo, ambientato inizialmente in una Sicilia in equilibrio tra realtà e fantasia, alle pendici dell’Etna, per poi trasferirsi a tratti in altri luoghi d’Italia, si può definire come un incontro di due persone capaci nel giro di pochi anni di rivoluzionare le proprie strade e abitudini partendo da una rincorsa scattata da una indagine con pedinamento, per poi trasformarsi da un lato in un inatteso viaggio artistico, prolifico e di successo, e dall’altro in una fuga apparentemente impossibile dalla propria istintualità.

Lasciando  libero sfogo alla fantasia del lettore nelle situazioni più private, e per questo ancora più interessante, Complice lo specchio non è un romanzo giallo come potrebbero far pensare i primi capitoli, ma una storia di cambiamenti dei protagonisti così come dei personaggi collaterali, che evolvono nel tempo a causa di incontri e situazioni casuali capaci di stravolgerne il destino. Lo stile di scrittura di Marangolo è piuttosto fluido, e segue lo schema che alterna dialoghi e situazioni a descrizioni di ambienti e sentimenti, e considerazioni, centrando l’obiettivo di far girare la pagina per vedere come andrà a finire. Alla fine si tifa perché il detective Eddie Ponti, capace prodigiosamente di accorciarsi l’altezza, il pittore Delphus con la sua Waterloo incompiuta, e la misteriosa Maddalena (nome scelto non a caso, considerate le sue attitudini e clienti) Virlinzi riescano a ritrovare sé stessi.

Un’ultima nota va fatta sui colori, ben evocati e descritti nei diversi momenti della storia, non particolarmente lunga, e che sono poi quelli che innescano le emozioni dei diversi personaggi e di chi gli sta accanto. In questo Marangolo ha fatto un buon lavoro tratteggiandoli sostanzialmente come veri protagonisti della vicenda. Senza dimenticare lo specchio che, complice e indiscreto, fa capolino per ricordarci chi siamo oltre l’aspetto estetico ed esteriore.

twitter@paolomorati

Share this article