Pensare da Minions

21 Febbraio 2014 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dagli studi Universal in California dove hanno messo in vendita i famosi pupazzetti Minions, gli aiutanti di Gru, ex dirigente malefico, secondo il volgo nell’isola degli invidiosi, ora diventato un bravo padre costituente, lo dicono a mezza voce quasi gli stessi, non tutti perché contro Minucci ci sarà la famosa guerra di elisione affinchè nessun resti in piedi come diceva Sansone ai filistei della borgata, per una Lega che ha bisogno di idee, le idee di tutti, coraggio, il coraggio che non molti si possono dare, progetti seri, oltre a gente che trovi logico mettere soldi in un’attività che non restituisce quasi nulla e che ogni maledetta giornata di campionato, non si può dire domenica ormai, ti fa sborsare almeno mille, duemila euro di multa per andare dietro alla famosa teoria che passione vuol dire libertà di sputare, insulatare e via così. Certo che accade in tanti posti, anche all’estero come vi racconterà l’arbitro Paterniòo sfiorato dalla sberla del cantautore sloveno che non aveva gradito la direzione di gara.

Ne abbiamo parlato con Sandro Aquari rintanato a Villa Ada, perché in quegli Studios ci andammo insieme quando facevamo davvero gli inviati, fermandoci a meditare davanti alla casa dove hanno girato Psycho perché ci sentivamo attratti da un nostro simile rubato da Anthony Perkins. La stessa cosa avviene adesso mentre il basket italiano perde i veli europei. Restano in gioco soltanto Sassari e Milano, forse Reggio Emilia che ha fatto cose sublimi in coppa Italia, una squadra rinnovata e non migliorata per mille motivi, ma non certo, come dice la commare secca dei contestatori, per colpa di Menetti che ci sembra un tecnico eccellente, la bella isola reggiana del vivaio fiorente dove, come già accaduto a Cantù, le promesse per un palazzo nuovo o, perlomeno rinnovato, sono state di nuovo disattese.

Siamo nel mare dell’infelicità in troppi posti e dispiace che ci si accorga soltanto adesso di essere un  bel po’ in ritardo rispetto all Europa. Lo diceva Recalcati, lo ripete Pianigiani. Capiranno? Difficile. Siamo rientrati nel trionfalismo dei commenti non soltanto televisivi. Dalla Rai a Fox. Un melenso carnevale di aggettivi per far diventare strepitose partite contro avversari che proprio strepitosi non sono o non dimostrano di poterlo essere. A chi giova tutto questo miele? Ah, saperlo, dicono in coro gli agenti dei giocatori sogghignando.

Questa razione settimanale di pensieri sparsi ci porta verso il Canaglia Club dove andremmo volentieri a ringraziare Simone Basso per lo splendido ricordo di Mirza Delibasic passato oltre il confine della vita quasi in silenzio non tanto tempo fa. Lui, l’autore, si stupisce ancora oggi. Comunque sia  vorremmo che contattasse Tanjevic, magari insieme potrebbero scrivere una cosa bella su questo artista che beveva e fumava, ma poi dipingeva alla grande come ricordano a Varese per i giorni in cui cadde l’impero contro i “ ragazzi” di Boscia.

Già allora dovevamo capire che si stava deviando dalla strada giusta. Poi la Bosman, poi il professionimo insostenibile e i dirigenti col piffero a raccontarci che le società sportive vanno gestite come le aziende dimenticando  l’incanto dell’arena dove ci si gioca tutto, dove Carolina Kostner ci ha fatto capire che non si può sempre andare dietro a chi spara sui pianisti come accadde al Petrucci di Vancouver che la definì una  non campionessa. Ora non ce la prendiamo col presidente per una caduta grave di stile, peggiore delle cadute della gardenese in Canada, ma vorremmo sapere come valutare i giudizi lusinghieri dati su Azzurra Tenera paragonati a questa  ragazza straordinaria. Ci faranno sapere a non stretto giro di posta.

Dicevamo delle nostalgie e sempre tirando in ballo Tanjevic eccoci al nuovo ricovero per Oscar Bezzerra il brasiliano incantatore che sentiva  il canestro chiamare il suo tiro. Ce la devi fare caro amico, altrimenti dovremo metterci tutti in gramaglie siamo convinti che il primo a farlo sarà Sylvester che una volta ti inseguì a Pesaro annebbiato da troppe disgrazie personali.

Pensare a ieri, alla Bologna che faceva davvero tremare il nostro mondo dei canestri e non soltanto in Italia, per il ritorno in città del Sasha Danilovic al veleno dopo le ultime cadute del “suo” Partizan che si è dissolto dopo aver conquistato la seconda fase dell’eurolega. Bella iniziativa Virtus per ricordare ai credenti gli uomini che hanno fatto la storia della Vu Nera. Speriamo che poi tutti questi personaggi siano argomento per una nuova pubblicazione, cosa fanno adesso nella vita ad esempio, come piaceva all’avvocato Porelli che alla sua Virtus ha dedicato anche due splendidi volumi coinvolgendo i grandi artisti della città, da Bonvi a Dalla.

Parliamo di iniziative  e allora perché non fare un inchino al consorzio ‘Varese nel cuore’ per questa iniziativa che coinvolge i veri credenti anche per la donazione di sangue, organi, midollo? Caro Minucci, ci sono quelli che hanno idee. Basta andarli a cercare e certo non dove tutto era aria stagnante.

Siamo felici di sapere dalla Rosea imbellettata dalle scommesse che è scoppiata la pace fra i tifosi di curva, si vince spesso anche senza i cori ultras, è scritto nella genesi dello sport ver,  dicono in tanti posti  cominciando (anche finendo?) dalla NBA, mettendo in dubbio che ci sia mai stata una guerra. Ohibò. Chi ha scritto, titolato, reso pubblica l’invasione nella secondaria del Palalido che resta in macerie?

Non siamo preoccupati dal fatto che a Caserta debbano puntare su un giocatore diverso da Duhon. Certo che faceva notizia, che avrebbe smosso la nebbia a Pezza delle Noci, ma che senso aveva portare in campo uno prigioniero della moglie come avviene per troppi stranieri in marcia per prebende mercenarie? O la moglie, o l’agente, o i compagni troppo poveri che non si cambiano i pantaloni una volta al giorno. Ne abbiamo viste tante. Con un allenatore bravo come Molin e un creativo come Atripaldi provate a cercare  sul territorio, non per questa stagione, ma pensando al futuro che può tornare splendido anche senza dove vivere la nostalgia di chi la fa pesare la sua merce.

Sulla Milano che ha spezzato il poco rimasto nelle mani di Malaga e dell’ex guardia carceraria Plaza non ci chiediamo più se può arrivare alla terza fase. Se gli avversari sono a Vitoria o nella stessa casa malaguena allora pensare soltanto al lavoro interno con il mentalist che dovrebbe avere ormai chiaro il morbo che ogni tanto prende il gruppo capace di obbedire al suo generale fino a quando non entrano i minions personali per urlare ai possessori che è il momento di cercare gloria senza andare dietro alla regola: sudore, lavoro, risultati. C’è tempo, ma non diteci che l’Emporio ha investito così tanto solo per essere la prima nel bigoncio…

Europa, accidenti, dopo aver capito che in Italia soltanto Sassari ha le munizioni per difendere la piana di Alamo lasciata vuota dalla brutta notizia dell’assemblea di Siena dove in poche parole si fa capire che a fine campionato l’isola degli scudetti sarà chiusa. Chi sa tutto, chi sapeva tutto ora sarà più contento. E’ già capitato con Treviso, rischiamo che succeda pure a Pesaro, non è che a Bologna le cose vadano tanto bene e Cantù, a fine anno, dovrà cercare un proprietario mentre Varese farà nuovamente i conti col suo consorzio che quest’anno ha dato meno, mentre a Montegranaro il conflitto è aperto. Petrucci dice che chi non ha soldi deve stare fuori dalla serie A. Faremo un campionato a dieci, dodici squadre? Di più, coi soldi veri, non ne vediamo. Miopia. Non gelosia. Ora speriamo che non ci siano dubbi sul fatto di fare Lega tutti insieme, di portare alla causa progetti seri, orari compatibili con le spese sopportabili, cercando di essere alla ribalta anche quando ci sembra che tutto sia come il pala Bigi, il Pianella o, peggio ancora, il Pala Tiziano.

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