Forconi d’Italia

16 Dicembre 2013 di Stefano Olivari

Il cosiddetto movimento dei forconi non è nato la settimana scorsa, ma noi che viviamo nell’orticello ce ne siamo accorti solo settimana scorsa. Un po’ come alcuni ultras dell’Ajax… Per saperne di più, al di là dei cappelli che tutti gli stanno mettendo addosso e del folklore che fa tanto servizio di Ballarò, abbiamo intervistato uno dei leader (lo definiamo così perché ce lo hanno indicato come tale) di un movimento senza leader, che mercoledì scorso in piazzale Loreto c’era. Vincenzo Bruno, 44 anni, di professione massiofisioterapista ma in realtà costretto dalle circostanze ad adottare la mitica ‘flessibilità’ . Non si tratta insomma di un tipo ‘choosy’, avendo fatto dall’aiuto-pizzaiolo al vigilante.

Signor Bruno, cosa è successo mercoledì mattina con i tifosi dell’Ajax?

Tutto è stato davvero casuale. Noi del movimento come quasi tutti i giorni stavamo facendo i nostri blocchi stradali in zona Piazzale Loreto. Non più di 5 minuti, per non degenerare nell’illegalità e non far arrabbiare gli automobilisti. Solo che in uno di quei minuti è passato un pullman di ultras dell’Ajax, che ha dovuto fermarsi. Sono scesi in quattro con fare poco amichevole ed è stato subito scontro, con poi anche l’intervento della Polizia. Niente a che vedere con quanto accaduto poi vicino allo stadio, che aveva invece logiche calcistiche.

Quindi in piazzale Loreto non c’è stato uno scontro fra ultras?

C’era qualche ultras, ma perché del movimento fanno parte anche alcuni ultras, ma lo scontro è stato davvero casuale. Le racconto come nascono questi blocchi, quali grandi strategie ci sono dietro: ci si dà appuntamento sulla rete o ci si trova direttamente in strada. Purtroppo Milano e l’Italia sono piene di persone che non lavorano e che quindi possono trovarsi in una piazza a metà mattina.

Lei parla di movimento, ma dall’esterno facciamo fatica a vederlo come un qualcosa di unitario…

Bisogna distinguere fra quel 20% che viene sempre citato dai giornali, composto da gruppi che già esistevano, con l’80% di protesta popolare spontanea. In quel 20% ci sono estrema destra, estrema sinistra, centri sociali, No Tav e altre aggregazioni che esistevano prima della situazione attuale. Tutte realtà che piacciono ai giornali, nel senso che fanno parte di categorie giornalistiche ben precise, da attaccare o difendere a seconda dell’appartenenza. Io faccio parte del rimanente 80%. Cioè di gente che, per semplificare, non crede che questo Parlamento sia legale e non accetta che un Parlamento illegale voti una legge elettorale. Gente accomunata dal fatto di stare male.

Quali sono i vostri leader e le vostre idee politiche?

I leader non ci sono, nel senso che non ci sono strutture gerarchiche o verticistiche. Politicamente? Posso dire che quasi tutti hanno creduto o credono nelle idee di Grillo, ma non  condividono la scelta del Movimento Cinque Stelle di rimanere in questo Parlamento. Dopo il discorso di Napolitano avrebbero dovuto andarsene tutti.

Quale è la categoria più rappresentata?

Quella di chi fa fatica ad arrivare alla fine del mese o alla fine del mese non ci arriva proprio. Chi si è stupito di vedere uniti nella protesta piccoli imprenditori e disoccupati, camionisti e agricoltori, operai e professionisti  non vuole vedere la realtà dell’Italia di oggi.

La sua realtà personale quale è?

Al di là del mio vero lavoro, che spero sempre di poter fare guadagnandomi da vivere, le posso dire che l’ultimo lavoro quasi fisso, pochi mesi fa, mi veniva pagato 5 euro lordi l’ora. Nel settore della vigilanza. Ci ero arrivato tramite una cooperativa, che però dall’azienda committente ne prendeva 35.  Pur riducendo al minimo le mie esigenze, ormai mi trovo con un debito di quasi 5mila euro fra affitti arretrati e bollette. In pochi mesi senza lavoro si fa presto ad andare sotto. 

Cosa accadrà mercoledì a Roma? E’ vero che lei ci andrà?

Sì, ci andrò, anche se so per certo che qualcosa accadrà anche a Milano davanti al Comune. Migliaia di persone chiederanno a questo Parlamento di dimettersi in massa e di andare alle elezioni secondo l’ultima legge elettorale legale. Qualcuno dice che non cambierà niente, ma almeno chi voterà le nuove leggi sarà legittimato a farlo. Il vero obbiettivo di questa classe politica sembra invece quello di neutralizzare l’importanza del voto e di rendere indifferente il risultato delle elezioni. Il sistema è evidente: basta aggregare pezzi diversi e una maggioranza la si trova sempre. Con i giornali, quasi tutti finanziati direttamente o indirettamente dallo Stato, che seminano ottimismo o panico a seconda delle necessità. 

Con quale bandiera manifesterete?

Quella dell’Italia, perché è dagli italiani che bisogna ripartire. Si continua a parlare di economia che deve ripartire, quando è evidente che questo è un paese in vendita. Anzi, in svendita. Chi è stato intelligente si è liberato per tempo delle sue case e delle sue aziende, invece di aspettare che valessero la metà. Chi può contare solo sul suo lavoro, come me, è semplicemente stato cancellato. Invece di favorire lo sviluppo del Terzo Mondo si è portato il Terzo Mondo da noi. E senza nemmeno bisogno di immigrazione: i cinesi, i senegalesi, i marocchini, siamo adesso direttamente noi italiani. Che infatti siamo tornati ad emigrare: io dovrei farlo in Spagna, se tutto va bene. Ma per il momento sono qui. 

Facciamo uno scenario realistico. Si va a nuove elezioni, poniamo direttamente con il Mattarellum. Centro-destra, più o meno condizionato da Berlusconi, centro-sinistra, più o meno egemonizzato da Renzi, e Grillo potrebbero di nuovo trovarsi in una condizione in cui formare un governo senza le larghe intese sia impossibile. Cosa si fa? 

Intanto sarebbe un Parlamento legittimo, differenza non da poco con quello attuale. Poi più si va avanti più provvedimenti essenziali per l’economia andranno presi. E si andrà probabilmente nella direzione indicata da Grillo, quella del reddito di cittadinanza. La gente è allo stremo e da questa situazione si può uscire solo con un rilancio del welfare. Tagliando le pensioni d’oro e molti dei costi della politica il progetto è sostenibile. Il lavoro non si può creare per legge, visto anche che nessuno vuole più investitire in Italia, ma le persone non possono essere lasciate morire. 

Possiamo sintetizzare dicendo che, tolta la minoranza estremista di destra o di sinistra e alcuni fenomeni delinquenziali locali, il movimento dei forconi sia una specie di super-grillismo?

In un certo senso sì. Tutti noi pensiamo che si debba recuperare lo spirito originario del movimento Cinque Stelle: cambiare il sistema, in maniera strutturale, prima che l’Italia muoia. Ma forse è troppo tardi. 

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