Attaccati alla maglia

10 Ottobre 2013 di Stefano Olivari

Lakers e Celtics devono tornare al più presto ai livelli che competono loro. Può darsi che esista un giornalista di sede regionale della PBS che dica cose del genere, non lo escludiamo (per scherzo, visto che la tivù non-profit americana si occupa pochissimo di sport), ma il fascino della NBA è proprio quello di vedere le sue grandi precipitare dalla lotta per il titolo ai confini del tanking (cioè la pratica di perdere apposta più partite possibile, in modo da avere più possibilità di pescare in alto al draft) nel giro di poche stagioni. Di sicuro però il mitico brand conta anche lì, visto che la Lega ha da poco diffuso il calendario ufficiale delle 239 partite di stagione regolare (inizio il 29 ottobre, fine il 16 aprile) che gli americani vedranno a diffusione nazionale, fra le varie ABC, TNT ed ESPN, oltre ovviamente a NBA TV. Ecco, i tele-americani potranno vedere 33 volte i Knicks e i Bulls, 30 gli Oklahoma City Thunder, 29 i Lakers e… 27(!) i bicampioni nonché possibili-probabili tricampioni, gli Heat. Andato Dwight Howard a Houston, incerto il futuro di Kobe nonostante i viaggi tedeschi dal santone del Bayern, carne da trade Pau Gasol, a prima vista non è che il declino di Steve Nash sia un tema così affascinante da coinvolgere l’appassionato medio. Va bene, quello che accade a New York e Los Angeles conta di più, poi a Chicago c’è eccitazione per i ritorno di Derrick Rose e per OKC magari è l’anno buono (magari anche no, vista la situazione di Westbrook). Però l’anno scorso, con l’interesse mediatico alle stelle per l’arrivo di Nash e Howard, i Lakers furono televisti 28 volte… La nostra fortuna di essere europei da League Pass ci permette poi di vederli tutte le volte che vogliamo, ma questi numeri sono comunque interessanti perché  obbligano i Lakers a giocare una stagione di transizione dignitosa. Tutta questa premessa era un volgare pretesto per parlare della stagione della nostra prima squadra NBA (per evidenti motivi di età, quando PIN non c’entrava con il bancomat), che potrebbe non essere pessima come ipotizzabile anche solo un mese fa. Merito anche di Nick Young, giocatore così estremo che a D’Antoni potrebbe anche piacere, veneziano cresciuto nel mito dei Lakers e con i primi 6 anni NBA vissuti soprattutto in una realtà perdente come quella degli Wizards, più la buona parentesi ai Clippers e quella discreta ai Sixers. Nell’amichevole canadese contro i Nuggets Young ha giocato insieme a Jodie Meeks, con Nash a dirigere e distribuire con il bilancino i palloni, per soddisfare Pau Gasol spettatore in Slovenia e un Kaman molto positivo. Una squadra in divenire, che se azzecca le mezze figure (appena tagliati Boateng, non Kevin Prince ma il nazionale britannico Eric, e l’anziano mestierante Gadzuric) potrebbe sognare l’ottavo posto in un Ovest dove nessuno sembra essersi rinforzato rispetto allo scorso anno. E chi sarebbero le prime sette? Eccole, visto che amiamo fare del bar sugli argomenti che ci interessano: 1. Clippers (anche per il coach), 2. Spurs, 3. Warriors, 4. Thunder, 5. Grizzlies, 6.Rockets, 7. Nuggets. E quindi? Essendo rimasti psicologicamente quindicenni, siamo convinti che anche in questa stagione di transizione e di ‘We want Phil’ sparsi i Lakers onoreranno la maglia.

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