Assurdità di Williams-Azarenka

10 Settembre 2013 di Stefano Olivari

Il tennis di una volta era migliore, per definizione. Lo si dirà anche di quello di Serena Willams e Azarenka, quando fra fra qualche anno diventeranno di una volta. Il problema è che viviamo nel presente, un tempo in cui il tennis femminile è sempre più difficile da guardare, al netto del nazionalismo e del guardonismo, che per Camila Giorgi si sono mirabilmente fusi come fu a suo tempo per Lea Pericoli. Il discorso è sempre il solito: se bisogna giocare come uomini, con schemi e scelte percentuali da uomini, meglio guardare direttamente gl uomini. Sharapova e Ivanovic possono sempre riciclarsi come modelle, nella peggiore delle ipotesi come giornaliste (anche se Barbara Schett è insuperabile). Con gli occhi ancora pallati per l’ennesimo Nadal-Djokovic estremo (il punteggio non inganni, ci sono state fasi di gioco che necessitavano di un’intensità mentale che avrebbe schiantato Borg), proponiamo la nostra classifica di donne-donne, cioè di donne che giocano un tennis con caratteristiche femminili e non da uomini di serie B. Le mettiamo in ordine di classifica WTA, perché qualcuna arriva in alto anche se per vincere a braccio di ferro ci vuole di solito il braccio di ferro. Prima classificata Agnieszka Radwanska, numero 4 della WTA, che a Wimbledon ha perso l’occasione della vita e che a Flushing Meadows si è schianta negli ottavi contro la Makarova: ha pochi muscoli e neppure una gran velocità, ma un senso del tempo e una capacità di ragionare che ricordano Martina Hingis (sull’orlo del ritorno anche in singolare, a 33 anni: preghiamo per lei). Seconda classificata, in ordine WTA, in questa classifica che tiene conto solo del piacere di guardare il gioco, Roberta Vinci (12) e non per nazionalismo.La partitaccia contro la Pennetta nei quarti non deve far dimenticare che il suo tennis fatto di variazioni di ritmo, di conquista graduale del campo e anche, incredibile, di colpi al volo puliti, è da mostrare nelle scuole. Per trovare la terza giocatrice non schematica, quindi interessante, bisogna scendere al 29 di Alize Cornet, dal tennis gradevole (con un po’ di fantasia, era per metterne tre) come il suo naso, freschissima di una gran partita con la Azarenka, il cui peso è stato rilevato da un umorista visto che sul sito ufficiale della WTA viene data a 66 chili contro i 60 della francese (fra l’altro di almeno 10 centimetri più bassa, al di là della struttura leggera). Abbiamo una passione per Laura Robson, numero 35, ma il buonissimo braccio non la rende di per sè interessante: se vogliamo esaltarci per il braccio preferiamo Kohlschreiber. Ecco, nelle prime 100 ci sono solo 3 donne che diano un senso al guardare il tennis femminile rispetto a quello maschile. Non è un discorso sessista (diversamente, basandosi su gambe, culo e faccia, le promosse sarebbero state moltissime), ma solo una scelta su come impiegare il proprio tempo. Se voglio il braccio di ferro guardo Nadal-Djokovic e non Williams-Azarenka, se voglio il braccio libero e baciato dagli dei guardo Gasquet-Wawrinka e non Kvitova-Robson. Non troviamo alcuna argomentazione valida per la parità di montepremi fra i sessi, se escludiamo la cattiva coscienza per il trattamento riservato alle donne nella quotidianità reale. Che comunque non dipende dagli organizzatori dei tornei.

Twitter @StefanoOlivari

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