Integrità di Bolt

12 Agosto 2013 di Carlo Vittori

Usain Bolt ha fatto molto di più del suo dovere con il 9”77  che gli ha consentito di vincere il sesto oro mondiale, considerando non solo i 100 metri, della sua carriera. Avevo pronosticato un 9”78, non lo dico per fare il fenomeno ma perché mi ero in un certo senso sbagliato. Credevo che il Bolt attuale valesse 2 decimi più del suo record mondiale, invece il 9”77 è uscito da una gara con mezzo metro di vento contro e una pioggia fastidiosa. Se la gara fosse iniziata pochi minuti prima e il vento fosse stato leggermente a favore, anche ‘questo’ Bolt, che molti danno in declino (ma gli avversari sono dopati, ex dopati, infortunati o inesistenti…) si sarebbe avvicinato al miglior Bolt. Quantificando, aveva dentro un 9”65. Ma al di là del tempo ho visto un atleta integro, dopo tante stagioni ad alto livello. La reiterazione agonistica è nemica della resistenza nervosa e ormai non credo che a Bolt una medaglia in più o in meno cambi molto, quindi bravo davvero. Sul piano tecnico, nella finale di Mosca ho contato 41 passi e mezzo, leggermente più del solito. Evidente l’influenza della pioggia, che tende a far accorciare la falcata, ma come ampiezza siamo comunque vicini al massimo: certo il centimetro e mezzo in meno a falcata alla fine ha contato nel confronto con sé stesso, mentre quello con Gatlin è stato vinto nettamente. Il Golden Gala era lontano e di Gatlin non mi piace parlare: incredibile che sia ancora in circolazione. A 27 anni l’avversario di Bolt è quindi solo la stanchezza mentale. A margine di Bolt, qualche osservazione sul resto.

1. A Mosca sono rappresentate più di 200 nazioni, ma nella finale della gara più seguita e ritenuta più importante 4 atleti su 8 erano di una nazione con due milioni e settecentomila abitanti. Solo perché più di quattro non potevano iscriversi… ricordando anche che a casa, per motivi diversi, sono rimasti Powell e Blake. A volte le domande sono anche risposte. Non sempre i giornalisti possono scrivere la verità, a causa delle querele, ma almeno potrebbero astenersi dalla celebrazione acritica del cosiddetto miracolo giamaicano. Non stupisce la qualità, perché un campione svetta sempre sugli altri, ma la quantità.

2. A chi butta sempre il discorso sulla razza, per giustificare i fallimenti, ricordo la prova di Lemaitre. L’unico bianco nei migliori 8 ha chiuso settimo in 10”06, facendosi anche male. Un grande risultato, se guardiamo alle prestazioni di altri atleti con la pelle del suo colore. Un risultato modesto, per chi ricorda 4 anni fa il francese vincere gli Europei Juniores a Novi Sad in 10”04. Lemaitre ha corso a Mosca in 43 passi, pur essendo di poco più basso di Bolt, ma soprattutto è partito tecnicamente male: non gli manca la forza per essere almeno al livello di Bolt nei primi metri, ma la capcità di esprimerla sì. In 4 anni non ha fatto miglioramenti diversi da quelli che gli ha consentito il suo grande talento. Poi dicono che gli allenatori non servono.

3. Per riempire i vuoti fra una gara e l’altra i commentatori Rai danno sfoggio di nozionismo, ma tendono un po’ a farsi i complimenti fra di loro. Giornalismo creativo, lo definirei. E così mi è venuto un colpo (metaforico, per fortuna) quando ho sentito dire che Ponchio è stato allenatore di Luciano Caravani. L’età fa brutti scherzi non solo alla memoria e così ho telefonato subito a Luciano, ex primatista europeo della 4 per 100 (38”42 a Città del Messico 1979:  gli altri del quartetto erano Lazzer, Grazioli e Mennea), che mi ha confermato che il suo allenatore era il grande professor Sergio Ceroni. Cito solo una… citazione che mi tocca da vicino, sorvolando sulle altre e su Stefano Tilli.

4. Nella gara regina Italia non pervenuta, anzi ritirata. L’unico azzurro iscritto, Michael Tumi, ha preferito puntare sulla staffetta ma viste le sue recenti uscite difficilmente sarebbe andato al di là del primo turno. Lo ritengo un grande talento, uno che fa 6”51 sui 60 metri anche correndo sotto i suoi standard (mettiamo prudenziali 11 chilometri orari, quindi 0,9 secondi ogni 10 metri) i 40 metri successivi dovrebbe facilmente arrivare a 10”05. Tempo da finale mondiale o olimpica. Basta che si alleni bene, senza grandi segreti o ricette magiche. Il suo 10”19 di personale non deve essere un punto d’arrivo, anche perché a livello internazionale nel 2013 con 10”19 non si arriva da alcuna parte.

5. Noto una tendenza del nuovo presidente federale, Alfio Giomi, ad appropriarsi dei meriti dei successi (attribuendoli a un ‘ritrovato entusiasmo’) e a sorvolare sui tanti fallimenti. Che non sono le mancate medaglie, in uno sport universale come l’atletica vincerle è sempre difficilissimo, ma l’inesistenza in molte specialità in cui lo stipendio dello Stato dovrebbe fare la differenza. Aspettiamo con interesse la Trost e Greco, senza volerli caricare di pressione. Al momento l’atletica italiana deve ringraziare una donna di 37 anni, Valeria Straneo, che fino a due anni fa correva per divertimento e che si è fatta letteralmente da sola.

Carlo Vittori

(in esclusiva per Indiscreto: vietata la riproduzione dell’articolo senza il consenso dell’autore)

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