Ricambio generazionale alla Maya

13 Maggio 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni per la terza, quarta, forse quinta volta, nella terra dei Maya per farsi decapitare sulla piana di Itza dove è nato davvero il basket: dovevano buttare una palla di cuoio dentro un cerchio e il capitano della squadra perdente veniva giustiziato dal “collega” vincitore. Un metodo per il ricambio generazionale dei giocatori che andrebbe bene anche adesso, un’idea per il Gianni Petrucci che sbuffa a Roma, sbuffa come sindaco e  deve aver capito che un conto è farsi omaggiare da chi lo temeva, un altro farsi aiutare da chi, adesso, magari, finge di non ricordare il suo nome.

Siamo in piena bagarre play off, quelli dove l’oste organizzativo ha voluto aggiungere acqua per farci affogare nei luoghi comuni in attesa di sapere chi vincerà 4 partite in una serie di 7. Luoghi comuni? Accidenti, non leggete il poco che viene dedicato al basket? Favoriti sempre gli altri, le scuse buone sempre quelle degli altri. Nessuno vuole responsabilità, non si sa mai, con certi presidenti e proprietari. Guardate le facce delle squadre dove regna l’angoscia da prestazione, le panchine, il contorno. Altro che lasciare 15 euro al botteghino per finti biglietti omaggio, un tagliando da incorniciare per lasciare ai posteri ogni sentenza sul bello che avvolge questa pallacanestro dove soltanto Milano ha partecipato alla cerimonia, eh sì, cerimonia, del sorteggio arbitrale  mandando il riconfermato Portaluppi e il sempre sereno Solani, l’ultimo sopravvissuto nella vera storia Olimpia, a vedere cosa usciva dai bussolotti. Dicono che a Roma non fossero contenti di veder snobbata la novità del bussolotto che porta arbitri buoni al macello con gente davvero scarsa e a Milano, in gara due, Sassari in partita uno, abbiamo visto cosa vuol dire mischiare olio buono e quello di colza.

Visto che al sito e al direttore piaccioni i cinguettii andiamo sul breve. Perché la terra dei Maya, la storia delle origini di questo basket? Perché venerdì 10 maggio, segnate pure la data, siamo andati ad offrire la nostra testolina al sacerdote che  con la scomunica fa sapere al mondo che ti sei creato intorno quanto hai perso nel comprendere le cose, il bene  e il male, la capacità  di valutare un allenatore, un giocatore, una società. Tutto al macero Zamparini. Il tempo cambia e gli dei che hanno deciso gara due fra Milano e Siena ci hanno fatto già sapere, in pratica, come faranno navigare le varie navicelle fino alla finale scudetto e alla assegnazione dello stesso.

Ettore Messina che presenta in semifinale di Eurolega una squadra dislessica come il colosso CSKA, armata rossa incapace di parlarsi e di giocare, messa sotto dalla difesa dell’Olympiakos, 52 punti con quei giocatori pagati, più o meno, come quelli dell’Emporio Armani.

La Mens Sana, pur incatenata dai disastri Montepaschi, strangolata dai blocchi della Finanza che non agevolano pagamenti, stritolata dall’invidia anche di chi non vedeva l’ora di vedere crocifisso il Minucci che torna ad essere di Chiusdino e non più istrice senese, si prende oltre 100 punti in gara uno al Forum. Vero che della squadra scudetto dell’anno prima, degli uomini dell’impero Pianigiani-Minucci, c’era soltanto il profumo di fiori sfatti ravvivato dal furore di Hackett, ma era pur sempre Siena. Del pasato, dicevamo, soltanto il vice Banchi, promosso  a capo tecnico, bravo ma tormentato e sfortunato, Moss promosso capitano anche se la sua vocazione sarebbe di essere sempre  l’uomo delle difese ardite e delle fughe infinite, Ress che dopo lo strepitoso inizio, l’infortunio, sembra invecchiato precocemente, strana involuzione nella stagione che lo doveva consacrare più che ai tempi del druido Simone, Carraretto  svuotato da quella rabbia che ne faceva un cambio speciale, tiratore quando serviva, difensore quando si doveva soffrire.

La Siena vincitrice di coppa Italia non poteva essere parente di quella massacrata al Forum dalla nuova Armani vampira, da una avversaria che ha finalmente capito che voltare il sederino a Milano vuol dire voltarlo al pane assicurato, pane con i lustrini e il lievito di re Giorgio che se la gode al massimo dopo partite come gara due e dimentica quello che gli hanno fatto spendere, buttare via nel tentativo di abbattere piramidi che resteranno nel tempo anche sotto la sabbia dell’invidia di chi aveva scambiato lo sport per un campo giochi.  Siena che abdica? Se lo dovesse fare ci auguriamo che abbia la stessa faccia, di chi in gara due a Milano ci ha creduto e non di chi a Milano facea il barlafuso convinto di avere a che fare con chi ancora sbatte gli occhi per ogni rutto degli Harlem.

Geroglifici per stare in sintonia con chi legge questo sito, facendo volare nell’arena questa pagella che sa tanto di confessione impotente dopo 2 partite play off dove solo Roma ha perso il servizio in casa:

10 Al SORTEGGIO arbitrale che ci ha proposto sul campo di Varese la terna dei figli d’arte Cicoria, Baldini, Martolini. I loro padri erano meglio? Sicuramente, ma si dice sempre così. Certo è stato emozionante vedere insieme l’evoluzione della specie nata per soffrire in un paese dove la giustizia si combatte con le culotte al vento.

9 A SPANOULIS, al nuovo genio greco BARTZOKAS, perché il bis europeo dell’Olympiakos nell’anno della crisi, nella stagione delle svendite, dei suicidi economici, sa di magia. Capolavoro su cui meditare perché i maghi del mercato, gli agenti un tanto al chilo, vi  avrebbero detto che Hines, Law, lo stesso Shermadini erano giocatori da basso impero e da basket di rincorsa. Certo non fenomeni in tutto, ma il cuore di Hines fa davvero provincia e spenderemmo il massimo per uno come lui piuttosto che per dieci Brown di Siena, regalando i Kasun, i Sanikidze, anche quello che volava in super coppa.

8 Al RECALCATI che dopo la salvezza miracolo di Montegranaro, dove i giocatori andavano al massimo anche quando aspettavano invano una proprietà garante del futuro, è passato alla televisione affiancando l’innamorato Dembinski sulle dirette RAI delle partite che si giocano dalla parte destra del fiume scudetto. Dall’altra parte l’arguzia di Michelini per  un altro giovane telecronista entusiasta che danno al basket TV un mare dove poi tornerà a nuotare Laurito nostro se davvero l’europeo sarà in Rai. Noi ce lo auguriamo e che a dirigere tutto siano sempre Timperi e Mascolo. Leccaculismo per amici? Forse, anche se non sono prorpio amici e spesso sembrano bravi professionisti.

7 Al TONOLLI che ha ritrovato i minuti nell’emergenza Roma. L’unico vero errore di Calvani, in una grande stagione, era stato quello di lasciare troppo in ghiacciaia il suo capitano. Uno così ti serve sempre perché se glielo chiedi ti sacrifica pelle, ginocchia e falli. Non è poco. Sono i tipi che ti tieni cari fino a quando porteranno loro la borsa in palestra dicendo: non cel faccio più, adesso datemi un altro lavoro.

6 Al Pepe LASO di un bel Real Madrid spiumato, come succedeva alle squadre italiane, soprattutto la Fortitudo, la Benetton, nei faccia a faccia nazionali, perché battere il Barcellona e poi ricaricarsi per la finale era davvero difficile. Lo premiamo perché eravamo convinti che fosse un allenatore monocorde, dai, forza, tutti uniti, mentre invece sa parlare anche a giocatori sordi e presuntuosi.

5 Al SABATO RAI con una sola diretta per i play off della serie A2, campionato in estinzione per voleri divini e superiori, senza immagini per le partite dei quarti al piano di sopra. Vero che era un sabato pieno, ma se hai due canali dedicati allo sport fai uno sforzo. La verità  è che adesso alla Rai devono accontentare tanta gente, dalla pallamano al ping pong, devono rispondere a tutti, perchè ogni sport ha la sua fede, gli appassionati e santi in paradiso. Per questo dicevamo che era rischioso staccarsi dalla tetta presuntuosa di SKY dove, per la verità, non vedevano l’ora di mandare al buio chi rompeva a prescindere, chi faceva banda interna e chi non aveva banda larga esterna. Ora sappiamo che la coabitazione renderà difficile l’uso privato di certi servizi.

4 Al DEL MORO, presidente pesarese in parterre a Milano, sedie oro, di balaustra, quelle per i Nicholson del Naviglio, lui ha la faccia dell’attore, anche se non seduto come Sabatini  di fianco al Proli che sembra davvero ispirato da questo ex  collega che ora ha lasciato la Virtus Bologna a Villalta, anche se in molti ti chiedono sempre se può essere vero, amico per la rivoluzione anti minucciana, perchè interrogato sul futuro del basket nella sua città ha cercato di essere diplomatico, ma la faccia diceva che siamo sull’orlo della crisi irreversibile. C’è qualcuno che se ne preoccupa? Insomma, come siamo messi a fine maggio mentre vanno all’incanto i posti per le serie oro e argento nel professionismo mascherato e della nuova frontiera?

3 Al VOTO di Lega per il miglior giovane dove POLONARA, una nostra passione che ha fatto sempre rizzare il pelo ai soloncini federali e allo stesso Pianigiani, perché nessuno ha fatto più progressi e merita più attenzioni dell’Alessandro Gentile che andrà seguito bene fino al giorno delle convocazioni perché un sesto senso ci dice che nel rancido dei rapporti personali fra piccoli Napoleone astiosi e pieni di istigatori livorosi, vedrete, verrà fuori la fase del ricatto, senza contare i pifferai NBA che offriranno la luna, avendo solo una chiazza gialla in fondo al pozzo.

2  Ai CONCERTI del Forum di Assago, che potrebbero spingere l’Armani verso Desio casomai si dovesse arrivare a gara cinque. Perché stupirsi. Milano è città senza impianti sportivi, la signora che  dovrebbe essere interessata allo sport di base, ma anche a quella di vertice, insomma la Bisconti, rifiuta qualsiasi invito, fa finta di esserci e poi sfugge, respinge persino chi, come il Quintavalla vincitore dell’unico, per ora, scudetto milanese nella stagione con la sua squadra di hockey in line, si offre di costruire a sue spese il palazzetto di cui avrebbe bisogno per organizzare l’eurocoppa. Guardate il Palalido che  resta chimera quasi più del palazzo di Cantù. Insomma, siamo sottovento e se passate al Forum capirete anche il motivo.

1 Al BELINELLI che incanta nei play off con Chicago, bravo a farsi trovare pronto quando lo stavano spingendo in fondo alla panchina. Vi confessiamo che non siamo mai stati entusiasti del viaggio anticipato nella NBA di un giocatore che in Italia stava arrivando all’evoluzione completa lavorando benissimo con Repesa alla Fortitudo, ma lui ha perseverato, ci ha smentito,  siamo felici, però adesso ci ha rimesso in ansia nell’intervista a Fuochi  chiarendo e non chiarendo il domani con Azzurra. Ci serve davvero Belinelli in posto due o anche in ala piccola? Sembra un quesito difficile, forse il primo e non unico per la Nazionale della speranza disperata che andrà in Slovenia.

0 Ad Ettore MESSINA che ci ha portato al patibolo dei Maya, perché  giuravamo che fosse tornato davvero il Tancredi delle battaglie per  dare un senso al concetto di squadra nel basket  che blocca e rolla. Lui stesso diceva di  aver avuto dei sospetti sulla tenuta nervosa del nuovo Ettorre, ma poi si era rassicurato con la presenza record in una  final four di eurolega. Troppo presto. Al risveglio sotto i colpi dei greci sembrava davvero il vecchio Foreman  punzecchiato ed irriso dalle danze delle farfalle e della zanzare del suo rivale sula panchina che era di Ivkovic, che pensavamo illuminata soltanto dal vecchio santone, ma  anche qui abbiamo dovuto confessare ai Maya che il nostro calendario sulla fine del basket che non conosce più il nostro nome era peggio anche del loro.

Oscar Eleni, lunedì 13 gennaio 2013

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