La segretezza di MasterChef

25 Febbraio 2013 di Stefano Olivari

La seconda stagione italiana di Masterchef si è conclusa da pochi giorni, con la vittoria di Tiziana Stefanelli e un successo strepitoso di pubblico (rapportato al fatto che tutto fosse criptato su Sky Uno), di critica e di interazioni social. La finale fra Tiziana, Maurizio e Andrea ha avuto un picco di share del 4,23% ed è finita in un modo inaspettato per chi come noi ha seguito quasi tutte le puntate pur detestando non tanto la cucina quanto il parlare di cucina. Maurizio era evidentemente più creativo e in senso lato più ‘chef’ di tutti gli altri, ma non ha retto la tensione (sudava come Bonolis e la temperatura era uguale per tutti i concorrenti) sbagliando quasi tutti i piatti dell’ultima prova. Solo il mitologico (è l’unico dei giudici che pensa a costi e prezzi di un piatto) Joe Bastianich, amante del salato, lo ha parzialmente salvato. Tiziana è stata più brava nel rivisitare e anche in generale più precisa, ma di lei ci ha colpito soprattutto l’antipatia in certi casi sconfinante in odio che ha generato nelle sue avversarie (e fin qui ci stava) e in generale nel pubblico femminile. Ma come: avete una donna di carattere, che non le manda a dire, che se ne sbatte di farsi accettare dal ‘gruppo’ e che si vuole imporre in prima persona invece di manipolare l’uomo della situazione, e le date addosso? Altro che manifestazioni di ‘Femen’ (peccato che il Berlusca non si sia espresso), il problema sono le madri. Poi c’è il lato giornalistico dell’operazione Master Chef, ma sarebbe meglio dire non giornalistico. La trasmissione è stata registrata fra giugno e luglio, come era facilmente intuibile anche dagli esterni e dall’abbigliamento dei concorrenti. Di sicuro tutti i concorrenti hanno firmato un contratto in cui si impegnavano a non parlare con i media prima della fine della messa in onda del programma, con penali pesantissime in caso di mancato rispetto. Ma è altrettanto sicuro che fosse facile, contattando (e al limite pagando: solo in Italia è uno scandalo pagare le notizie, quando il problema è solo che siano vere o false) persone vicine ai concorrenti, sapere cosa fosse successo. Senza poi nemmeno sbattersi, un pigro compulsatore di Twitter e Facebook avrebbe potuto arrivare agli stessi risultati grazie ad amici degli amici degli amici (per non parlare dei profili dei concorrenti, non tutti fake). Perché nessun giornale ha bruciato la concorrenza annunciando il vincitore due mesi fa? Questione di stile? Non scherziamo. visto che la tivù rende quotidianamente inutili i giornali, a volte addirittura spolpandoli con rassegne stampa interminabili e ‘riprendendo’ (cioè copiando) gli articoli più interessanti. Mancava la voglia, non abbiamo altre spiegazioni, di andare oltre la cartella stampa.

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