Il programma di Malagò

19 Febbraio 2013 di Stefano Olivari

Che differenza c’è fra Giovanni Malagò e Raffaele Pagnozzi? Ce lo chiedevamo prima delle elezioni per la presidenza del CONI, ce lo chiediamo adesso che è stato eletto abbastanza a sorpresa Malagò. Diciamo a sorpresa perché il segretario generale (al CONI dal 1973…) poteva contare sugli ovvii vantaggi di chi è già dentro l’apparato e su dichiarazioni di voto pubbliche che avrebbero in teoria dovuto trascinare gli incerti. Prima fra tutte quella del presidente uscente Petrucci, costretto dal numero di mandati a ritornare alla federbasket, ma si sa che pagnozziani sono anche Abete e il presidente della federtennis Binaghi. Malagò ha avuto 40 voti contro i 35 di Pagnozzi, che alla vigilia aveva ipotizzato di avere ben più di 40 sostenitori e che forse si è fidato un po’ troppo di personaggi con una grande immagine (da Pancalli, navigatore della politica sportiva che nessuno osa criticare, con il quale Malagò ci aveva provato) oltre che di un apparato CONI che evidentemente conta meno del passato. Il problema è che non si è capito quale idea di organizzazione sportiva avessero e abbiano i due contendenti. I giornalisti sostenitori di Pagnozzi hanno propagandato l’immagine dell’uomo di sport (in realtà uomo di apparato) in contrapposizione a quella del frequentatore dei salotti romani ed organizzatore di aperitivi, i pro Malagò quella del giovane manager (in realtà Malagò era già nella Giunta CONI) che sfidava il burosauro federale, forte della presidenza del Circolo Canottieri Aniene (non proprio il Real Madrid) e di molto presunti (i Mondiali di nuoto 2009 a Roma, generatori di scandali da cui Malagò è comunque uscito indenne) successi organizzativi. Su tutto c’è l’inutilità del CONI, carrozzone utile solo a distribuire stipendi e tessere omaggio per l’Olimpico, quelle che fanno impazzire Pallotta: da quando è morto il Totocalcio è infatti lo Stato a finanziare direttamente le federazioni, con la struttura centrale del CONI a fare solo da distributore materiale. Per questo la sconfitta del suocero di Nesta contro l’ex genero di Marina Lante della Rovere è una doppia sconfitta, perdere da uomo di apparato è quasi impossibile. Di sicuro non ha perso a causa dei programmi.

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