Manu ciao

29 Gennaio 2013 di Stefano Olivari

L’addio di Manuchar Markoishivili a Cantù non ha guadagnato troppe righe al di fuori della Gazzetta dello Sport e della Provincia di Como, ma le avrebbe meritate perchè il suo approdo a metà stagione al Galatasaray indica chiaramente lo stato di salute della pallacanestro italiana oltre che denunciare la follia del mercato sempre aperto. Società a parte, nessuna analogia con il caso Sneijder: l’ex interista era di fatto ai margini della squadra da tre mesi (anche se sarebbe stato utile, ma lo smantellamento di Moratti non conosce ostacoli), mentre il georgiano era il miglior giocatore di Cantù e uno dei migliori della serie A con il suo palleggio-arresto-e tiro che a molti ricorda Sasha Danilovic. I termini della questione sono noti: i turchi allenati da Ergin Ataman e pieni di vecchie conoscenze italiane (da David Hawkins a Jamont Gordon) oltre che di soldi (Carlos Arroyo non sarà lì per beneficenza) hanno pagato la clausola di rescissione di 500mila euro, rilevando il contratto in essere di Markoishvili e dandogli per l’anno prossimo un milione. E cioè più del doppio di quanto prendesse nel club di Anna Cremascoli. Alla quale bisogna rendere merito perché ha evitato il solito schema mediatico del far passare il giocatore per mercenario-traditore. La cosa veramente grave è che una delle tre squadre italiane in Eurolega, al di là del fatto che  adesso sia rimasta in pista solo Siena, con una proprietà solida e un pubblico ‘a prescindere’, sia nella condizione di ritenere decisivi per la sua sopravvivenza 500mila euro. Qualche anno fa erano cifre per chi stava fuori dal quintetto base, magari non a Cantù ma in altre realtà italiane sì. La notizia sarà giunta anche a Stefano Mancinelli, capitano non giocatore della Nazionale (come Barazzutti), che ha ritenuto offensiva la proposta di 250mila da parte di Armani. Qui sta chiudendo tutto e la pallacanestro non è un genere di prima necessità: vale per i piagnistei delle minors, ma anche al piano più alto.

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