Felici al Circeo

14 Gennaio 2013 di Oscar Eleni

Oscar Eleni da Pantano Marina, frazione di San Felice al Circeo, per aspettare la carrozza che porta il sindaco Gianni Petrucci, tornato alla guida del basket italiano, pronto a saltare sul carro del vincitore. Eh be’, se il vendicativo Proli aspetta la rivincita di coppa con la Varese disastrata per espiare i peccati invernali, se Scariolo annuncia  agli orbi fuori dall’urbe mediolana che è stato raggiunto il risultato voluto a Brindisi, cosa sfuggita in eurolega, bersaglio mancato prima di trovare la luce in Aladino Green, noi possiamo benissimo accomodarci al fianco dell’ex presidente del Coni tornato a Sherwood dove certi sceriffi non li vogliamo proprio vedere. Anche se li garantiscono la ricchezza, la prosopopea, la mano invisibile dei cacciati che si genuflettono ancora sperando di lucrare un’altra volta come direbbero a Pesaro, perché stare nella carrozza col migliore, seppure in terra di Templari, di famiglie papaline come i Caetani, fa bene alla salute. Lui ci promette pasta  e acciughe, ma sa anche dove trovare il fiume delle idee passando dal picco di Circe, maga che trasforma in porci ma che ti fa anche credere che esistono imprese se tu scarnifichi le panchine dei poveri e poi ti fai bello al sole.

Con Petrucci e la sua carrozza che non diventerà zucca alla mezzanotte slovena se, come potrebbe accadere perché la realtà va al di là delle perversioni di quelli che ti dicono, ancora una volta, i soldi non sono tutto perché esistono pure i diamanti, dovessimo uscire dagli Europei alla prima sbattuta di uova non ci metteremmo a piangere. Con lui vogliamo andare ad esplorare, ad esempio, i campi  dove a Ruvo di Puglia è cresciuto il Gianluca Basile luce degli occhi per tutti gli allenatori che hanno avuto l’onore di allenarlo, uno che Tanjevic aveva fatto diventare cavaliere della zolla, dopo averlo notato come principe degli ignoranti con Lombardi a Reggio Emilia e poi nell’epopea  fortitudina di Seragnoli terminata con il regno di Repesa. Petrucci vuole luce sui campetti, vuole centri tecnici  in ogni regione, vuole volontari per il reclutamento sguinzagliati a Nord e a Sud, Est e Ovest, vuole parlare con  la gente orgogliosa del basket, la sua arte magica perché fa credere a quasi tutti di essere i più bravi, una rivoluzione che non deve essere silenziosa anche se si aspetta di avere contro una Lega combattiva che vive così male il suo tempo mediatico, che non sa davvero leggere i calendari e arriva alla resa dei conti del girone di andata nel caos totale per le povere redazioni che hanno dovuto tenere aperto lo spazio basket fino a tardi, ma, per fortuna, giocava il Milan e, per fortuna,  la curiosità di sapere come saranno gli accoppiamenti al Forum di febbraio ha fatto perdonare il ritardo, anche se per avere la griglia vera si  è dovuto aspettare il lunedì con Sassari-Siena come dolce in fondo alla cena dell’ultimo turno. A Barcellona, Catalogna non Italia di A2, si sono meravigliati delle agevolazioni italiane per le squadre  impegnate al venerdì nell’eurolega, per loro vita dura e bastonata in casa dell’Estudiantes 48 ore dopo aver sofferto con l’Olympiakos e aver perso di nuovo Navarro.

Tabellone che deve aver mandato di traverso l’ossobuco al prefetto di Milano mentre saltavano i tappi di bottiglia in casa RCS per la “salvezza” della nobile Milano che con il 30-3 della sua panchina contro i funghi dell’amato Bucchi ha sistemato la parte  difficile della vita da grande sempre sotto pressione che presto, con un centro alla Mensah-Bonsu, metterà a posto tutti gli altri, anche se ci vorrà un abile ser Biss per far andare via Hendrix felice di fare l’Eze del 2013  al Lido. Il calendario che prevede per san Teodoro martire l’arrivo al Forum di tre tifoserie lombarde non proprio amiche, perché la storia dice che Milano, Cantù e Varese sono state e sono grandi, ma non possono fisiologicamente amarsi in un paese dove il terzo tempo vero lo fanno solo i rugbisti che sul campo se le danno senza l’ipocrisia che altri sport di contatto. In un paese dove mettono a sedere sui sedili d’oro ragazzini paffuti che si eccitano solo quando dalle curve arrivano insulti per per chi “gioca contro” la loro squadra di cui non sanno neppure la storia, perché alzare la testa e guardare costa troppo. Meglio berciare, nel borgo infame dove partono rappresaglie di ultras, magari juventini, per sfasciare bar frequentati da anziani e bambini a Parma. Ci sarà da soffrire per chi vuole tenere l’ordine visto che nella mischia ci sarebbe anche Roma, ma, nel basket i seguaci della Virtus splendida di quest’anno, non sono certo  numerosi e odiati come quelli del calcio, ma sai com’è la vita: una gita a Milano, daje come direbbe il povero Zeman, ci si diverte, vedrai che troviamo anche i “nemici” di Milan e Inter, facciamo un pacchetto unico e festa a suon di legnate.

Povera RCS che sognava una coppa Italia di fuoco, ma forse non così  calda da far tremare i cessi del Forum dove manca sempre la carta per renderli agibili. Certo il giorno dopo potrebbe essere più dolce, ma per le neopromosse Brindisi e Reggio Emilia questa fiesta sarà onorata con un vero seguito, almeno questa è la speranza in attesa di capire quando da Siena verranno a cantare la Verbena e quanti da Sassari verranno a scoprire un vero ristorante sardo come La Brace di via Ariberto che rigorosamente mette sul tavolo solo cose arrivate da casa.

Fine del girone di andata con la convinzione che  si potrebbe mandare al diavolo Oscar Wilde quando dice che se non si è ricchi il fascino non serve a niente. Non è vero. Noi siamo affascinati dalla stagione che ha fatto Varese fino agli infortuni, della fatica non premiata di Cantù in eurolega, dello sforzo straordinario di Luca Banchi per uscire dalla foresta con i suoi frati Tac ricostruiti in falegnameria, dalla gioiosità di Sassari e del Romeo Sacchetti che ha voluto anche le fatiche europee contrariamente a tanti soci di una Lega sorda che Petrucci troverà assente già al terzo appello, dall’umiltà costruittiva di Calvani e della nuova Roma, dai capolavori di Reggio Emilia e Brindisi chi venivano dal mar dei sargassi della A2 pronta a farsi dissolvere anche se, come si vede bene, pensate alla Venezia dell’anno scorso e anche a quella che sta rigenerandosi adesso, chi ha passato quelle forche poi è pronto anche per affrontare gli smargiassi del piano di sopra.

Incantati da chi è stato cresciuto facendo diventare oro il poco che aveva: Sacripanti a Caserta, Recalcati a  Montegranaro, disperati nello scoprire che il sacrificio della Virtus Bologna all’immagine di fucina del Vulcano Sabatini non è più tanto tollerata dal popolo  che ha sempre creduto  all’arrivo di un messia, sponsor coi baiocchi, giocatori con un passaporto mondiale, da gente che sa bene che il progetto giovani è sano, ma si rende pure conto che oltre un certo limite è impossibile andare. Ehi, cara Circe, ma le hai citate quasi tutte. Non è vero. Pesaro è stata deludente oltre la povertà, Avellino oltre il buon gusto delle dichiarazioni di chi non sopportava Valli, Cremona oltre l’ostacolo della logica marinara di certi presidenti che prevede navigazioni meno dure facendo bere il rum all’equipaggio, Biella oltre la prosopopea di chi era convinto di aver inventato anche l’acqua calda, Milano oltre il significato delle parole come direbbe il licenziato Frates davanti alla messa in piega del suo ex amico Scariolo avvisato con troppa foga che in sala prove avevano ben poca stima del don Sergio pluridecorato e arrivato in città con una sua quadriglia che non sempre garba in una casa medicea come quella di Giorgio Armani che ancora si domanda se il suo Wellington negli affari, nella grande azienda, riuscirà a trovare, finalmente, dopo tanti dobloni perduti nel mare dei satanassi senesi, la Waterloo per far scivolare tutti i cavalli del nemico, per dare un senso alle filosfie del superuomo convinto, come tanti, che tutti gli dei sono stati diavoli ribatezzati e santificati. La coppa Italia e le sue beatificazioni. Siamo ansiosi.

Pagelle del tormento al Circeo dove, lo sappiamo bene, Petrucci ci concederà almeno il dorato esilio che Ottaviano accordò  a Lepido, a patto che ci mandi almeno  dei simpatici compagni di  confino perché presto scatteranno le purghe se le cose andranno come dice la legge  del più forte perché la ricchezza nasconde  tutto.

10 A Dino MENEGHIN che se ne è andato con grande fierezza, dignità. C’erano dubbi, o mentecatti che lo avete boicottato? Ma quei sassolini che si è tolto al congresso dovevano essere i primi massi da far volare dentro una Federazione dove la gente fingeva di ridere, ma intanto preparava la croce.

9 A Nicolò ALBERANI, manager nuovo, vero, della Roma rianimata, che a Trento, insieme a Francesco Carotti ci aveva promesso proprio quello che stiamo vedendo. Gente che lavora, che conosce. Calvani ha trovato i compagni di viaggio per un‘avventura che appariva impossibile, che resta difficile perché chi ha i soldi invade le terre di lavoro e ti porta via il meglio con offerte a cui non puoi rinunciare.

8 Alla SIENA europea che ci fa godere più di quella del campionato. Non era facile, non sarà facile, ma quest’anima biancoverde dovrebbe almeno placare gli invidiosi di città e del borgo antico, perché se c’è una stagione in cui la Mens Sana merita l’affetto di tutti è proprio questa nata alla luce del sole, con tanti milioni di euro in meno.

7 A VARESE e SASSARI per aver increspato lo stagno di lorsignori. Ora sarà il destino a decidere per la loro stagione. Con Varese si è già accanito, ma noi crediamo che dove ci sono idee, dove comanda il coraggio si possono anche avere albe che diventano tragiche solo per chi pensava di avere il sederino al caldo.

6  Ai BASILE della nostra storia, perché se cresceremo così i Gentile, i Polonara, i Melli, i De Nicolao, i Moraschini, Imbrò, Fontecchio, Magro, forse arriveremo ad avere gente giusta passando, magari, dalla rivisitazione delle pagelle affrettate, noi in testa accidenti, che bocciavano Datome quando stava crescendo.

5 Allo STIPCEVIC che ha ridato il sorriso a Scavolini e alla Victoria Pesaro perché se ci avesse pensato prima ora avremmo una grande gloria del nostro basket in zona meno pericolosa, anche se la vittoria di Avellino ha trascinato nel gorgo chi credeva davvero di farla franca cacciando un allenatore eccellente come Valli.

4 Agli SCHIAVI DELLA PAGNOTTA, allenatori, giocatori, dirigenti che con la scusa di tenere famiglia nascondono le malvagità dei Tigellino arrivati nella corti dove Nerone suona la lira e vuol sentirsi sempre dire, anche dai licenziati, che è il più bravo.

3 A BIELLA che sperava in Giachetti e si è trovata in braghe di tela al momento della verità: oltre quella porta c’è l’abisso e vivere nella convinzione che un buon allenatore lo fa la grande società è un tipo di verità che paghi se poi quella società  non è così grande come crede.

2 Al MAZZON ritrovato che ha dato alla Reyer la spinta per un finale di campionato da play off. Avesse ascoltato prima la voce che sussurrava di far sparire i mercenari, avesse dato retta subito all’istinto e premiato chi gli ha dato sempre tutto ora sarebbe già nelle otto di coppa Italia, anche con gli infortuni dell’inizio, senza ricordare che il posto se lo è giocato in casa con Avellino quando ancora si era fatto prendere dalla smania delle etichette. Vincere a Varese è stato più facile perché mancavano uomini chiave, ma è pur sempre impresa.

1 Ai CAPORIONI degli arbitri, quelli che mettono Sahin in seconda fascia e i loro amici  scadenti in prima, parlami o diva del malnato Achille dell’intenzionale su stoppata a Brindisi, che per correttezza dovrebbero presentarsi davanti a Petrucci dicendo fai di noi ciò che vuoi dopo aver accusato la corporazione di  fare soltanto gli affari suoi come dicevano Meneghin e Zancanella.

0 A Gianni PETRUCCI se davvero può credere nella propositività della Lega, la stessa che ha condito l’ultimo piatto di andata, che tollera broccacci da pochi dollari, che trema per una internazionalità che, al massimo è di tre, quattro società, se ci illuderà con le tavole allargate andando poi a mangiare il riso in bianco con gli stessi che hanno dimostrato, la carta canta, quanto sono incapaci.

Oscar Eleni, lunedì 14 gennaio 2012

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