Frates d’Italia

17 Dicembre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal Monferrato  dove  la gallina bionda ci fa strada e vi impone di tornare all’usato sicuro di questa rubrica che riprende la cadenza normale visto che in Europa è rimasta soltanto Siena e noi ci consoleremo con lo sformato di cardi del campionato e della coppa Italia, alla ricerca di peperoni più quadrati di questi dirigenti legaioli che non sanno unirsi neppure nei giorni di una festa dedicata  e ben organizzata come quella di Biella, sprecando il poco seme rimasto per andare alla ricerca di un elicottero che abbia lo stesso potere taumaturgico di quello del Cavalier B. visti i risultati sul Milan in rimonta per un posto al sole europeo. Non sarà difficile trovare un rotore  che porti ispirazione dentro l’Emporio per re Giorgio adesso che ha scoperto, in una illuminante intervista di Massimo Pisa al plenipotenziario di casa, che i suoi soldi vengono spesi con passione, che in società, ramo baskettaro, si lavora tanto, alla grande (?,uhm chi si loda….) e, se si dovesse fare piazza pulita, si comincerà dall’antro degli allenatori. No, per carità, Scariolo intoccabile, guai rivivere il rimorso per la separazione da Bucchi, le giornate dove quel nano ghiacciato rubava la ribalta, ma se Iago semina e la gelosia monta, allora qualcuno dovrà pur pagare. Come vi sembra quel Fabrizio Frates che ha tanti amici  nella Gazza degli orgasmi, che ha la fama del duro instabile davanti alle mollezze di Capua dell’Emporio di don Sergio, uno che le dice fin troppo in faccia le cose che non gli vanno bene, uno da sbarco nella luna del neoprofessioinismo mai visitato da certa gente? Un tipo giusto? Allora lo mandiamo via, vada a dormire con il suo sacco a pelo di architetto sulle macerie del pallido Palalido tormentato dall’amianto e dai pochi rimorsi di non voler ricrescere prendendo il nome del mecenate e non di uno dei suoi eroi che ne hanno fatto tempio.

Correre dietro la gallina dal piumaggio dorato come fa Albanese per i suoi brodi di cappone da  ricordo per sempre, proprio come la sua arte, comicità straordinaria che combatterebbe bene il cettolaqualunquismo del basket ansioso e senza penne, ci vorrebbe un viaggio su Marte ispirato al basket per Antonio che a Bologna ha conosciuto il cuore Fortitudo e la passione Virtus, servirebbe uno che sa distinguere un formaggio comune da un Montebore fatto con latte vaccino e un quarto di vino. Si torna in pista con il lunedì dei barbieri della critica che fa sobbalzare sul seggiolone il trinariciuto innominato per paura di sventure che usa la confraternita dei Minus Habens per attaccare di traverso, per fingere di essere uno con tante idee visto che lo hanno portato a palazzo e lo fanno anche sedere alla sinistra o alla destra di chi si è svegliato onnipotente e pensa di esserlo davvero.

Vi confessiamo che non siamo andati a Biella perché il canone inverso della nostra natura italiota ci fa stare sempre lontano da queste sagre dove tutti si baciano e si vogliono bene. L’esibizione, l’ansia di fare sempre spettacolo anche allacciandosi una scarpa, non riusciamo proprio a capirle. Siamo banalmente legati all’agonismo e capiamo di più un allenatore che ti dice di non salutare nessuno prima di una partita delicata, piuttosto delle slinguazzate prepartita dove tutti leccano i piedi agli arbitri e agli avversari. Era una cosa che faceva imbestialire Mike D’Antoni nei primi anni italiani, figurarsi Sylvester, McAdoo, ma poi hanno capito che Giuda abitava qui. Nelle sagre per i presunti migliori i baci senza lingua sembrano anche veri, capita che la gente si diverta se il James di Reggio Emilia dopo schiacciate mitiche si mette in ginocchio per chiedere la mano della sua compagna regalandole un anello. Tutto bellissimo, anche  che la gara di schiacciate vada all’italiano di Biella Raspino assistito dai veri saltatori dell’atletica italiana, pazienza per la giustizia e per il polacco Czyk che meritava il massimo, tutto entusiasmante se nel tiro da tre Carlton Myers come Nembo Kid si spoglia, vince, poi si riveste e diventa inappuntabile giurato al tavolo di  chi giudica gli schiacciatori con lo stesso sistema dela famoso detto ogni scarrafone è bello per la sua mamma.

Dobbiamo gratiutudine che alla RCS non abbiano ancora preso per il collo chi  ha deciso di sollevare la Lega, una piuma se pensa, un macigno se la devi ingoiare, dalla fatica di organizzare da sola i suoi eventi: bisogna strappare tutto con i denti, cercare nel mondo del nulla perché quelli  li trovi soltanto all’ora degli spettri con le mezzemaniche del travet che ha trovato un posto nella stessa azienda dove il Villaggio prima di messere Fantozzi ha scoperto i veri Fracchia della vita. Purtroppo il tempo ci baipassa e allora dobbiamo stare a guardare questi cardi gobbi, sformati mentre il cardiochiururgo va a cercare  nel cuore del vero Papa di una pallacanestro che sapeva creare in povertà, che sapeva  attirare la gente e organizzare le cose perché pensava in grande e viveva con i frutti di ogni stagione. Se ne mangiano ancora adesso  di queste susine mentre lui saluta con voce fioca da Villa Torri.

Brava Biella, ma non c’erano dubbi, meravigliosa l’animazione prima, durante e dopo l’evento, la corsa padri figli, i palloni in regalo, ma, lo ripetiamo, è più forte di noi sedersi a vedere questi avvenimenti. Ce li godiamo, rigorosamente senza audio, dalla televisione. Pazienza, direte voi. Già. Pazienza. Ci si rivede, lo diciamo a quelli di RCS che meriterebbero  ghirlande e uova d’oro, per la coppa Italia nella speranza che la classifica non li derubi della cornice, perché al Forum se l’animazione non arriverà dalla provincia d’oro difficilmente avremo una fotografia sulle tribune degna di essere ricordata. C’è tempo. Il cerchio si stringe. Le ultime giornate porteranno Varese e Cantù ad Assago per consentire all’Emporio ridisegnato di rimontare e mettersi  in una posizione giusta per arrivare magari alla finale del trofeo che manca in bacheca, soprattutto in quella sistemata al Lido, dall’altro secolo, come del resto lo scudetto. Campa cavallo e l’erba crescerà. Basta spendere sempre un po’ di più e vedrete che la carestia permetterà all’armata dei Branca tutto di entrare nella cittadella, meglio se ci sarà la peste. Non  si corre mai alla pari. Liston contro un peso mosca e poi abbracci a baci al colosso: visto che  roba, difesa? Sì, attacc0? Ssiiii. Questo il sogno divino  del Livio Proli che ci commuove quando vorrebbe passare per vittima della citta golosoa guardona ed invidiosa, con memoria non in scadenza, quando finge di non capire se l’intervistatore lo chiama, come fanno moilti in tribuna, Ganassa, che a Milano non è proprio il migliore dei complimenti. Ce la faranno le scarpette rosee ad arrivare ad Itaca, basta che lascino Frates in casa dell’ultima maga, che si affidino  al codice Iago per sentirsi i padroni del gioco,  della palla e dell’isola.  Certo vederli sull’aia che cercano chicchi tricolori fa venire  rabbia a chi fra Sassari, Varese e la stessa Cantù, potrebbe prendersi tutto con una fettina del tesoro Olimpia, il furore del  duca Ferdinando di Toscana, della Cinta, e della nobile Siena, che vorrebbe tanto  far pentire chi gli sorrideva e poi sussurrava agli altri che nello splendore di una Banca è facile costruire vittorie. Facile? Ma porcazza la miseria.

Pagelle ispirate da  Biella e dai giovani che Dalmonte ha guidato bene, anche se per rabbia nostra il Polonara trascurato in estate non siamo riusciti a vederlo neppure nella corsa che ha fatto seguito ai discorsi del re, l’uscente Meneghin e Petrucci secondo.

10 e LODE a Nando GENTILE e alla sua moglie pasionaria per questi due ragazzi  da trincea agonistica seguiti con amore filiale, ma anche col bastone. Siamo felici che Stefano abbia rubato ad Alessandro la ribalta. Attenti a vedere oro nel fiume della migliore gioventù, in certi ruoli, saggezza, fame, marciapede trasformano un giocatore fino a farlo diventare il piccolo Nash del bigoncio.

10  A BIELLA come città del basket vero, dell’amore senza confini anche dovendo soffrire tanto, nel nome del professor Bonali e del grande Flaborea, di Briga e del pestifero Cermelli che un giorno fece piangere Rubini.

9 Alla RCS che fa sembrare vivo un movimento impegnato a tutto per nascondere la sua vocazione ad avere soltanto convitti con carne in scatola .

8 A Carlton MYERS perché la sua nuova predica fra i canestri ci ha davvero convinto, ora  non lasciamolo alla deriva romagnola.

7 A RIVA  e alla sua  sofferta esistenzilità, a MAGNIFICO che faceva il team manager di Azzurra chiocciola, perché ci fanno godere quelle antiche maschere che un tempo non erano mai banali.  Farli lavorare dove sanno e possono farlo, non oltre, ma non dietro ai ruba pennini.

6 Al Nicolò MELLI, una sola Ci ci consigliano dal monte Ida di Bogarelli, che ha testa quadra e voglia di entrare nel gioco da uomo e non da eterno bambino per gli zecchini d’oro del sistema.

5 A BELINELLI che ci sta smentendo alla grande. Non ci cospargiamo il capo di cenere, non è arrivato dove avrebbe potuto se avesse fatto una stagione in più di apprendistato europeo, ma bisogna ammettere che da quando è in quintetto per Chicago lo vedi, lo senti, capisci che conta davvero. Fessi noi, ma cinque a lui che ci smentisce e ci fa fare  la figura dei minchioni.

4 Alle presunte STELLE straniere del campionato che hanno dimostrato quanto può essere difficile farli vivere da giocatori decenti in un gioco di squadra. Sparano alla luna, come tanti non sarebbero a libro paga se qui valutassero le cose per quello che sono: la gente si innamora più dei Gentile, dei Moraschini, dei Polonara o dei Melli che dei tatuati senza testa. Non è vero che costano meno. Non ci fossero loro costerebbero meno anche i nostri e saremmo allo stesso punto con l’Europa chiusa per quasi tutti.

3 A Fabrizio FRATES che pagherà per tutti l’eliminazione dall’Eureolega dell’Emporio Armani. Così impara a  credere che la gente abbia sempre e soltanto una faccia. Lo  scilipotismo prevale anche  nello sport.

2  Alla LEGA di A2 che poteva trovare una scappatoia per permettere al ragazzo  Cournooh della Biancoblù, matrice senese, non per caso, di giocare senza che la sua squadra affrontasse una difficile trasferta, poi perduta, senza di lui. Ugo ribellati.

1. Al CERVI superiore che abbiamo visto a Biella perché se non si mantiene così, anzi se non migliora fisicamente e un po’ tecnicamente con Menetti lo cancelleremo perché nel deserto dei centri vedere questa oasi ci fa illudere che forse in Slovenia non andremo soltanto per avvelenarci il sangue. Dacci dento fratello longo.

0 Alla LEGA legona perché ci siamo accorti sul serio della sua poca voglia di creare, inventare, vivere con sacrificio la crisi uscendo con qualcosa che sappia di buono. E’ l’unica cosa che ci deprime e non li assolviamo soltanto perché hanno scelto ANNA CREMASCOLI come rappresentante del loro mondo nel prossimo consiglio federale e Petrucci si è accorto scappando per nebbia da Biella con chi avrà a che fare. Una volta era riunione per tutti i proprietari, festa grande,  scambio di idee, scelte strategiche, adesso  sono tutti da Chi li ha visti?

Oscar Eleni, lunedì 17 dicembre 2012

 

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