I numeri di Bersani e Renzi

27 Novembre 2012 di Stefano Olivari

I giornalisti-tifosi del calcio fanno male solo ai pochi che credono in loro, quelli del giornalismo cosiddetto ‘serio’ invece lo fanno a tutti. Le primarie del Partito Democratico ci hanno sfinito, per la seriosità di chi le ha raccontate e soprattutto per la loro onnipresenza mediatica. Per poi scoprire che in fondo fin dall’inizio è sempre stata un’attesa di Real Madrid-Barcellona, quindi del ballotaggio Bersani-Renzi di domenica prossima. Ognuno dei cinque candidati ha giustamente fatto la sua parte, cosa che invece non ha fatto il 90% della compagnia di giro dei commentatori. Vittoria della democrazia, partecipazione popolare enorme, la vittoria della politica sull’antipolitica, la passione che ha la meglio sul cinismo: tutte frasi tratte dagli editoriali di lunedì, che hanno trasmesso a chi legge solo i titoli e le prime righe (cioé quasi tutti) il messaggio di uno strepitoso successo di partecipazione. Poi, senza avere grandi entrature nel PD, leggiamo i numeri e scopriamo che domenica i cinque candidati leader hanno mosso 3.110.210 persone. Tante, tantissime, un risultato inimmaginabile per le ridicole e risibili primarie del centrodestra (almeno metà dei candidati sembra uno scherzo), ma quasi 1.200.000 in meno rispetto a quelle del 2005. Era il tempo della cosiddetta Unione (DS, Margherita, Verdi, PDCI, Rifondazione, Udeur, Idv e forse qualcun altro che non ci viene in mente: preistoria…) e di un uomo solo al comando: Romano Prodi, a tutt’oggi l’unico leader di sinistra capace di vincere (due volte) elezioni politiche nazionali, che dominò con il 74,1% davanti agli staccatissimi Bertinotti, Mastella (!), Di Pietro e Pecoraro Scanio (!!). Insomma, una vittoria scontata che però fu certificata da oltre quattro milioni di italiani. Il risultato di quest’anno è anche peggiore delle prime primarie del PD propriamente detto: 3.554.000 nel 2007, con Walter Veltroni a dominare con percentuali prodiane (75,82%) con Rosy Bindi ed Enrico Letta come avversari. Anche nel 2009, come nel 2007, sono state primarie non per eleggere un leader politico del centrosinistra ma un segretario di partito: in questa occasione Bersani ha vinto già al primo turno (53,23%) su Franceschini e Ignazio Marino (uno che dovrebbe essere Ministro della Salute a vita, lui nei giorni pari e Veronesi in quelli dispari), con un’affluenza totale di poche migliaia di persone inferiore a quella di domenica, quando in campo c’era però tutto il centrosinistra (come nel 2005) e non un singolo partito. E quindi? Chi parla di successo senza precedenti non ha espresso un’opinione, ma affermato una falsità. Solo che in politica non c’è il doppio audio, la telecronaca disponibile è solo quella faziosa. Del genere ‘quattro miliardi di telespettatori per il Derby d’Italia’.

Share this article