L’analisi di Pieraccioni

27 Ottobre 2012 di Oscar Eleni

Oscar Eleni dal Borneo dove è stato invitato per una relazione sulle scimmie nasi lunghi che in quel semi-paradiso vivono fra le mangrovie mentre da noi stazionano nei campi sportivi, meglio nelle prime file, spesso vanno tre alla volta, nei palazzi dello sport dove la rivoluzionaria Uleb permette ancora che arbitri incapaci bonifichino le panchine per tesserati non iscritti a referto. L’Europa ci guarda in cagnesco: non perché le nostre squadre giocano male, ma perché è il posto dove si vede meno gente sulle tribune. Eppure la crisi è uguale in Italia, Spagna, Grecia. Forse sono i prezzi, forse la politica societaria. Chissà, care scimmie naso lungo, sarà per questa idea dell’adesso arrivo e cambio tutto senza capire niente, che caratterizza il nuovo più del vecchio ciarpame dirigenziale. Non tutti hanno la visione rosea del roco Peterson, non tutti prendono in prestito il vocabolario del Cielo dove torna la Ventura, per spararci le banalità dei canestri sputati, delle linee caritatevoli, dei pitturati, per non farci capire quasi niente dei tracolli italioti al Forum e a Malaga perché gli ultimi ad accorgersi che le cose stavano andando sempre peggio sul campo e in panchina sono stati i nostri prodi urlatori che si meravigliano di tutto e non osano mai andare  davvero dietro le quinte, salvo farci vedere qualche tatuaggio, qualche scarpa allacciata.

Per la verità anche chi scrive, i pochi che hanno questa fortuna, arrivano a spiegare bene certe situazioni perché vedi bene le squadre allenate rigorosamente e quelle che fanno più bella figura su auto aziendali appena regalate che in palestra. Si perde e si vince, nello sport, nella vita, ma se le prendi allora devi anche analizzare meglio il disastro, la sconfitta, la caduta libera e allora basta dare credito a chi vorrebbe sempre fare la parte di Levante Pieraccioni quando, nel Ciclone, finisce con il motorino contro la cascina e poi, rialzandosi, prima di svenire davvero, urla a tutti: non mi sono fatto niente. Certo che non ci si fa niente perdendo  nella fase digestiva della stagione, quando ancora devi scoprire chi ha stomaco per mangiare sassi, veleno, per sputarlo, per graffiare e chi, invece, fa il prepotente con i deboli e il debole con quelli che hanno qualcosa più di lui.

Su Cantù rinata in Grecia ci avevamo preso. Adesso c’è  da decidere, dopo aver dimostrato ad Atene e coi russi multimilionari di essere squadra vera, tosta, che gioca bene, che difende anche meglio, se viste le concorrenti al titolo, le loro debolezze, non sia il caso di amministrare le forze  per le due corse locali, coppa Italia e scudetto, rimandando altre imprese. Difficile scelta perché  stiamo parlando del Cantuki che ha vinto 300 partite europee nel nome del padre Allievi, dei Corrado, dell’ingegner Anna Cremascoli. Decidano loro anche se questi colossi del girone hanno piedi che spesso diventano d’argilla come direbbe il Pianigiani perduto al mercato delle erbe di Istanbul dove non esistono piante per far diventare guerrieri difensivi giocatori che pensano solo alla gloria offensiva.

La stessa cosa che capita a Milano nel patio Scariolo dove, per la verità, la gente perde la trebisonda nel momento in cui ha bisogno di sentirsi guidata con frustino e redini tenute saldamente perché abbiamo visto ad Avellino, Bologna e contro quello che resta dell’orgoglio basconiano in  casa Ivanovic, che certe cose le capisci meglio se non ci sono reti di protezione. Quando mancano la squadra in scarpette rosse, quasi rosse, tende ad irrigidirsi sulla parete pisciando controvento.

La stessa cosa capita a Siena e dobbiamo ammettere che quando pensavamo al Montepaschi come la più sicura fra le squadre italiane per la seconda e lunghissima fase europea ci siano sbagliati. Non costruisci Roma in un giorno, figurarsi l’imitazione con variazioni al tema di chi, come Banchi, era fedele al Simone lupaiolo, ma, come ci ha detto spesso, la pensava diversamente in tante cose, stiamo parlando di basket e di vita. Bene, ora sarà meglio tornare nelle biblioteca di casa, nel pensatoio di Ferdinando, guardare un po’ come era nata l’avventura dei sei scudetti mettendo un esordiente sulla panchina che era stata di eccellenti allenatori, lavorando, giorno e notte per dotare di parafulmini società, palazzo, squadra. Nel Monte di oggi qualcosa non funziona quando bisogna stabilire chi comanda davvero, quando si perde di vista l’idea che i grandi vantaggi vanno protetti con la fatica e  non andando  a cercare lo sfogo cutaneo del frustrato che ci guarda male e urla: non capite nulla, io sono forte, fortissimo, sono quelli della Nba, siete voi, sono  gli spettatori abituati male che devono vedere queste meraviglie. Brown sta ingranando, ma non come pilota. Siena sta crescendo, ma sembra una squadra con dentro anime troppo diverse, dai nostalgici che sanno come si faceva a vincere a questi nuovi che vorrebbero essere trattati per quello che non sono, cioè apprendisti in casa di stregoni.

Tutto è ancora da decidere per restare fra le 16 grandi d’Europa. Basta sacrificarsi un po’ di più e ragionare meno con la testa delle scimmie nasone che ti guardano a bordo campo facendo la conta dei posti vuoti in tribuna, nel parterre  principesco, sulle sedie d’oro.

Scariolo e le sue visioni da Ciclone dice che l’ Emporio deve essere più umile. Beh, di solito il pesce puzza dalla testa anche se si usano molti profumi.

Siano curiosi di vedere come andrà la class action che la Dinamo Sassari vorrebbe fare contro l’azienda tedesca che aveva promesso una sponsorizzazione, posti di lavoro e adesso vorrebbe lasciare l’isola. E’ una battaglia che potrebbe interessare tutti.

Non chiediamo scusa ai colleghi del Corrierone per averli stuzzicati sul basket ridotto a breve, perché volevamo svegliare suocere e nuore, dalla  Lega in giù, in su cosa ci sarebbe ?, una federazione avvinghiata al pasticciaccio brutto Napoli, Treviso, Sant’Antimo, pur sapendo che se le direzioni dei giornali pretendono chiusure per le cene di chi si alza all’alba puntando su posti di lavoro gelidi, se in giro non c’è denaro, è chiaro che vai dove ti porta la ragione più del sentimento.

Siamo allarmati perché a Roma il tenace Calvani ha scelto di inserire nello staff, ampliando un ruolo che forse già aveva come preparatore atletico, l’allenatore della mente. Cara gente siamo al risparmio. Scariolo potrebbe permettersi anche l’allenatore di chi fascia le caviglie, ma altri farebbero meglio a risparmiare e a questo proposito guardate il campo. Secondo voi i ragazzi Virtus sono meno interessanti di qualche tatuato sfigato che si vorrebbe imporre “perché costa meno”? No, accidenti. Darci dentro con le prove al limite. Se capitasse una Sant’Antimo anche in A1 annullando le retrocessioni avremmo la grande presa di una Bastiglia mentale  dove sono tenuti prigionieri i credenti lasciando le paste e le bevande calde a questi che fanno i bulli con i soldini degli altri, dei veri genialoni che se li sono guadagnati. Attenti a non far diventare un certo basket la barzelletta che adesso  tormenta il Marchionne, la politica intesa come casta ingorda da pic nic nel Borneo.

Sta per partire la NBA che è già preparata a sostituire un grande come Stern che a febbraio andrà a vedere tramonti dove non c’è flopping. Da noi non sono previsti cambiamenti in lega, ma soltanto in federazione. Speravamo il contrario pur dando il bentornato al Petrucci che deve portarsi dietro passione, idee, ma non beghe da Coni servizi e uomini troppo servizievoli.

Aspettiamo risposte sul Polonara, peggio di chi?, pensando alla Nazionale di ieri e di domani.

Ci piace l’atteggiamento di Melli sul campo, ma resta quel ginocchio della discordia e allora vorremmo una tavola di confronto pubblica medici Olimpia e medici azzurri.

Ci interessa il furore di Gentile, Moraschini, De Nicolao, dei giovani rampanti che erano con Sacripanti. Ma ci interessa anche sapere chi  è il vero responsabile della loro educazione sportiva che non deve dimenticare che esiste una vita al di là e al di fuori del campo.

Perfida SKY. Quando, finalmente, il basket ritrova la partita di mezzogiorno in diretta TV, addirittura su due emittenti, si trova contro la Juventus imbattuta del momento. Cattivi anche se l’idea originale era stata loro.

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