Gli attivi di Facebook

5 Ottobre 2012 di Stefano Olivari

Facebook, Isola dei Famosi, scuole di giornalismo, Air France. E già che ci siamo, guadagnare sul web, sesso gratis e video Belen.

Facebook ha superato il miliardo di utenti attivi, come anche i sassi hanno probabilmente già letto. Ma quale è l’idea che Mark Zuckerberg ha di utente attivo? L’ha detto lui stesso: gente che almeno una volta al mese si collega. Come ‘attività’ non ci sembra onestamente un granché. Notevole il dato dell’Italia, dato da Luca Colombo (dipendente di Facebook, va precisato) e da prendere in quanto non verificabile in altro modo: 22 milioni gli utenti attivi, nell’accezione di Zuckerberg, ma di questi ben 14 milioni che si collegano tutti i giorni. Insomma, la certificazione che nonostante la crisi e il rischio di licenziamenti  In Italia si continui a lavorare poco. Oppure saremo tutti partite Iva, senza capi e capetti che ci controllano.

Addio Isola dei Famosi suRaiDue. Ancora una volta la seriosità ha battuto la serietà, visto che l’emittente di Stato ha cominciato la sua politica del rigore eliminando dal suo palinsesto una trasmissione che sarà stata inguardabile, ma che comunque aveva uno share sempre abbondantemente sopra la media di rete. E con cosa sarà sostituita l’Isola? Teatro shakespeariano, concerti jazz, documentari scientifici? No, molto probabilmente da un talent show musicale condotto da Gianni Morandi.

Vi siete iscritti al corso di giornalismo pubblicizzato sulla vetrina del vostro barbiere, magari quello di Bruno Longhi? Ecco, avete sbagliato. O avete investito anni della vostra formazione in una scuola di giornalismo o in una di quelle lauree nell’area di comunicazione che secondo molti ‘aprono tutte le porte’? Avete sbagliato ancora. Perché ogni anno arrivano sul mercato mille nuovi giornalisti, ma di questi non più di duecento trovano qualcosa di simile a un lavoro (senza entrare nel merito di contratti e pagamenti). Il direttore di Rai Parlamento, Gianni Scipione Rossi, ha proposto di eliminare il praticantato e consentire l’accesso al giornalismo solo attraverso le scuole. Idea ipercorporativa, non a caso sostenuta anche dal presidente della Fnsi (il sindacato unico dei giornalisti italiani) Roberto Natale. Cazzo, ci grillizziamo, ma questi parlano come morti. Rappresentanti di un mondo morto. Il web ha da anni tolto la necessità di avere un patentino, per scrivere e farsi leggere: basta rispettare la legge italiana. Cosa diversa dal semplice scrivere è il giornalismo, che costa tempo e fatica. Ma chi dovrebbe pagarlo, se il web ti dà due centesimi e la carta stampata sta fallendo? Leggendo il bellissimo e dimenticato ‘Cocaina’ di Pitigrilli, viene il sospetto che il giornalismo puro in Europa non sia mai esistito.

Chi è il principale acquirente di quotidiani in Francia? Risposta facile: l’Air France, con oltre 18 milioni di copie all’anno. Una situazione non dissimile da quella di tanti altri paesi, compreso il nostro, dove i giornali vivono per lo più di sussidi pubblici e di questo tipo di sostegni parapubblici uniti a copie omaggio distribuite come capita. La novità è che Air France, in crisi finanziaria come quasi tutte le compagnie mondiali, per risanare i proprio conti ha deciso di tagliare due miliardi di euro di costi superflui. E di questi 2 miliardi, circa 15 milioni sono attribuibili proprio a quei quotidiani che la maggior parte dei passeggeri prende perché sono gratis (diversamente li acquisterebbe all’edicola dell’aeroporto). Le Monde ha scritto che Air France voleva tagliare tutta la carta stampata, dagli aerei e dalle varie sale di attesa vip, ma al momento Air France temendo la reazione stizzita del solito apparato cultural-salottiero francese ha solo deciso di affiancare un’offerta gratuita delle edizioni per tablet e pc dei medesimi giornali. Tanto 15 milioni su 2 miliardi sarebbero comunque niente. Certo è che ciò che è gratis viene di solito percepito come di poco valore.

 

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