Il segreto dell’Huffington Post

26 Settembre 2012 di Stefano Olivari

L’Huffington Post italiano è partito, con la direzione di Lucia Annunziata e alle spalle i potenti mezzi del gruppo Repubblica-Espresso che al 49% ne è proprietario (il rimanente 51% è di AOL, che ha comprato direttamente dalla fondatrice). Non i suoi giornalisti, che invece sono stati assunti proprio per questo progetto, cosa che non avrà ispirato salti di gioia a a chi lavora, per dire, al sito di Repubblica. L’Huffington Post originale altro non è che un mega-aggregatore, sia pure con un importante intervento umano a livello di scelte e di gerarchia delle notizie, unito a una serie infinita di blog più o meno interessanti e rigorosamente non pagati. Di più: molti di questi blog sono paganti, nel senso che sono gestiti da gente direttamente collegata (in maniera più o meno trasparente) all’oggetto delle sue opinioni ‘giornalistiche’.  In altre parole, chi ha un blog sull’Huffington Post che si occupa di auto potrebbe avere la tentazione di chiedere soldi non ad AOL che non glieli darà mai ma alla Chrysler. Se smarchetta chi a fine mese ritira uno stipendio, perché non dovrebbe farlo chi ha le pezze sul culo? Il punto di forza dell’Huffington Post, parliamo della versione americana, è soprattutto tecnologico: un lavoro continuo su link, indicizzazione, parole chiave e diffusione presso social network permette a una notizia o a un commento di sfruttare tutto il proprio potenziale per così dire ‘virale’. Cosa che non avviene con gli aggregatori automatici e che avviene solo in parte con Google News (che però è sia giocatore che arbitro). Ma veniamo alla versione italiana, che si caratterizza per la presenza di giornalisti (pochi) svincolati dal lavoro di desk e di controllo del lavoro di altri. Abbiamo letto su Prima Comunicazione che l’obbiettivo è quello di 500mila utenti unici al giorno, mentre per quanto riguarda la raccolta pubblicitaria si vuole arrivare entro il 2015 a quota 5 milioni l’anno: traguardi raggiungibili, sfruttando un grande marchio e le mitiche sinergie. Interessante è la motivazione data dalla Annunziata al motivo per cui i blogger non verranno pagati: “I blog sono commenti e opinioni su fatti noti, notizie di cui già si parla. Non sono giornalismo”. Quindi metà di quanto viene pubblicato sui giornali, inclusi gli editoriali della Annunziata, non dovrebbe essere pagato. E’ prevedibile comunque che ci sia la corsa a scrivere gratis per l’Huffington Post e in ultima (ma nemmeno tanta) analisi per Carlo De Benedetti, i 600 blog per considerarsi ‘arrivati’ saranno uno scherzo. In altre parole, il grande segreto di Arianna Huffington è quello di non pagare la maggior parte di quelli che contribuiscono al suo successo. Marchionne ha avuto la sfiga di trovarsi qualche migliaio di operai abituati a ricevere uno stipendio (incredibile!), per quanto modesto, lei che è partita da zero no.

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