Connelly duro ma non bollito

16 Agosto 2012 di Stefano Olivari

L’espressione ‘letture per l’estate’ ci fa venire in mente quelle persone che entrano in libreria e dopo qualche minuto guardingo chiedono ‘Vorrei qualcosa per una ragazza di 14 anni’. Eppure l’espressione ha un grande successo sia sui giornali che nelle cartelle stampa diffuse dai principali editori, che così autoretrocedono in serie B gran parte del proprio catalogo. E fra le ‘letture per l’estate’ molti recensori inseriscono quasi in automatico i romanzi di Michael Connelly, che hanno invece una costruzione tutt’altro che banale nonostante il sottogenere (del giallo) detective novel sia già stato esplorato in ogni direzione. Connelly è stato un giornalista, cronaca nera al Los Angeles Times, un passato che si avverte in ogni pagina per la precisione dei riferimenti e i frequenti ‘punti della situazione’ che aiutano il lettore a non perdersi fra i mille nomi pur senza arrivare alle vette dei Gialli Mondadori degli anni Settanta e Ottanta (quelli con i personaggi e i relativi ruoli nel libro spiegati all’inizio della storia). Connelly, specialmente nelle storie con protagonista Harry Bosch (l’altro suo grande personaggio è Mickey Haller), paga un tributo di ambientazione, spesso Los Angeles, e di psicologia dei personaggi a Chandler e al suo Marlowe, ma di suo mette un’evoluzione nel corso del romanzo che porta il lettore a cambiare i suoi pregiudizi e i suoi giudizi insieme quasi all’autore e al protagonista. Tutto questo al di là delle trame, quasi sempre riuscite, e di uno stile che rende l’hard boiled meno ridicolo e machista di tanti cattivi imitatori di Chandler, Hammett, o qualche piano più in basso,  Mickey Spillane. Consigliamo, senza originalità, di iniziare dal primo Connelly, ‘La memoria del topo’ (titolo originale ‘The Black Echo’), fra Vietnam, FBI, speranze perdute e un abbozzo di caratterizzazione che ricorda la storia personale di James Ellroy (ci riferiamo ovviamente alla morte della madre). Una lettura per tutto l’anno, anche se non sarà mai quella ‘di cui si parla’.

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