Giocate ai giardinetti

16 Luglio 2012 di Stefano Olivari

Ognuno dovrebbe pagare di tasca propria i suoi hobby, pallacanestro di serie C compresa. Senza prendersela né con il mitico ‘mercato’, che nello sport funziona solo in pochissime realtà, né tantomento con lo Stato cattivo che non regala soldi. Sì, stiamo per tornare sulla vicenda del CMB, che tanto interesse ha creato su Indiscreto (ne siamo contenti, vista la simpatia con cui seguiamo la squadra di coach Gurioli e il nostro affetto personale per Rho) e che è diventata esemplificativa di uno schema retorico che ogni giorno viene applicato non solo nel basket.

Tutto era partito dalla notizia data da Oscar Eleni, poi commentata da Mario Orimbelli e da Toni Cappellari oltre che da varie persone molto attente alla materia. Buoni ultimi arriviamo noi, che conosciamo la realtà del CMB solo da spettatori mentre per altri club di categorie non lontane potremmo fare anche le cifre: in C Regionale ci sono budget per la prima squadra superiori ai 100mila euro l’anno, in certi casi, con offerte extrabudget per il ‘nome’ che possono arrivare ai 40mila per i 4 mesi finali di stagione.

Il punto di partenza è semplice: senza sponsor o contributi a fondo perso in Italia esisterebbe unicamente il calcio di serie A e solo in pochi posti. Insomma, il solo pubblico non riuscirebbe a mantenere agli attuali livelli alcuno sport italiano. Discorso scontato per il ciclismo, per esempio, ma che gli appassionati di altre discipline faticano ad accettare. Vale per le massime categorie, l’incredulità che ha circondato la morte di Treviso puà rendere l’idea, e a maggior ragione per la serie C (DNC, per la precisione, che non è il terzo ma il quinto livello della pallacanestro). Partite giocate davanti ad amici e parenti, con affluenza non diversa da quella di una qualsiasi partita giovanile ma con costi di ben altro tipo.

Il secondo punto è che un vero mercato delle sponsorizzazioni non esiste, non può esistere. Anche se ci sono corsi di studio in cui si afferma il contrario (ma di solito chi fa il professore non ha mai gestito nemmeno una drogheria), non si può infatti quantificare il costo-contatto di un investimento in immagine, al di là del fatto che spesso l’immagine da promuovere sia solo quella del patron della situazione e non quella dell’azienda. In altre parole il Volpi della situazione può dare e togliere soldi al Recco e alla pallanuoto senza un vero calcolo di convenienza,solo valutando quanti soldi gli crescano e chi gli sia simpatico in quel momento. Vale per Benetton, Scavolini (della squadra che ha raggiunto la semifinale scudetto non rimarrà probabilmente nessuno) e tutti quelli che negli ultimi anni non hanno voluto sponsorizzare il CMB. Perché avrebbero dovuto farlo? La motivazione etica può riguardare l’attività giovanile, che a quanto abbiamo capito andrà comunque avanti, ma non certo quella per così dire senior. Ci sono dei costi? Se i giocatori del CMB hanno tutta questa passione per il basket che si autotassino, affittino una palestra e partecipino a tornei adeguati al loro livello, come fanno tanti altri. Se non si vogliono autotassare vadano a giocare ai giardinetti con gli amici, il basket è bellissimo anche lì. E loro lo sanno meglio di altri giocatori di DNC, che prendono uno stipendo significativo per esibirsi davanti a quattro gatti in situazioni di squallore assoluto. Il centro quarantenne con la pancia, l’ala piccola con più ginocchiere che ginocchia, la guardia con la maglietta della salute, l’ex panchinaro di LegaDue che arraffa gli ultimi euro facendo il mammasantissima contro gente che si palleggia sui piedi, il cesso tatuato che si crede LeBronJames ma non salta nemmeno la proverbiale Gazzetta. Non diciamo che tutte le squadre di C siano così, ma queste figure sono più diffuse di quanto non si creda: altro che pallacanestro di base…

Il terzo punto è che questi piagnistei non riguardano solo il mondo dello sport, ma tutte quelle attività più o meno artistiche o culturali che dell’essere in perdita si fanno quasi un vanto. E vai con il cinema assistito, la musica con il patrocinio della Provincia, il teatro per pochi intimi. Tutte attività che danno gioia a chi le pratica, senza dubbio, ma un po’ meno a chi indirettamente le paga. Si ritorna al punto di partenza: ognuno si paghi i propri hobby. La FIP è troppo costosa? Ci si iscriva al CSI. Non va bene nemmeno il CSI? Si torna all’opzione parco. Se non va bene il parco significa che alla fine tutto questo amore per la pallacanestro non c’era.

Stefano Olivari, 16 luglio 2012

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